22 ottobre, 2017

HOUSTON ALLA CIECA

'Houston, Houston alla cieca, parla la specialista di missione...che trasmette dal...sto per sganciarmi...ed ho un brutto presentimento su questa missione...mi ricorda una storia...lasciamo, lasciamo perdere la storia...per come la vedo io...può andare a finire solo in due modi...o io arrivo tutta intera e avrò una storia pazzesca da raccontare o prendo fuoco nei prossimi dieci minuti...o, comunque andrà a finire, non è stata colpa di nessuno perché, in ogni caso, sarà stato un grande viaggio. Sono Pronta'.*


Mi sono detta spesso parole simili durante molte avventure in montagna o in mare e, oggi, pensando alla vita di tutti i giorni, quando mi muovo faticosamente nel mondo cercando di costruire la mia strada...penso queste stesse parole: comunque andrà a finire, non è stata colpa di nessuno perché, in ogni caso, sarà stato un grande viaggio! Ovviamente spero per me in un finale come quello del film sopraccitato e non come quello del libro 'L'eleganza del riccio' di Muriel Barbery! Per quanto in entrambi ciò che conta è la consapevolezza di sé e la capacità di lasciare andare ciò che non serve e ci fa male.

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

*[dal film Gravity di Cuaron]

ERRATA CORRIGE

Gli anarchici, per tradizione, non hanno mai fatto una buona fine.

Se uno con una certa credibilità, se pur amorevolmente, ti dà dell'anarchica di fronte ad un gruppo di ottusi con cui però devi lavorare, potrebbe succedere di sentire vacillare la propria credibilità, di venire importunati o persino di peggio.

Io, per sicurezza, vorrei pubblicare qui un errata corrige: non è che sono anarchica, è che sono dell'acquario!

Sulla tazza della colazione di quando andavo a scuola c'era scritto:
ACQUARIO: NON HO PADRONI, NON VOGLIO SPINTONI, SONO LIBERO COME L'ARIA. Leggi oggi, leggi domani, appena svegli siamo più sensibili...

Così non è colpa di nessuno...né della famiglia, né delle frequentazioni o degli studi. E' colpa dell'oroscopo! E l'oroscopo, si sa, è preso meglio da tutti più della storia perché mostra inclinazioni caratteriali -solo per chi ci vuol credere- e non l'essenza dell'anima di una persona che poi viene marchiata a fuoco per essere stata scoperta.

Se ciò non bastasse, a meno che non si dichiari anarchico pure chi ha rivelato a me stessa e agli altri la mia vera natura -nel qual caso mi sentirei in buona compagnia e, per questo, più felice- dovrò sperare di ottenere asilo politico.

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

20 ottobre, 2017

VACCINO CONTRO L'INFANZIA

Un giorno al parco una bambina di 2 anni ha detto a suo nonno: 'Vai via, voio quella bimba a giocare con me...bimba, vieni?'. La bimba a cui si riferiva ero io e avrei potuto essere la sua mamma.

Un'altra volta una bimba di 5 anni ha detto ai suoi genitori: 'Ma quando torna la bambina che gioca?'. Sempre a me si riferiva.

Il tempo passa e continua a succedere di venir chiamata bimba dai piccoli. A pensarci bene ciò accade prevalentemente in contesti ludici non professionali. Quando lavoro, in effetti, mi chiamano anche 'mamma' oltre che 'maestra' o 'dada'.

Ma, se normalmente ai bambini che parlano e dicono la verità viene da chiamarmi bimba anziché dada come usa da queste parti, in seduta di PR e destrutturati dal setting che invita al gioco spontaneo, mi riconosceranno come adulto? Saprò essere il riferimento di cui hanno bisogno?

Con i neonati forse funziono bene perché, oltre ad avere le competenze necessarie, l'empatia e la sensibilità fondamentali, ho pure smesso di fare il neonato! 

Evidentemente, però, faccio ancora la bambina...

Ci sarà un rimedio, che so, anche solo un vaccino obbligatorio, per questa malattia che è l'infanzia quando non l'hai fatta all'età giusta?

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

10 ottobre, 2017

CHIEDIMI SE SONO FELICE

Finita l'estate trovai il coraggio di lasciare l'università, sopravvissi alla terribile crisi familiare e sopravvissero anche loro e due anni dopo lasciai il mio ragazzo, quello con la madre pazza. 

In tutto quel periodo che ci volle per liberarmi andai avanti di moto circolare finché non fui abbastanza sicura di non saltare in mille pezzi.

Tale era la consapevolezza che non avrebbe potuto essere diversamente da così che il momento arrivò. Il giorno dell'annuncio del mio ritiro dall'università nella mia pancia si era come creata una protezione dagli stimoli che altrimenti arrivavano diretti provocandomi dolori atroci. Si era abbassato il volume delle voci esterne che mi urlavano contro. E mi sentivo viva. Ero in grado di sostenere lo scontro e, sopravvissuta, muovevo i primi passi sulle macerie della mia vita di prima. Non sentivo niente se non i miei desideri e la spinta della mia vitalità ritrovata che ancora una volta mi spingeva al movimento perché il movimento mi garantiva la via di fuga da tutto ciò che mi soffocava. 

Cominciai ad andare in barca a vela; nelle città di mare molti hanno la barca e cercano equipaggio o una ragazza con cui farsi l'avventura. Io riuscii a non farmi scopare da nessuno nonostante il mio grande bisogno di riconoscimento, di affetto e vicinanza e veleggiai moltissimo per un brevissimo periodo. Ero tosta. Questo piaceva alla gente e piacere agli altri pure mi faceva sentire bene. Dopo tanto disprezzo, non mi sembrava vero.

Fu poi il momento di andare in montagna: l'arrampicata, le grotte, lo sci-alpinismo, la mtb, il torrentismo...frequentavo moltissima gente con cui facevo mille cose. Sperimentai i miei limiti, la mia resistenza, la mia capacità di far fronte a difficoltà in ambienti ostili, la mia resistenza emotiva, il controllo del mio corpo.

Cambiai attività nel tempo ma non mi fermai mai per diversi anni. Fermarsi anche solo un week-end, una settimana, un giorno, avrebbe potuto significare stagnare, l'inizio della fine. 

Il ragazzo che incontrai all'epoca era super sportivo e insieme abbiamo condiviso molte passioni. Lui mi incoraggiava a spingermi oltre ai miei limiti, ad allenarmi e la nostra relazione sembrava più il rapporto tra un allenatore e il suo atleta e, successivamente, quella di un comportamentista con il suo paziente autistico.

Solo più tardi mi accorsi che non era poi così diverso dai personaggi della mia storia, del mio copione familiare: al di là della facciata accogliente, una novità rispetto a prima, era una persona perversa e manipolatrice che trovava in ragazze insicure e fragili come me le candidate con cui stabilire più facilmente un legame di dipendenza. All'epoca lui non era in grado di stare alla pari in una relazione matura perché i suoi bisogni primari di affettività e la sua rabbia repressa verso la figura materna non elaborate lo condizionavano pesantemente spingendolo a sottomettere l'altro affinché non gli sfuggisse come gli era sfuggita la madre, emotivamente poco disponibile; da adulto era spinto da quella sofferenza a sottomettere emotivamente la fragile partner per tenerla stretta a sé e nell'intimità concepiva solo rapporti sadici che chiamava disinibizione. 

Nella quotidianità però era apparentemente molto disponibile, accogliente e lusinghiero, affidabile per certi versi e questo lo aiutava a creare quel tanto di confusione nella testa già confusa delle sue prede insicure.

Gli sono finita nella ragnatela come un insetto. Sono persino riuscita a convincere me stessa che avesse ragione lui a presentarmi a tutti come la sua ragazza border-bipolare che solo lui era in grado di gestire. Evidentemente non dovevo avere una grande sicurezza in me stessa se rimanevo. E come ho potuto non accorgermi del motivo per cui mi presentasse così: non sarebbe stato facile allontanarmi da lui senza rischiare che gli altri poi dubitassero di me. Come poi qualcuno fece. 'Come faremo con lei senza lui che la gestisce?', nonostante io frequentassi gli altri da sola, come se lui potesse qualcosa a distanza. Come è stato facile intrappolare me e ingannare gli altri. 

La storia durò meno della prima ma la sofferenza fu comunque tanta. E soprattutto lui aveva creato intorno a me un clima di dubbio sulla mia stabilità psichica che io ho contribuito a consolidare con le mie stesse mani confermando così le sue attribuzioni spontaneamente perché convinta da lui. Inoltre, quando discutevamo di qualsiasi cosa tra di noi, anche se avevo ragione chiudeva il discorso accusandomi di vaneggiare, di essere border-bipolare. Sempre! Questo a volte mi faceva incazzare e incazzarsi pubblicamente per una con la fama che mi aveva costruito attorno era una conferma della mia instabilità, non l'evidenza di venire esasperata.

Solo mia madre aveva osato tanto e forse anche per questo non lo avevo riconosciuto. Ho interiorizzato molto bene le contraddizioni dell'amore perverso materno ed evidentemente faticavo a riconoscerlo negli altri, almeno all'inizio della mia rinascita. 

Visto che lui si era creato una facciata di grande successo e affidabilità e che io non facevo altro che confermare direttamente o indirettamente le sue diagnosi, inconsciamente mi sentivo sempre più in trappola. 

Persino quando risultavo simpatica, piacevole agli altri e alcuni avanzavano con lui dubbi circa la mia follia, mi faceva delle partacce accusandomi di falsità, di recitare, di non essere me stessa, dicendomi che dovevo mostrarmi per quello che ero. 

Chi sarebbe rimasto con uno che ti etichetta pubblicamente border-bipolare mettendo a tacere con questa scusa qualsiasi conversazione non fosse di suo gradimento, costruendo una trappola intorno a te pronta a scattare al minimo sentore di ribellione? Chi se non una come me, con una storia di merda sulle spalle e la mia insicurezza.

Il suo vero aspetto mi fu chiaro quando smisi dapprima di assecondare le sue perversioni sessuali chiedendo che venissero rispettati i miei limiti come io avevo accolto le sue fantasie senza giudizi e, non ascoltata, alla fine smisi di andarci a letto. Lì venne fuori la sua vera rabbia proiettiva e a me fu chiaro il mostro che avevo davanti. Non sono stata picchiata per questo, tutto si è svolto molto più sottilmente, la violenza fisica diretta sarebbe stata evidente anche a lui, così contorto. Fui insultata con profonda stizza perché non volevo scopare con altre donne o farmi frustare tutte le volte appesa ad un chiodo del soffitto e altro ancora. Questo è bastato a farmi risvegliare.

Solo che tradirlo prima di lasciarlo ha fatto sì che ancora una volta lui apparisse come una vittima e io quella fuori controllo.

E che dire degli imbecilli che hanno sguazzato nel pettegolezzo del mio tradimento? 

E di ciò che si sentì legittimato a dirmi, in un ultimo disperato tentativo di distruggermi visto che non poteva avermi?

Alla fine, quel che non ammazza ingrassa. E sicuramente ho provato a me stessa una grande resistenza.

Tutta questa serie di eventi nel bene e nel male mi ha portato gradualmente a isolarmi completamente da quel mondo in cui lui era presente, a rallentare, a fermarmi. Pensai non sarei sopravvissuta allo schifo che mi era stato buttato addosso...invece stavo solo prendendo consapevolezza della psicologia delle relazioni umane e di me stessa.

Non ne potevo più dei pettegolezzi, dei pregiudizi, delle voci che mi arrivavano sul mio conto. Avrei forse superato indenne questa merda se avessi fatto finta di niente continuando a frequentare tutti come un tempo dimostrando che non era certo lui a gestirmi né io l'ultima a tradire o semplicemente a sbagliare. Ma avevo il vomito di lui e di chi diceva bene di lui e di tutti quei tristi pettegoli giudicanti. E forse chiudermi è stata la mia salvezza.

Da quel momento ho cominciato a lavorare su me stessa con grande determinazione trascurando, è vero, lo sport, ma ricercando altrove dentro di me le mie risorse. Da una parte il mio corpo rallentava e dall'altra mi opponevo a quel rallentamento perché fino a quel momento era stato il movimento a garantirmi la salvezza. Ma in quel tempo rubato allo sport ho scoperto chi sono, cosa voglio, quali sono i miei doni e non posso che esser grata per tutti i miei errori. 

Lascio agli altri il piacere perverso di giudicarmi male; ora lo so che lo fanno perché sono piccoli, fragili, insicuri ma, soprattutto, inconsapevoli. E pure un po' umanamente minuscoli alcuni. Io ora posso solo amarmi e volermi bene con tutti i miei difetti.

Oggi non mi dispiace più rimanere da sola con me stessa. Sono felice anche quando sono ferma perché ho moltissimi sogni da realizzare anche da seduta. Quando mi sarò conosciuta abbastanza, sono convinta che riprenderò a muovermi stavolta nella giusta misura e a frequentare gli altri con più disinvoltura.


---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

M COME MOLESTIE MORALI*

M. si mostrava sempre disponibile, accogliente, affidabile e stimolante e questo gli ha permesso di creare il suo personaggio e una certa confusione in me già insicura.

M. mi definiva border-bipolare e così mi presentava agli altri. Mi arrabbiai per questo ma lui mi convinse che fosse giusto. Avevo interiorizzato così bene le contraddizioni dell'amore perverso materno che evidentemente faticavo a riconoscerlo negli altri e a difendermene. Il clima di dubbio circa la mia sanità mentale si insinuò in me e in chi ci frequentava. 

Qualsiasi nostro confronto era stroncato da lui in partenza.

Dopo anni, esasperata, smisi di assecondare le sue perversioni sessuali chiedendo che venissero rispettati i miei limiti come io avevo accolto le sue fantasie senza giudizi e, non ascoltata, alla fine smisi di andarci a letto. Fui insultata e accusata di non sapermi lasciare andare perché non volevo scopare con altre donne o farmi frustare tutte le volte legata e appesa ad un chiodo del soffitto.

Tradirlo prima di lasciarlo fece sì che ancora una volta lui apparisse come una vittima e io quella fuori controllo. Disse agli amici più stretti che mi sperava felice mentre mi scriveva mail terrificanti in un ultimo tentativo di distruggermi.

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

*Molestie Morali di Marie-France Hirigoyen (psichiatra, psicanalista, psicoterapeuta familiare. Esperta in vittimologia, disciplina per la quale in Francia è stata istituita una cattedra universitaria, ha svolto numerose ricerche sulla molestia morale e partecipa a stage di formazione presso aziende pubbliche e private).

08 ottobre, 2017

A NATALE REGALA UN TATA-BOX!!!

Il mestiere di bambinaia, tata, baby-sitter o come vogliamo chiamarla è antico almeno tanto quanto quello più antico del mondo -quello della prostituta- ed entrambi questi lavori necessitano di una sostanziale riforma, importante come quella della scuola, anzi, forse anche di più visto che vengono prima in ordine di tempo.

E' ora di cominciare a reagire: Tate, Prostitute e Insegnanti di tutta Italia, fate qualcosa! E voi, Genitori, Clienti, Studenti, pure voi dovete protestare! Non accontentatevi di rifarvi su chi sta sotto di voi, rifatevi su quelli sopra!!! Protestate, scioperate, scendete in piazza, reagite!!!

Insomma, è ora di smettere di farsi trovare ancora impreparati, ad esempio, all'appuntamento con la Tata! Basta lagnarsi con Lei della vostra situazione economica mai soddisfacente, basta riscoprirvi dei datori di lavoro più bastardi del vostro, basta accampare patetiche scuse e improvvisare vergognose sceneggiate per non pagare dignitosamente il servizio che richiedete: andiamo oltre, svecchiamo, aggiorniamoci, troviamo un accordo moderno!

Ogni spesa necessita di una riflessione, di consapevolezza, di responsabilità, di visione d'insieme. Dobbiamo essere in grado di fare i conti con il principio di realtà e non solo con quello del piacere, per non ritrovarci, di fronte a noi stessi e ad altri, a pestare i piedi come un bimbetto capriccioso quando, infilando la manina in fondo alla saccoccia, Toh, sorpresona!, non c'è più niente! O, peggio, averne eccome di soldini e semplicemente decidere di risparmiare, perché no?!, come fan tutti, approfittando di sfruttare di questa o quella occasione. 

Alcune questioni troverebbero facilmente una soluzione se si cominciasse intanto ad organizzarsi per tempo e a coordinare le risorse a nostra disposizione. E smettendo di comportarci a turno da sfruttatori!

Nell'attesa della riforma idonea del lavoro, della scuola e dell'umanità possiamo trovare una allegra e colorata soluzione almeno ad una delle annose faccende: quella della Tata.

A venirci in aiuto a questo proposito è una giovane imprenditrice che, sulla traccia dei Box-Vacanza ha deciso di produrre i Tata-Box.

Un'idea brillante che le ha aggiudicato l'ambito premio EY come migliore imprenditrice dell'anno 2017

Con semplicità e freschezza ci ha spiegato come ha avuto la sua idea e lo slogan del suo prodotto. Di seguito trovate l'intervista.

'Mia sorella insieme ai miei genitori e ai miei suoceri, ormai disperati all'idea di non trovare qualcosa da regalarmi che già non avessi, per il mio compleanno mi hanno regalato uno di quei deliziosi Box vacanze in grado di sorprendere e soddisfare chiunque. Ah, che meraviglia! E' stato in quel momento che ho pensato: ma guarda, come sarebbe bello mettere in un box la soluzione a tutti i problemi! Poi ho sentito mia figlia brontolare per la disorganizzazione delle famiglie per cui lavora come baby-sitter e la facilità con cui queste la sfruttano ed ho voluto fare qualcosa di buono per tutti. Come imprenditrice so che non è possibile cambiare le persone ma si può cambiare la loro percezione delle cose. Per farlo, sarebbe stato necessario trasformare la Tata in un prodotto desiderabile e renderlo facile da raggiungere, il cui acquisto fosse semplice, il pacchetto servizi evidente e il prezzo conseguente non trattabile. La Tata, messa alla porta ferita nel proprio orgoglio, doveva rientrare, in quelle stesse case, dalla finestra e con tutti gli onori. Nella mia visione la Tata sarebbe entrata nelle vite di milioni di famiglie come prezioso bene, reso desiderabile, in quanto prodotto di consumo, dalla sua confezione, dalla sua posizione sugli scaffali, dalla pubblicità e non più come una specie di mendicante porta porta, l'ultima delle serve della quale contrattare il valore pure con un velato disprezzo per essersene attribuito uno.

Così come è possibile acquistare box vacanze da tutte le tasche e formule, da acquistare da soli o in gruppo e dividersi le spese, persino al supermercato, da Natale sarà possibile trovare sugli scaffali, negli espositori e nei distributori automatici di supermercati, edicole e agenzie di viaggio, accanto a tutti gli altri desiderabili prodotti sul mercato, anche la gamma completa dei Tata-Box! Non aspettare che sia troppo tardi, affrettati, corri, scapicollati e prenota il tuo box in tempo!

E tu, amico, parente, collega, datore di lavoro dei futuri neo genitori, a Natale, sii originale, non sbagliare regalo, compra il Tata-Box che meglio fa al caso loro!

Sarà disponibile in commercio una gamma completa di pacchetti combinabili tra loro per tutte le esigenze. Essendo il regalo più originale e di tendenza del momento, avrete diritto a confezioni regalo personalizzate a seconda dell'occasione: per Natale ma anche per nascite, compleanni, non compleanni, comunioni (chi ha tempo non aspetti tempo!), cresime, diplomi, lauree, promozioni, licenziamenti, funerali, Pasqua, Befana, onomastico...insomma, per tutte le occasioni, perché tutte le occasioni sono buone per regalare una Tata. Infatti non tutti sanno cosa faranno da grandi ma quasi tutti probabilmente saranno genitori oppure avranno amici genitori: il Tata-Box non è nominale e può essere riregalato!

Nonni, suoceri, amici, fidanzati, colleghi, amanti, volete fare un regalo alle persone a voi care? Che sia di tendenza ma anche utile? Che vada bene oggi ma anche domani, garantito per 50 anni? Un regalo da avere sempre in casa per le emergenze e gli imprevisti, tanto per star tranquilli? Ecco a voi la gamma completa dei Tata-Box:

  • Full-Time, 
  • Part-Time, 
  • Time-Impazzito, 
  • Time-Lapse (per quando i bimbi dormono), 
  • Extra-Time (10+), 
  • Week-end, 
  • Al-Volo, 
  • Faccio-Ritardo-Quando-Voglio+, 
  • Solo-Notte, 
  • Aperitivo-con-Amiche, 
  • 1-in-1(Tata), 
  • 2-in-1(Tata+Colf), 
  • 3-in-1(Tata+Colf+Consulente),
  • 1Bimbo, 
  • 2Bimbi, 
  • 2Bimbi+, 
  • Bimbo+Nonni, 
  • Bimbo+GattoFrustrato, 
  • All-Family-Inclusive, 
  • Tata-In-Viaggio.

I Tata-Box sono componibili tra loro per rendere il vostro regalo il più adatto possibile alle esigenze della famiglia a cui verrà dedicato.

Solo per i possessori di American Express Centurion Card (la qualità ha un prezzo come ben sapete!) sarà possibile personalizzare il vostro Tata-Box-Extra-Lusso!!! Si tratta di un Box calibrato sugli umori di ogni singolo componente della famiglia, un lavoro che in sé riassume quello del Box 2-in-1 e di quello 3-in-1 con in più gli optionals Tata-Amica + Tata-Psicoterapeuta!!! Incredibile!!!

Purtroppo in commercio esistono già copie illegali di tutte queste preziose Tate e servizi.

Comprare un Tata-Box in nero è illegale. Non favorire il mercato nero delle Tate ma, soprattutto, NON CONTRIBUIRE AL LORO SFRUTTAMENTO.

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

04 ottobre, 2017

BABIES E NONNINI

Ho preso questo dvd...quanto avrei voluto durasse almeno il triplo e allargasse la prospettiva un po' di più al contesto. Mi è piaciuto ed è piaciuto anche alla mia nonna che magari un film e la sua trama complessa non ha più le energie per seguirli ma che coglie al volo il linguaggio corporeo con cui si esprimono i bambini perché immediato e diretto. Abbiamo riso un sacco. E io, come sempre, mi sono emozionata moltissimo.

TRAILER


https://www.youtube.com/watch?v=vB36k0hGxDM

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

03 ottobre, 2017

IL CORPO DELLE DONNE

Un documentario di Lorella Zanardo che mostra qualcosa che è davanti ai nostri occhi e che forse, troppo spesso, passa inosservato. 


Questo documentario aiuterà nel confronto con donne e uomini che -inconsapevolmente- aderiscono a quello stereotipo femminile e maschile e dai quali si finisce frequentemente per essere etichettate -quando va bene- come noiose, paranoiche, prive di senso dell'umorismo. Uno strumento in più che, meglio delle semplici parole, così facilmente contestabili, può far riflettere. Grazie.


---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

LEGGENDO MAFALDA...

Questi fumetti sono delle chicche, sempre attualissime. Quino ha saputo cogliere espressioni, sentimenti ed emozioni dei piccoli -come piace fare a me- e fare un po' di luce sulla famiglia e la condizione umana.









---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

02 ottobre, 2017

THE OTHERS

Raggiungo gli amici direttamente al cinema. Mi hanno comprato il biglietto e lo hanno lasciato all'ingresso.

Quando arrivo, il gestore mi dice la lettera della fila e il numero di posto in cui sedere e mi fa entrare. Io mi calo nelle tenebre psichedeliche della sala e cerco di non inciampare, accecata ora dal buio, ora dalla luce alternate; il film è appena iniziato.

Prendo il corridoio più esterno a destra ed intercetto la fila giusta e, tutta soddisfatta, in un bagliore, mi sembra già di intravvedere sagome note. Comincio a far alzare alcune persone...'scusi, mi scusi, grazie...', sono quasi arrivata...solo che tra me e gli altri c'è di mezzo il corridoio centrale. Qualcuno comincia a lamentarsi...

Dopo aver ribaltato tutto il cinema, mi siedo. Sono in mezzo alla fila, a metà tra amici ed altri sconosciuti; finalmente mi rilasso e concentro.

Entro nel film; tesa come una corda di violino e completamente immedesimata nella scena, sento che dentro di me qualcosa non va...l'angoscia sale, è incontenibile: 'AAAAAAAAAAAAAAAAAH!', grido a squarciagola e mi attacco al braccio estraneo che mi è accanto. La vecchia ha aperto l'anta dell'armadio!

All'uscita, gli amici ridono ancora, gli altri mi guardano allucinati...

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

01 ottobre, 2017

THE GREAT SONG OF INDIFFERENCE

Per riprenderci dall'articolo precedente e da tutti gli altri!





---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

INTEGRALISMI

L'integralismo ha un fascino intramontabile perché è estremamente versatile e camaleontico nelle sue manifestazioni e perché attinge direttamente dal nostro inconscio, alla fonte delle nostre più remote frustrazioni infantili lusingandole con promesse di sollievo. Probabilmente, per queste ragioni, rimarrà una tipologia espressiva sempre attuale.

Personalmente non condivido il pensiero di chi crede che l'essere umano abbia bisogno del pugno di ferro per essere educato. Il bambino e l'uomo che ne verrà, ha bisogno sì di confini, ma affettivi, non di gabbie; ha bisogno di comprendere le regole, non di ricevere ed imparare ad eseguire e dare ordini; ha bisogno di imparare a stare con gli altri nel rispetto della libertà propria e altrui, non di vedere gerarchizzate le proprie relazioni in rigidi rapporti militari. 

E' necessario riconoscere e disgiungere quelle che sono necessità personali, dalle necessità della comunità. Se il proprio sviluppo psichico non ci permette di stare in un rapporto alla pari con gli altri ma trasmette un forte bisogno di porsi al di sopra o di essere governato da qualcuno più forte, bene: che sia una scelta personale però aderire a qualche istituzione militare e non una imposizione per tutti. Coloro che, invece, riescono a vivere nel rispetto di sé stessi e del prossimo accettando l'incertezza e l'imponderabilità della vita come una ricchezza e non come qualcosa da sconfiggere o usare a proprio vantaggio vendendo false sicurezze agli altri, hanno altrettanto diritto di vivere.

Come far convivere persone a diverso sviluppo psichico sullo stesso pianeta? Con presa di coscienza di chi siamo e delle nostre debolezze.

Poi facendo molta attenzione a non confondere la libertà di pensiero con il caos e il regime con l'ordine. 

Evidentemente la storia senza capacità critica non insegna e la memoria è corta. 

Uno degli integralismi attuali su cui ci siamo recentemente dovuti confrontare è stato l'integralismo vaccinale.

Premesso che non ho figli, che sono stata vaccinata a suo tempo e che ho pure continuato a vaccinarmi negli anni, con leggerezza, data la mia pigrizia mentale, mi sento un osservatore con un rinnovato, sano e civico desiderio di informarsi, sufficientemente distante da entrambe le posizioni estreme di chi ha la responsabilità di un figlio e vuole tutelarlo.

Purtroppo ho scoperto mio malgrado che non è praticamente possibile dialogare con gli 'integralisti a favore' poiché incazzati come bisce al primo accenno di conversazione: 'siete assassini, egoisti, egocentrici, imbecilli'. Ma, siete chi? Mi guardo intorno e ci sono solo io, senza una convinzione di base, oltretutto. Boh, difficile per me capire se questi ferventi credenti nel Dio Vaccino, stiano parlando a me o ad un'allucinazione, che so, forse, dei propri genitori? O alla propria coscienza...

Ho dovuto dunque prendere atto che anche solo confrontarsi e condividere informazioni sull'argomento, smuove emozioni e sentimenti che vanno ben oltre la questione dei vaccini.

Devo dire che ho come avuto un deja vu delle discussioni di politica in famiglia, quando, in occasione delle festività comandate, i vecchi si scannavano anche quando la pensavano alla stessa maniera. Deve essere un modello di comunicazione duro a modificarsi perché appartiene un po' a tutti.

Per non farla troppo lunga, vorrei fare un appunto rapido a conclusione delle riflessioni suscitate dalle molteplici conversazioni avute in questi mesi sui vaccini.

Io penso che, se costringere a vaccinare i bambini potesse contemporaneamente immunizzarli anche dall'inadeguatezza dei loro genitori e dallo sfruttamento delle multinazionali, forse sarei favorevole pure io ai regimi.

Invece con la nostra legge, possiamo FORSE proteggerli sì da certe malattie ma, purtroppo, non dall'ignoranza, dalla prepotenza e dallo sfruttamento di inconsapevole, di cui questa stessa legge ne è un esempio.

Quanto è successo in questi mesi, il modo di affrontarlo e gestirlo dei politici, la prepotenza dall'alto e l'aggressività di certi genitori contro chiunque sollevasse dubbi sulla campagna vaccinale, mi ha aperto gli occhi, non tanto sui vaccini, quanto sugli interessi in gioco a tal proposito da parte degli uni e sul carattere proiettivo degli altri.

Più che dirvi la mia a favore o contro i vaccini, invito a riflettere sul proprio livello di consapevolezza circa la questione stessa, la propria rabbia e le sue radici e le proprie fantasie di controllo e ordine da imporre sul prossimo.

Mi sembra di notare che sia proprio l'inconsapevolezza a generare mostri, regimi, padroni, dittatori e schiavi. Altrimenti vivremmo tutti pacificamente e sapremmo confrontarci civilmente in una realtà priva di sanguinose guerre.

In bocca al lupo per i vostri figli, spero che da adulti sapranno meglio di noi confrontarsi, informarsi, documentarsi, capire, conoscere, prima di accettare una prevaricazione o usare prepotenza, sia essa fisica o verbale. 

E poi ci domandiamo quali siano le origini del bullismo, se l'uomo nasce buono o cattivo, perché facciamo la guerra, che cos'è la felicità...ci sono quelli che salverebbero solo gli animali, che se la prendono con tutti tranne che con sé stessi...

Magari, cominciamo dal capire chi siamo e da dove veniamo. Importante tanto quanto mangiare sano e fare attività sportiva regolare, per vivere a lungo e bene.

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------