22 febbraio, 2018

IN UN ORDINE DIVERSO

Un'amica cara mi ha inviato l'oroscopo di incoraggiamento di Rob Brezsny di questa settimana circa l'Acquario:  

<<Sii ostinato negli obiettivi ma flessibile nei metodi”, è il messaggio che ho letto sulla maglietta di una ragazza. È il miglior consiglio possibile per te ora. 

Per fartelo capire ancora meglio aggiungo questa citazione dell’esperto di produttività David Allen: “La pazienza è la tranquilla accettazione del fatto che le cose possono succedere in un ordine diverso da quello che abbiamo in mente”. 

Sei disposto a essere fedele ai tuoi ideali più alti, anche se dovrai improvvisare per affermarli e realizzarli?>>.

Sì.

E vorrei non aver niente da aggiungere per non guastare la mia crescita personale stimolata da queste belle parole...

Ma non resisto: perché bisognerebbe che lo pensassero anche tutti quelli coinvolti insieme a me in questi imprevisti, che le cose possono succedere in un ordine diverso da quello che abbiamo in mente, persone che invece mi chiedono certezze e si arrabbiano! Qualcuno si incazza pure se sono io la vittima dell'imprevisto e a loro tocca di pazientare aspettando che, a me, mi ricuciano e, a me, mi riabilitino per tornare a lavorare!

E bisognerebbe riuscire a fregarsene se gli altri non capiscono. Allora sì che andrebbe bene. Ma forse quell'insegnamento era in un altro oroscopo di Brezsny...o sono io particolarmente resistente all'apprendimento...

Dopo un mese di incertezze e complicazioni, mi sento un po' Giobbe...messa a dura prova.

E mi pare che Giobbe alla fine si incazza, eh, ma poi torna bello, ricco e tanto amato. Sarà così anche per me?

Inoltre...se mai supererò questa prova con pazienza, in questa epoca di crediti, in cui ogni azione ha un valore, posso sapere almeno quale sarebbe il mio punteggio finale? E poi mi verrà rilasciato un attestato di Esperto in Imprevisti e in Improvvisazione? Perché al giorno d'oggi non si fa più nulla per la gloria ma solo per gli attestati. 

Anzi, dopo questo periodo di prova, spero che mi assumano come veggente in qualche struttura perché a fare previsioni sto diventando davvero brava! Speriamo solo di averle azzeccate tutte se no sai che casino? Corsi in partenza, dita che migliorano ma che non si piegano, madri isteriche che mi tirano nomi perché non sanno come fare coi loro bambini mentre io sto qua a farmi travolgere dalla sfiga, impotente!

E poi, c'è un limite alle cose che possono succedere in un ordine diverso da come lo abbiamo in mente? Perché avrei bisogno di ricaricarmi un pochino...

Ecco che tutta la poesia di Brezsny si è volatilizzata! Ma forse, così facendo, l'avrò pure un po' interiorizzata...?

C'è tanta gente che perché siamo nel 2018 non concepisce che vada via la corrente, che nevichi abbondantemente fino a bloccare la circolazione, che qualcosa sia indipendente dal loro controllo e dalla loro manipolazione. Tutto deve tornare e possibilmente come dicono loro.

E allora voi lì così...andate un po' a cagare.

Ahaaaaa...che liberazione!

Comunque, ci vuole pazienza, sì! Buoni imprevisti a tutti!

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19 febbraio, 2018

NESSUNO AL MONDO SI SENTE ALL'ALTEZZA

Dal film Youth - La Giovinezza di Paolo Sorrentino. Una bambina dice ad un attore:

"Io l'ho vista in un film...è il film in cui fa un padre che non ha mai visto suo figlio e lo incontra per la prima volta in un bar quando ha 14 anni. Mi è piaciuto uno scambio di battute, quando tuo figlio dice:

-Perché non hai fatto il padre?

E tu rispondi:

-Pensavo di non essere all'altezza.

In quel momento ho capito una cosa importante...

-Cosa?

Che nessuno al mondo si sente all'altezza...quindi non c'è da preoccuparsi.".

[Ascoltando: Mark Kozelek - Jimmy Lavalle, Ceiling Gazing]

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17 febbraio, 2018

SBARAZZINA

Estate, un caldo boia. Pomeriggio, ore 14. Si parte al volo da Bologna per Firenze, in mtb, con gli zaini in spalla per 3 giorni sempre in sella, con una tenda leggera e quattro cose di sopravvivenza. Il sole è incandescente e l'aria ferma. 

Si parte dalla Val di Zena e si sale verso Pianoro. Non so se ho pianto mentre sudavo pensando a chi me lo avesse fatto fare di partire a quell'ora infame. Possibile che non riesca mai a fare le cose come si deve? Vabbè...schiviamo il colpo di calore e raggiunto l'abitato ci fermiamo a riflettere al primo bar sulla possibilità di arrivare e dove. 

Ripreso fiato e coraggio pedaliamo con un discreto ritmo fino a Madonna dei Fornelli senza fermarci. Arriviamo al crepuscolo e col culo in fiamme cerchiamo un posto per dormire all'aperto con l'ultimo filo di luce; finalmente andiamo a mangiare. 

In pizzeria ci chiedono da dove arriviamo e ci invitano a dormire al campo sportivo, in terra sotto la tettoia, nessuno ci darà fastidio e ci sono pure le docce calde. Così mangiamo con calma, sapendo che non dovremo neppure montare la tenda imbucata chissà dove; facciamo un po' tardi a chiacchierare e solo poco prima di mezzanotte ci alziamo per andare a pagare. 

Alla cassa c'è il pizzaiolo che gioca a carte con la cameriera. Prima che possa accorgermi di stare parlando sento la mia voce dire: 'Eeh, sbarazzino! Ma noi qui siamo dei campioni!'. E prima che potessimo salutare e uscire veniamo invitati a giocare. Perché giocare a sbarazzino da quelle parti è una cosa seria ed è facile prendere una sciocca affermazione per una sfida.

Ci sediamo ad un tavolo: pizzaiolo e cameriera contro di noi. Loro sono molto schicci e professionali...chissà come mai...noi un po' fai da te e io in particolare sembro pure un po' scema, a sentire la cameriera, perché penso anche le mosse praticamente obbligate e questo decisamente la innervosisce. Il fatto è che io giocavo per il piacere della compagnia e non avevo idea di quanto per loro fosse una cosa importante. 

Giochiamo ai 21 punti. Lei mi ha preso di mira e mi deride per ogni mia esitazione e il fatto che cuciamo più volte e per due volte addirittura 7 punti la irrita terribilmente. 

Alla fine vinciamo noi e lei ha quasi un moto di rabbia, si trattiene e propone di continuare...più seriamente...intende...

Allora interviene il marito, il padrone del locale e la invita ad andare a prendere i bambini dai nonni che è tardi e devono dormire...ma lei vorrebbe continuare, non è possibile che abbiano perso, vorrebbe ancora giocare, così lui deve insistere. Comincio a pensare che i bambini siano una scusa, un codice per dirle 'adesso basta!'. C'è un attimo di tensione nell'aria e cerchiamo di sdrammatizzare: sbadigliamo, diciamo che siamo stati proprio bene, la pizza era ottima e la compagnia ospitale ma ci aspettano un sacco di km l'indomani e dobbiamo proprio andare. 

Solo per un secondo penso che sarebbe stato bello, a saperlo di vincere, giocarsi la cena...sarebbe stato più figo raccontare agli amici di aver giocato per non pagare la pizza...forse...ma va bene pure così, ci mancano i debiti di gioco ad incasinarmi la vita. 

Una vittoria leggera e senza conseguenze...tranne che per l'orgoglio della cameriera che si è vista battere da una qualsiasi...sbarazzina! :)

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IL MARE DOVE NON SI TOCCA

Ero dal medico in sala d'attesa e tra i tanti im-pazienti ho notato una donna anziana, stanca e disillusa che in continuazione sbuffava. 

Io sono arrivata tardi, ahimè, quando il rotolo coi numeri era già stato tolto, così i vecchietti in sala quando han visto che non giravo i tacchi immediatamente e non me ne andavo si sono tutti agitati ed hanno cominciato a brontolare e commentare quanto la mia presenza fosse fuori luogo. 

La signora disillusa guardandoli adesso ha contratto ulteriormente la sua smorfia di disgusto, ha sbuffato rumorosamente e commentato sottovoce, di modo che la sentissi solo io, che il mondo è proprio un brutto posto. 

Io ho replicato all'unica persona che, forte dell'insofferenza collettiva, tra gli altri si è fatta portavoce dei suoi compagni di sventura (la vita dopo gli 80 forse e sicuramente quella in sala d'attesa) e, preventiva, mi ha attaccata verbalmente, preoccupata che potessi essere portatrice di qualche sgradita iniziativa. In fondo, si sa, i giovani al giorno d'oggi non hanno più rispetto per nessuno, tantomeno per gli anziani...

'Stia tranquilla signora, non sono qui per passarle davanti o recarle alcun disagio' e senza fornire spiegazioni non dovute mi son tolta la giacca, ho tirato fuori un romanzo e mi sono immersa nella lettura. Una decina di minuti dopo la prima signora, quella disillusa e nauseata, ha condiviso con me la sua solitudine e confessato la sua paura: che non c'è più niente da fare, che lei ormai è vecchia e chissenefrega ma che per noi giovani ci aspetta l'inferno. Il mondo è definitivamente arrivato in fondo. 

Mentre parlava, una parte di me la capiva e condivideva l'emozione e la tristezza; ma a differenza di quella signora, io per fortuna riesco ancora a rianimare la mia vitalità, di solito un po' sofferente e, in quel momento, ero persino in grado di compensare quel pessimismo assoluto invece di venirne travolta, così ribatto grossolanamente: 'Sì, è un casino stare al mondo, ma lo è sempre stato, in modo diverso e uguale e purtroppo si fanno continuamente passi avanti e casini, grandi casini...e passi avanti...'.

'Eh, ma ci vuole una buona dose di fortuna nella vita, devi nascere fortunato altrimenti è una agonia e comunque stavolta prende una brutta piega', dice, lasciando intendere che lei non l'aveva avuta la fortuna e che comunque ormai non c'è più speranza per nessuno...

Stavo per cedere e pensare: Eh già, a chi lo dici, io pure son partita proprio male, almeno avessi avuto dei genitori amorevoli...ma poi ho sentito che quel pensiero non mi apparteneva, almeno non in quel momento.

A pensarci...ci sono fortune e sfortune un po' per ognuno, ma ciò che fa la differenza vera è la capacità di trasformazione. 

Certo, il punto di partenza conta e, se siamo soli nel momento più difficile, diviene complicato andare avanti...e diventa faticosissimo trasformare. Ma non c'è altro da fare e trasformare è la dote umana migliore che possediamo. 

Ad ogni modo le sue parole inevitabilmente stimolano in me ricordi e confronti e sì, è proprio vero, ad alcuni va molto meglio che ad altri. Ma...mi sorprendo di me stessa, invece di cascarci dentro e affogare in un mare di pessimismo, vengo distratta da pensieri e immagini positive: la mia trasformazione e quella di tante persone importanti per me e per gli altri che, imperfette e incasinate, comunque hanno tanto da offrire, il meglio direi, un esempio di crescita responsabile; e sono in tanti, a differenza degli avidi, inconsapevoli stronzi che si sentono i padroni del mondo che sono pochi e fortemente illusi di avere ciò che serve loro per star bene. Ed essere consapevoli, saper crescere e trasformare nel rispetto di sé stessi e degli altri è la vera felicità, non un contentino, un placebo come lo è l'illusione di valere umanamente in base al denaro che si guadagna e al numero di persone che si comanda.

'Sì -le dico- forse posso capire ciò che intende...proprio vero che è dura e che conta anche la fortuna, ma bisogna non smettere di crescere, di cambiare e di credere in noi stessi e negli altri perché a fare la vera differenza è la nostra forza vitale, la nostra consapevolezza, la nostra umanità che sarà luce e nutrimento per qualcuno e così via, ognuno trasforma sé stesso e tutti insieme trasformiamo il mondo e vivere è quanto di meglio ci potesse accadere: fino all'ultimo si può riuscire a migliorare, ma solo mettendosi in gioco, cercando di non ritirarsi prima del tempo. E questa è la vera sfida. Accettare le difficoltà, accettando di sbagliare e, provando e riprovando, con fiducia, andando su, fino in fondo'.

'Ah, lei è un'ottimista!'. E mi osserva diffidente...in effetti io mi sento un po' deficiente.

Sorrido, come glielo spiego...no, decisamente no, non è l'ottimismo la qualità che maggiormente mi caratterizza. Ma sono una guerriera, magari a volte molto stanca, ma una che non molla. Se solo sapesse quante volte ho chiuso la faccenda con un vaffanculo, non c'è niente da fare, sbattendo i piedi come una bambina capricciosa...ma evidentemente qualcosa stavo comunque facendolo perché nel frattempo ho fatto della strada.

Poi riprende l'elenco degli orrori così uguali ma così nuovi che non lasciano speranza alla speranza; e, siccome non c'è spazio in quella disperazione per la salvezza, io rimango in silenzio ad ascoltarla.

E prima che potessi dire qualcosa è arrivato il suo turno, era l'ultima di quelli 'regolari' poi sarebbe toccato a me. Gli altri sono filati via senza che ce ne accorgessimo. La signora che mi aveva aggredita appena entrata, passando per uscire, si è avvicinata per vedere cosa stessi leggendo...ha proprio preso in mano il libro per leggere il titolo...chissà cosa l'aveva incuriosita...

Non so che pensieri potrà averle suscitato ma Il mare dove non si tocca (di Fabio Genovese) a me ha fatto pensare a come ci si sente nella vita: emozionati, sicuri e precari allo stesso tempo, appena in grado di nuotare in un mondo di cui conosciamo molto poco, che ci attrae ma che non possiamo esimerci dal temere...e tante altre cose...adesso vado a finirlo!

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