19 ottobre, 2020

LE PREVISIONI AL TEMPO DELLA PANDEMIA

Forse chiudono. 

Forse non chiudono.

Forse chiudono qualcosa.

Prevista forte incertezza.

Abbondanti interrogativi.

Consistenti preoccupazioni.

Litigi e felicità a sprazzi qua e là.

E' consigliato non pensare al futuro né al passato e concentrarsi sul presente. E basta.

Buon lavoro.

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10 ottobre, 2020

LA MATRIOSKA

Io ho una matrioska.

Dentro dentro, ha un nucleo denso e compatto di sofferenza. Si è creato alla morte del padre e si è indurito col tempo. 

Questo nucleo è contenuto dentro ad una bambolina, i cui tratti dipinti del viso sono colati, deformandole i connotati. Si intravede una bocca spalancata in un atto disperato di prendere aria senza successo.

C'è una terza bambolina, sembra aver ripreso a respirare ma ha il viso tirato e gli occhi persi.

La quarta bambolina rappresenta una ragazza tormentata. Ha cambiato espressione: si notano dei piccoli occhi azzurri, duri e una bocca sottile. Solo per chi guarda bene ha un aspetto inquietante perché ambivalente. 

La quinta bambolina rappresenta una donna apparentemente sicura di sé e ostile. Il suo sguardo è dipinto con attenzione, l'aspetto curato a sembrare una persona dotata di stile. Tiene malamente in braccio un neonato, su di lei un accessorio decisamente stonato.

La sesta bambolina rappresenta una donna furiosa. Il neonato è adesso una bambina di pezza ricoperta di spilli. Il dolore espresso dalla bambina è terribile e assomiglia a quello della seconda bambolina.

La settima bambolina rappresenta una strega brutta e volgare. Ha perso la sua bambina ma le dà la caccia in continuazione.

L'ottava bambolina è quella che contiene tutte le altre: rappresenta una donna perduta che si crede onnipotente. Sostenuta da perversa intelligenza, inganna ingenui e conoscenti e tiene tutti legati. Nella stretta, i parenti sanguinano, la figlia è quasi morta. Il suo unico scopo nella vita è nutrirsi degli altri attraverso ricatti e tormenti. E ci riesce bene. Incredibile quanto sia difficile liberarsi dal male.

Per legge, le matrioske non si possono scambiare, regalare, bruciare o buttare. Ognuno ha la sua e se la tiene, con tutto il suo carico di male o di bene. 

C'è una tassa da pagare sulla propria matrioska in termini di infelicità. Più male contiene, più, chi la possiede, soffre. 

Si può non considerarla. Per quanto difficile, dal momento che non sta mai zitta e che, solo perché sei al mondo, necessariamente passi per i suoi ricatti.

Speriamo che cambino le leggi o che si trovi un cassetto blindato e insonorizzato in cui archiviarla.
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05 ottobre, 2020

UOMINI D'ALTRI TEMPI OFFRESI

Esistono ancora oggi, in Italia, uomini d'altri tempi. Non lo dico con nostalgia. Ma con disgusto. Questi uomini d'altri tempi poi, hanno dei figli. Quindi gli altri tempi diventano quanto mai attuali.

Capita infatti di sentire ancora oggi uomini accampare teorie per giustificare certe cattive abitudini, apprese involontariamente nella propria famiglia e non per originalità! Insomma, niente di nuovo sul fronte occidentale!

Riconoscere le proprie cattive abitudini significherebbe finire col mettere il naso nelle sporche questioni di famiglia che certi genitori hanno fatto ben capire di non gradire che si approfondisca.

Così, tendenzialmente, la prima generazione coinvolta, quella dei figli, imposta la propria vita sull'omertà, sulla negazione della necessità di approfondire, sulla giustificazione delle proprie cattive abitudini, accampando fantasiose teorie generali a sostegno di una verità purtroppo miserabile e soggettiva e allontanando tutto ciò che li avvicini alla verità. L'amore in primo luogo.

Se poi sei un figlio maschio etero, nel pacchetto ricevi non pochi privilegi, benefit e licenze. E tanto basta alle generazioni di uomini d'altri tempi per comprarsi l'obbedienza, la coazione a ripetere e il silenzio dei figli.

E' più facile e conveniente addomesticare o allontanare l'ultimo arrivato nella propria vita che approfondire un discorso vecchio e schifoso e pieno di insidie.

I figli maschi etero tendenzialmente riescono piuttosto bene nell'insabbiamento. Comprensibile, con quei benefit, la tentazione è grande! Se per sbaglio si accorgono delle incongruenze, ecco la fatica di mantenere l'equilibrio tra la verità che cerca di venire a galla e la menzogna che vuole soffocarla! Immediatamente saranno costretti dalla propria vigliaccheria e pigrizia a trovare un colpevole esterno al circo da cui provengono ma, tutto è bene quel che finisce bene, ogni cosa tornerà ad incastrarsi meglio di prima. L'amore infatti al giorno d'oggi è usa e getta: si sfrutta l'innamoramento e poi si butta. C'è chi lo fa per un intenso decennio, con solo qualche ricaduta, chi per tutta la vita.

Benvenuti al circo degli equilibrismi!

Se le cattive abitudini familiari sono ben radicate, inscritte in una famiglia tutto sommato gratificante con i figli, mediamente inconsapevole, che va avanti senza farsi troppe domande, difficilmente il figlio riuscirà a liberarsene. Vale certamente di più il modello interiorizzato fin da piccolo. Più verosimilmente adotterà le teorie più semplici e immediate che in qualche modo gli permettono velocemente di tornare ad illudersi di essere nel giusto e poter continuare a non vedere.

Il sistema poi cresce maschi con i benefit e femmine insicure. Così dura più a lungo e diventa difficile modificarlo. Se i maschi fanno squadra, più facilmente le donne si troveranno a dover accondiscendere. Un sistema collaudato da millenni di vita evoluta.

Per la rivoluzione ci vogliono dei prerequisiti. La rivoluzione di solito non è improvvisa, non la fa una generazione da sola, certamente non quella che è stata formata direttamente dagli uomini d'altri tempi, ma più probabilmente quella successiva, dopo una serie di passaggi. Altrimenti il distacco è troppo netto per essere sopportato e gestito al meglio, per consentire di non esporre troppo la propria vita alla violenza delle intemperie. 

Ad ogni modo, sono qui a denunciare la preoccupante presenza di uomini italiani eterosessuali che considerano la donna un oggetto, un servizio, colei che si smazza ciò che molto semplicemente un uomo non ha piacere di fare e che si presta alle richieste sessuali di suddetto compagno senza avanzarne di proprie (per carità, non sta bene, il maschio poi si deprime).

La fantasia più diffusa tra i maschi è ancora quella che la donna si immoli compiacente e remissiva e crei l'allucinazione di una donna un po' madre e un po' troia. Testimonianza del mancato superamento della fase edipica. Come impostare l'intera esistenza su un bisogno primario insoddisfatto. Cazzo, ma è una epidemia!!! 

Questi uomini poi non sopportano che una donna dica loro di accettare di frequentarsi per convenienza: uno scambio alla pari di favori, di sostegno reciproco e aiuto li ferisce nell'orgoglio di maschio etero! Loro desiderano una femmina che sbrighi le faccende quotidiane che non hanno voglia di fare, come segno di cura (materna), e che lo facciano senza lamentarsi e magari si facciano anche sbattere per bene o, nel caso fosse lui a non garantire la prestazione, ad offrire una presenza lusinghiera, perché poi in realtà non vogliono davvero una madre, vogliono mantenere l'illusione di essere uomini e non bambini. E se le donne non accondiscendono, tanto meglio, possono sempre avvalersi dell'altro benefit, quello di condividere con altri uomini dello stesso spessore commenti o fantasie di prepotenza sulla figa di passaggio, sentendosi legittimati in qualunque momento a mettere direttamente in pratica suddette fantasie, colpevolizzando la malcapitata di turno. Magari giovane o manipolabile. 

Tutto ciò deve far sentire potenti. Ribellarsi farebbe perdere non pochi privilegi, anche se apparenti.

Propongo uno scambio, visti i problemi a far tornare i conti: un barcone di questi uomini nostrani in cambio di uno di donne immigrate. Grazie.

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04 ottobre, 2020

OCCASIONI

Non serve andare nella giungla per vivere avventure, per provare qualcosa di nuovo, per sentire la tua vita minacciata da qualcosa che non sia provocato dall'uomo. O dal Covid. Basta rimanere comodamente a casa propria, magari sul divano, dopo il crepuscolo.

Inizialmente non sai se hai solo dormito poco, se quell'indolenzimento agli occhi è dovuto agli schermi attraverso i quali osservi troppo spesso il mondo. Pensi che basterà dormire.

Ma poi ti svegli e il fastidio è lo stesso del giorno prima. Anzi, quell'indolenzimento agli occhi, oggi, è un mal di testa deciso. Nessun altro sintomo accorre in aiuto per una diagnosi.

Passa un'altra notte e un altro giorno. Il mal di testa diventa feroce. Così feroce da costringerti a contorcerti alla ricerca di una posizione di sollievo che pare impossibile.

Così chiami il medico che ripete pedantemente la sua visione della vita: "Se non hai patologie particolari, lascia lavorare il sistema immunitario. Al massimo, ti mando a fare un tampone-drive, giusto per escludere il covid. Hai la patente?". 

E tu hai davvero preso la laurea e l'abilitazione? Perché ti ho appena detto che non sto in piedi, vomito a spruzzo e non trattengo gli antidolorifici, per cui il dolore è insopportabile. Magari esistesse solo il covid. Stronza. Evidentemente mi odi.

Allora chiamo il 118. Forse loro mi ascolteranno. 

Mi ascoltano e, soprattutto, mi caricano sull'ambulanza. Avrebbero preferito mi visitasse a casa il mio medico ma il mio medico neanche lo trovo al telefono. 

Non nascondo un certo timore a recarmi in ospedale dopo quanto visto succedere a marzo in un certo ospedale. Ma questa è un'altra regione e un altro tempo. Speriamo bene.

In pronto soccorso hanno le idee chiare e un medico molto gentile. Mi sembra di essere in Doc - Nelle tue mani e mi sento già meglio. Solo mi mandano a piedi a fare la pipì in un vasetto, fuori dal reparto. Il cesso sembra quello di Trainspotting: è tutto pisciato e il copriwater non sta sollevato. Io non posso pensare di fare uno squat per pisciare, tenendo su la schifosa tavoletta con una mano e posizionando il contenitore per le urine con l'altra. Non avrei poi altre mani per asciugarmi e, in quella posizione, rischierei di vomitare per lo sforzo, o di svenire per aver osato muovere la testa in tutte le direzioni, testa che continua a pulsare e fare male, un male cane.

Decido allora di pisciare d'in piedi. Tanto era un giorno e mezzo che non bevevo, potevo certamente contare sulla disidratazione. Infatti riempio appena al minimo il contenitore, in piedi tutto bene, nessuno svarione, nessuno sforzo, ho pure centrato bene l'anatomia femminile. Il cervello funziona ancora bene.

Esco dal cesso e seguo il camminamento arancione che dovrebbe riportarmi dentro al pronto soccorso. Peccato che sia previsto uscire ma non rientrare. Mi tocca così di aspettare fuori della porta, in piedi per miracolo, che qualcuno esca. Dieci interminabili minuti. Fosse venuto in mente a qualcuno di venirmi ad aprire.

Aprono per caso, entro sotto sguardi perplessi, raggiungo la mia barella e mi sdraio. Qualcuno torna da me. Compiuta la missione, mi sono finalmente meritata gli antidolorifici! Prima, dell'inutile paracetamolo in vena, poi, altra roba più decisa. E intravedo una speranza all'orizzonte. 

Mentre attendo un miglioramento, contorcendomi sulla barella, assisto alla processione di spagnoli vacanzieri coi sintomi del covid e di giovani preoccupati perché partecipanti ad una certa festa Erasmus. Tutti lì per il tampone. Poi ci deve essere una signora malata di Alzheimer perché le ripetono in continuazione e con tono sempre più forte le stesse cose. Ma lei imperterrita continua a fuggire dalla barella, a cadere per terra, a farsi tirare dei nomi.

Io nel frattempo, dopo molto, inizio a sentirmi appena un po' meglio. Mi sento come se mi avessero picchiato e fossi contusa in tutto il corpo. Il dolore persistente lascia il posto ad un indolenzimento diffuso, a tratti acuto ma meno intenso.

Qualcuno fa l'ennesima cattura all'anziana signora e il via vai di potenziali 'incoronati', intervistati uno per volta dal medico di turno che ripete le solite cose come un mantra, mi fa da ninna nanna. Mi svegliano poco dopo per iniziare una serie di esami. Già solo essere riuscita ad addormentarmi mi sembra un miracolo.

Infine mi ricoverano per farmi una puntura lombare, decisiva per una diagnosi, fino a quel momento fatta solo per esclusione.

Mi scortano tre medici e due infermieri... mi viene voglia di fuggire... Non faccio a tempo a pensare, mi trattengono in posizione fetale, neppure mi lasciano vedere gli attrezzi del mestiere e mi congelano e pungono la schiena. Dovevo essere la prima volta di quel giovane medico perché gli altri intorno erano tanti, davano molti consigli e gli facevano complimenti...

Poi mi mettono a nanna, senza cena e dicendomi che l'operazione mi farà venire mal di testa! Dio santo! Dopo qualche ora infatti chiamo per avere un'altra dose di quell'ottimo antidolorifico. 

Seguono 4 giorni di catture, alcune inutili ma non si poteva sapere. La ripresa è lenta ma costante. La mia compagna di stanza fa molto rumore e, sorpresa, ha una badante. 

Allora capisco che sono lì per quello: la meningite virale da pappataci è una scusa. Dovevo superare il trauma della badante rumena. 

Da quando è morta mia nonna, solo vedere e sentire parlare una badante rumena mi fa accapponare la pelle. Una vera e propria sindrome da stress post traumatico.

Quei giorni di osservazione mi hanno fatto riappacificare con la realtà che la vita si gioca su un terreno difficile, decisamente infingardo. Che l'essere umano, poi, si comporta da bestia anche quando potrebbe scegliere, sulla base del trattamento ricevuto durante la sua formazione e dell'insegnamento che ne ha tratto. Che è così e basta, che bisogna farsene una ragione, che, quando possibile, devo assolutamente rifugiarmi in un altrove e non pensare oltre a tutte queste cose. 

Ad una settimana dalle dimissioni dall'ospedale sono ancora un po' provata. Domani però torno a giocare. Ho pianto, per mia nonna, per l'orrore, per la badante rumena, per tutta la tristezza accumulata in questi mesi. 

Adesso, forse, sono meglio attrezzata per le prossime sfide.
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