28 luglio, 2017

SALDARE I PROPRI DEBITI

'Signore, signore, beato lei che è fuori, a me mi tengono sempre in casa'. Ho quattro anni e la febbre, è estate, sono in terrazzo a badare a me stessa e alla mia noia. Sento una mano afferrarmi per un'orecchio e cerco di non inciampare mentre rientro in casa trascinata da una forza superiore.

Con mia madre non ha mai funzionato. Non avevamo niente in comune, neppure l'affetto ci legava. Lei mi tollerava perché mi aveva voluta mio padre e fosse stato per lei avrebbe abortito come le volte precedenti ma mio padre a suo avviso era persino peggio di lei così mi ha fatto un favore tenendomi con sé.

Io ero riconoscente e capivo tutti i sacrifici che faceva per me per sopportarmi.

Ho imparato presto a cercare di occupare il minor spazio possibile ma, essendo piuttosto maldestra, ogni giorno ero una disperazione per lei.

Ricordo che si sforzava di portarmi con sé ma poi di tanto in tanto mi lasciava in macchina da sola e di notte mentre lei andava in giro con gli amici o a spiare il suo uomo. Mi salutava con un sorriso compiaciuto per quanto fossi una bambina ben adattata al suo stile di vita.

Una volta cresciuta ha preteso gli interessi e a 32 anni ho deciso di aver saldato il debito.

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

VALENTINO E LO STRANO CASO DELLA TATA SCOMPARSA UN VENERDì POMERIGGIO.

[A V. D. con affetto. Le cose dei grandi sono spesso complicate. Scusa se sono scomparsa all'improvviso].

Valentino è un bambino come tanti.
Ha una mamma, un papà, dei nonni, degli zii e dei cuginetti. Ha pure un gatto.
E, da quando la mamma è tornata a lavorare e lui aveva undici mesi, ha anche una Tata!  

La sua Tata arriva presto al mattino, gli prepara la colazione, lo lava, lo cambia, lo veste, gioca con lui, lo porta al parco delle caprette o dei Cedri dove spesso fanno la nanna del mattino, gli prepara la pappa e il pomeriggio lo addormenta nel lettino. 

Le loro giornate scorrono serene. Insieme si divertono un sacco: quando piove o non possono uscire, smontano spesso il divano della sala trasformandolo in scivolo da cui rotolare o montagna su cui arrampicare e persino in camino da cui scendere come Babbo Natale; insieme fanno un gran disordine: lanciano palline ovunque, ballano, si travestono, costruiscono macchine e barche ma poi rimettono tutto a posto dopo fantasiose contrattazioni; dipingono con le mani e attrezzi improvvisati e, una volta fuori, giocano col fango, danno da mangiare alle caprette, e vanno dagli altri bambini...

Valentino vuole bene alla sua Tata.
E la Tata vuole bene a Valentino.

I giorni passano e così i mesi e Vale e la Tata vanno proprio d'accordo.
Affrontano insieme le gioie e le difficoltà dello stare insieme e con gli altri, le scoperte, i cambiamenti e gli imprevisti...

Ma, a proposito di imprevisti: un venerdì pomeriggio di un febbraio soleggiato, mentre lui dormiva con il gatto sopra la pancia e la nonna in salotto e probabilmente proprio dopo essersi data il cambio con la nonna, la Tata di Valentino è scomparsa!!!

Ma, come?!?!?!?!

Eppure Valentino era stato molto attento a non perderla di vista e a non dimenticarsela mai.
La teneva sempre nel suo cuore! L'unico posto davvero sicuro in cui è impossibile perdere le persone. Quello che Vale ha dovuto imparare presto è che lì dentro le persone non ci stanno tutte intere ma solo in piccole parti, le più preziose e importanti, e solo in forma di essenza: di affetto, di amore, di ricordi, di calore...tutto ciò che di sé può essere realmente lasciato agli altri.

E da bimbo sensibile quale è, in quei mesi e anni, Valentino aveva registrato ogni singola vibrazione emotiva che circolava tra gli adulti di casa, raccontando, con piccoli gesti significativi, che per lui andava tutto bene, che era tutto a posto, ora alla mamma, ora alla nonna, molto premurose ma anche un po' apprensive, (il primo figlio, il primo nipotino), ora alla Tata, così emotiva e sensibile.

Valentino aveva pure intuito che nei giorni precedenti la scomparsa, la Tata era un po'...come dire...pensierosa, ma non aveva idea che ciò avrebbe potuto distrarla fino al punto di perdersi lungo la strada!

Cosa poteva fare adesso?
'Ma dove sarà finita?', si chiedeva tra sé e sé.
'Forse si è persa su per le scale del palazzo e non trova più il piano giusto! Alla Tata piace salire a piedi', pensa...e ricorda che, spesso, di ritorno dal parco, salivano insieme i 5 piani per arrivare al suo appartamento, giocando a pallone ai vari pianerottoli...
'Ma no, è impossibile...ormai è una vita che fa la stessa strada...praticamente 2anni! Dunque non può essersi persa...Che abbia trovato allora qualche altro bambino più simpatico a cui fare da tata?! Non ci credo, si divertiva sinceramente a giocare con me...'.

Da qualche parte...forse nella pancia...forse nel suo stesso cuoricino in cui custodiva le cose preziose, qualcosa ha cominciato a vibrare dentro a Valentino e, quasi subito, un magoncino a salire...
Chissà se poi quel magoncino è uscito o se è rimasto lì, a metà strada...come una specie di nodino, qualcosa da sciogliere non subito ma un giorno, più avanti, quando sarà grande...

A pensarci bene, Valentino sapeva cosa poteva essere successo. Sono quelle cose...come si chiamano...quelle famose 'Questioni da adulti' che non hanno troppe spiegazioni. Questioni in cui i bambini non c'entrano proprio e per le quali essi non possono fare niente perché talvolta gli adulti sono davvero diversi dai piccoli, più complicati e incomprensibili per certi versi. D'altronde hanno davvero tante cose a cui devono pensare e non possono proprio essere perfetti in tutto quello che fanno. E di fronte a queste questioni bisogna proprio accettarli così come sono perché nonostante tutte le cose incredibili che sanno fare, i grandi sono duri a cambiare!  

I bambini invece, nonostante i capricci e le fatiche, non fanno altro che cambiare e hanno un dono prezioso: afferrano precisamente le emozioni e per questa ragione sanno quando possono affidarsi e fidarsi ma lo comunicano come possono. I bambini poi sanno mettersi in discussione e sanno ascoltare! Mentre gli adulti, diventando tali, se non stanno attenti, perdono un po' tutte queste capacità.

Ed è successo così che quei pasticcioni degli adulti abbiano deciso di rompere un equilibrio prezioso, solido, duraturo ma estremamente delicato per incompatibilità di carattere. Purtroppo quella fu proprio una rottura secca e netta, PATATRACK!, di quelle che succedono solo agli adulti perché più rigidi che da piccoli quando si è elastici e le ferite rimarginano sempre meglio.

E così fu che la Tata scomparve dalle giornate di Valentino senza salutare. 

Ma se guardiamo bene, questa Tata è ancora presente prima di tutto nel cuore di Vale e nella sua memoria profonda e poi nel mondo in cui, chissà, magari succederà di rincontrarsi per caso dalla gelateria Wanda o in un negozio di giocattoli, dove ci siamo conosciuti...
E anche Valentino è sempre nel cuore della sua Tata. Sempre. Insieme a tutti i bimbi con cui in questi anni essa ha viaggiato e con cui continua a viaggiare.
E questo non lo può cambiare niente e nessuno.
Perché il cuore è il custode di tutte le cose preziose che non andranno mai perse.

Insomma...crescere è faticoso per tutti, nessuno è perfetto, esistono gli imprevisti e non è proprio possibile avere tutto sotto controllo. A volte ci si incontra, si viaggia insieme per un po', a volte ci si allontana, anche bruscamente...si dice che ci si perda...ma in realtà siamo solo impegnati nel nostro viaggio tutto speciale e portiamo con noi l'essenza di ogni nostro incontro: la vita è una scoperta continua di noi stessi e degli altri.

Buon viaggio piccolo grande Valentino.
Buon viaggio Tata Vivy.

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

TEMI DIFFICILI ALLE ELEMENTARI:

1) IL TUO ALBERO GENEALOGICO, 2) DESCRIVI UNO DEI TUOI GENITORI.

2) Descrivo mia madre perché un padre non ce l'ho come ho pure tanta confusione su tutto l'albero genealogico tra zii effettivi che non conosco e zii acquisiti per amicizia che frequentiamo e che, come ho poi imparato a suon di sberle, non c'entrano nulla con la famiglia.

La zia Adriana poi è la moglie del fratello di mia nonna e pare non essere rilevante per la maestra nella casella altrimenti vuota degli zii.

Date le premesse non potevo che sbagliare anche questo compito, ma stavolta ho quasi rischiato di venire rinnegata e, col senno di poi, avrebbe potuto essere persino meglio.

Capelli ricci, biondi e, fin qui, nulla da eccepire per nessuno; bella, brava (devo aver copiato dalla Sara perché avevo già imparato che certe cose non si dicono) e con gli occhi verdi.

Avevo pure preso un bel voto, un dato irrilevante di fronte alla furia di mia madre che gli occhi ce li ha azzurri. Dopo essermisi piazzata ad un centimetro mentre mi stritolava un braccio non solo ho potuto constatare che sì, li ha azzurri, ma anche che li ha storti e alle elementari ancora le cose mi scappavano di bocca...

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

L'IMPORTANZA DELLA DISTANZA

E' passato più di un anno dall'ultimo nostro incontro e a quell'età si cambia molto velocemente perché adesso i piccoli scossoni di assestamento della vita lasciano il segno.

Alcune cose non funzionano più tanto bene e, osservandola, mi accorgo che la vecchiaia ha come esasperato certe caratteristiche della sua personalità...come se si fosse inizialmente agganciata alle sue debolezze per poi prendere posto lì, nella sua pigrizia mentale e vivere della sua memoria.

In questi giorni insieme inevitabilmente ho ricordato tanti episodi della nostra vita. Ho provato tenerezza nei suoi confronti ma ho sofferto ancora per tutto quello che significano certi suoi gesti ormai solo meccanici.

Che genitori saranno stati i tanti anziani abbandonati dai figli e perché la società non si prende cura di loro? Perché è previsto dalla legge che un genitore possa abbandonare un figlio e non dovergli più niente, mentre un figlio, che non ha quasi ricordo di suo padre o sua madre o che addirittura ha subito tormenti e maltrattamenti da loro, debba occuparsi di loro dal momento che non sono più autosufficienti?

Guardo le sue mani oggi innocue che mi picchiavano ingiustamente e sono felice della sensibilità e comprensione di cui sono capace.

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

27 luglio, 2017

COMPLESSITA'

Io sono cresciuta secondo la logica della linearità. Questa logica infantile, semplicistica e riduttiva propone di interpretare via via la realtà sempre attraverso due categorie rigide di opposti, nel tentativo di comprenderla e controllarla.

Una parte considerevole delle mie difficoltà e incomprensioni sono dovute a questa semplificazione che non tiene conto della complessità della realtà e dell'essere umano.

Ho avuto notevoli problemi a capire chi sono, ad accettarmi e ad accettare gli altri per quello che sono.

Dopo molta sofferenza e tanta fatica e grazie agli amici preziosi che negli anni mi sono stati vicini, sto riuscendo a tenere insieme gli opposti che appartengono a ognuno di noi migliorando le mie relazioni con gli altri e con me stessa.

In un certo senso ognuno di noi è fatto di tantissime parti a diverso stadio di maturazione e consapevolezza, parti su cui si è lavorato molto, solo un po' o per niente, per moltissime rispettabili ragioni.

Quando riesco a vedere la realtà nella sua complessità, la vita è più leggera e le difficoltà sono più affrontabili perché le cose non sono solo giuste o sbagliate e le persone solo buone o cattive.

Non esistono persone perfette ma parti perfette di persone.

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

12 luglio, 2017

INCONTRO RAVVICINATO DEL TERZO TIPO

Volendo scrivere un racconto in 200 parole nel blog di un amico, mi è venuta in mente la storia che segue a cui sono molto affezionata, così la scrivo anche qui...anche perché da quando ho un blog scrivo dappertutto tranne che qui...devo rompere il ghiaccio...e mi copierò pur di riuscirci!!!
*******************************

INCONTRO RAVVICINATO DEL TERZO TIPO.

All'uscita della rotonda accelero, sono in ritardo...noooo: ALT, patente e libretto.
Mai stata fermata dai carabinieri, così ho una certa soggezione ma la fretta smorza l'ansia.

Offro subito la patente ma non so niente di questo libretto.
Mentre cerco nel cruscotto, ricordo vagamente la voce seccata di mia madre che dice: 'Ho messo il libretto in casa. Ricordatelo!' E la mia che risponde distratta: 'Siii, va bene (non seccarmi)'.

Così comincio ad allungare al carabiniere qualsiasi libretto sperando nel suo aiuto e continuo a frugare affannosamente dappertutto, pure nel bagagliaio, mentre spiego che quella è la macchina di mia madre...che lei è in Grecia e che deve avermi detto di averlo tolto ma io non la sto mai a sentire...non posso neppure chiamarla e sono in ritardissimo dallo psicologo...ma poi, 'è così importante questo libretto?' dico io sconsolata e mortificata.

Il carabiniere si fa paterno e rassicurante: 'Signorina, vada pure al suo appuntamento. La prossima volta però esca in tempo per non fare le corse e si faccia dire dalla mamma dove trovarlo perché se qualcuno la ferma potrebbe farle la multa'.

'Oh, grazie, farò così. Scusi...ma se mi ferma chi potrebbe farmi la multa?'.

*******************************
Questa è una barzelletta realmente accaduta di un carabiniere e una adolescente.
L'adolescente ero io.
Chissà se il carabiniere avrà raccontato alla macchinetta del caffè una versione altrettanto tenera della barzelletta o se ne avrà una sua in cui parla di una stordita, anzi, di un extraterrestre che non aveva mai visto un carabiniere!!!

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

04 luglio, 2017

A PIEDI NUDI


Sono qui perché ho bisogno di un luogo in cui poter depositare le riflessioni e le emozioni che accumulo ogni giorno e vivere così un po' più leggera, scaricata di qualche piccola stella di neutroni di pensiero da osservare poi da una certa distanza e con un certo distacco e magari lasciar andare o continuare ad amare come qualcosa che un tempo mi è appartenuto ma che non mi serve più. 

Sono qui per preservare le amicizie dall'alluvione di pensieri, dubbi, domande, incertezze, curiosità che mi travolge quotidianamente, perché -mi dicono- a qualcuno piace leggere i miei infiniti sms o le mie mail, ma non a tutti e non sempre!

Qui uno deve volermi raggiungere e se non gli piaccio può andarsene senza salutare.

Il mio blog si chiama 'A piedi nudi' perché 'a cuore aperto' suona più quello di un chirurgo toracico...un po' troppo crudo...per quanto una tale condizione di fragilità rappresenti molto bene quella mia interiore. Inoltre, girando da poco scalza, mi sono accorta di sentire proprio tutto: così come 'a piedi nudi' soffro moltissimo sopra la minima sporgenza e rido dal solletico camminando sui ciottoli di una spiaggia, allo stesso modo vivo le mie emozioni...senza filtri, pure, insopportabili...almeno fin tanto che non avrò fatto il callo sotto i piedi e una protezione dal mondo esterno. Mettersi alla prova sembra aiutare in questo senso...

Così eccomi qui, a piedi nudi.

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------