29 aprile, 2020

TERRA 2030

Terra, 2030
10° anno di dittatura mondiale



Mi commuovo ritrovando questo taccuino e questa matita sopravvissuti dietro ad un armadio. Non è più possibile scrivere nulla su altro supporto che non sia digitale e rigorosamente in connessione. Non siamo padroni di pensare. I virologi hanno detto che fa male.

Nessuno può dirlo ma siamo sotto regime medico-militare. Siamo controllati -come era facile prevedere- attraverso la tecnologia. Siamo invitati a compilare moduli e aspettare indicazioni precise su cosa fare o non fare.

Questo taccuino, sfuggito al “riordino necessario” posso riempirlo senza paura… lo nasconderò dove è rimasto così a lungo, passando inosservato tutto questo tempo. Questo taccuino non esiste mentre io mi sento di esistere di nuovo un pochino. Cavolo, so ancora scrivere in corsivo.

I miei vicini sono stati trasferiti “per il loro bene” in una casa più “sicura”. E al loro posto sono subentrati dei generali di questo regime. E’ solo per dovere e sacrificio. Non si tratta di abuso di potere come qualcuno potrebbe pensare. Ma ormai lo abbiamo capito. Nessuno pensa più male. Per il “bene di tutti”, meglio anzi non pensare.

Per il “nostro bene” poi, siamo socialmente obbligati a ricevere visite da personale sanitario che considera sano chi reagisce con felicità, compiacimento e ospitalità all’ormai controllo ordinario. 

Tutto ciò è “sano” inoltre, perché provoca in chi veglia su di noi una eccitazione costante e nutriente.

In passato avremmo parlato di dipendenza e perversione. Oggi si è capito essere una “sana reazione di pochi, necessaria al bene di tutti”.

Le scuole adesso si chiamano “Luogo della necessaria educazione al bene comune”. Ogni bambino viene educato singolarmente, isolato “per precauzione” dagli altri e restituito adulto alla necessaria socialità, al fine di accoppiarsi e riprodursi in “sicurezza” e poi chiudersi nella propria “sicura” abitazione.

La minima esitazione è il sintomo della malattia che mette a rischio il bene comune. Viene curata con la somministrazione di restrizioni più severe innanzitutto per il proprio bene. Il proprio bene è finalizzato al bene comune. Ognuno è chiamato a denunciare la minima esitazione. Per evitare pandemie, che non esistono più da quando i virologi sono entrati in politica… o la politica si è fatta la virologia…, così si deve fare. Culturalmente dipendiamo dai media che offrono dibattiti con un ospite per volta. Il conduttore non può fare domande, con la sua presenza offre testimonianza che conta solo ricevere informazioni e non perdere tempo a contestarle come dei caproni.

Se i sintomi della malattia persistono, significa che non fai abbastanza e, “necessariamente”, i tuoi cari ne pagheranno le conseguenze. E’ solo per responsabilizzare che lo fanno. Funziona poi, nessuno sembra avere più niente da dire e le pandemie sono definitivamente scongiurate.

Non ci sono poi più i vecchi e i bambini sono ben sorvegliati. Più nulla di cui preoccuparsi.

Per questo nessuno si ribella. Il cervello è protetto dalle paure di contaminazione e ritorsione. Quella lotta la farà certamente qualche sfigato al posto tuo, esponendosi e rischiando la sua libertà mentre tu conservi saggiamente la tua.

Isolati, ognuno nel proprio nucleo famigliare, nessuno impugnerà mai il cuore per fargli una rianimazione e far arrivare il sangue alle palle. Non è nell’interesse personale e neppure in quello comune. 

Per questo, tutto andrà bene.
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18 aprile, 2020

FELICITA' A MOMENTI

La gioia di stasera è nata così, per non aver lavato i piatti e aver preso per mangiare due piatti molto speciali che non usavo da tempo.

Grecia 2018: ci inerpichiamo con il pick-up su per le strade sterrate più improbabili e raggiungiamo un piccolo paradiso. Mettiamo la macchina -su cui dormiremo- in bolla e prendiamo possesso del luogo.

A. però ha preso freddo, ha mal di testa e vomito e si sdraia un momento… io invece cerco un posto dove andare un attimo in bagno… ma mi accorgo in tempo di un tipo con un binocolo, un militare che si avvicina, ci chiede sorridente come diavolo siamo arrivati fino lì e se ne va. Vado da A. sperando che sia ancora cosciente e gli dico che forse non dovremmo stare lì… lui non reagisce, alzo gli occhi e vedo tornare il tipo in compagnia di altri 6 nerboruti militari, sono nervosa ma… hanno due piatti di tartine, acqua e succo di frutta: un benvenuto speciale per noi amici italiani! Sembrano più degli aiuti umanitari… in effetti sembriamo due barboni. Parliamo di qualcosa, ci stringiamo le mani e, siccome non sembriamo molto svegli, uno dei tipi si trattiene un momento e ci scandisce che quello con cui abbiamo appena parlato è Stefanis Alkiviadis, niente meno che il capo dell'esercito greco. 

Quella sera non sono andata in bagno. A. poi si è ripreso. Stasera abbiamo riso un sacco a
ripensare a quel viaggio.
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