16 settembre, 2019

CHIAREZZA

Caro nonno, ho accettato di vedere la mamma solo per te e la nonna, per evitare sceneggiate e festeggiare il tuo compleanno.

Mi dispiace molto per mia madre ma mi dispiace molto anche per me. Ad oggi se sto male lo devo soprattutto a lei (e a mio padre, certamente! Nominiamolo il vigliacco una volta tanto visto che questi padri troppo spesso si defilano e si dimenticano). 

Mia madre è stata per me -quando ero bambina e a lungo anche dopo- terribilmente dannosa: mi ha maltrattata, tormentata e tiranneggiata, danneggiandomi pesantemente. 

Avendo constatato fin troppo tardi che la sola strategia possibile per salvarmi da lei fosse quella di allontanarmi, vorrei che fosse chiaro che non ho intenzione di espormi ulteriormente alla sua presenza.

Il mio professore -che mi conosce molto bene perché sono 5 anni che mi osserva in palestra e mi analizza- sa, senza ombra di dubbio, cosa ho passato. E quando in un resoconto mi ha detto che io ho il tocco magico, una sensibilità e qualità fuori dal comune e di cui non riesco a rendermi conto, ha specificato che è così perché ho molto sofferto.

Di questa grande sofferenza che ho patito pare che nella nostra famiglia nessuno si sia mai accorto. Persino tu mi hai sempre detto che ho vissuto nella bambagia. Certamente tu sei un adulto che sa amare e sa prendersi cura dell'altro e, nello specifico, ti sei preso cura di me come hai potuto e con grande affetto. Ma, in questa gestione condivisa, disordinata e conflittuale, il tuo contributo non è stato sufficiente a proteggermi da una sofferenza troppo grande e troppo precoce. 

Nella pratica io sono stata una bambina in balia di una madre incompetente, fragile, inconsistente, problematica e patologica, e che, a piacimento, veniva sbolognata a te e alla nonna come un pacco. Quante volte la nonna stufa di avermi tra i piedi mi ha detto che una madre l'avevo, di chiedere a lei e non a voi. Di tornarmene a casa mia perché non mi sopportava. E tu impassibile leggevi il tuo giornale in sala. 

Posso affermare senza errore che ho vissuto in un ambiente patologico dove ognuno ha visto in me quello che più gli pareva: ora un figlio, ora un peso, un oggetto, un giocattolo, una riserva privata di affetto e riconoscimento gratuito e incondizionato, una fonte di vitalità a cui attingere per tirare avanti e, per tutti, sono stata l'occasione d'oro di proiettare allucinazioni e aspettative. Ognuno di voi ha preso da me ciò che ha voluto e ha lasciato che soffrissi senza riconoscerlo e senza scusarsi. Anzi, sono stata continuamente rimproverata, aggredita e commiserata perché non rispondevo mai adeguatamente alle aspettative di nessuno. 

Solo adesso che finalmente sono adulta, posso scegliere di sottrarmi alla vostra vicinanza mortifera.

Ad ogni modo, se sono ancora al mondo, è grazie a te e al tuo affetto. Tu sei l'unica persona affettiva della famiglia. Sicuramente per questo sei stato la salvezza per tutte noi quando sei arrivato. Ma soprattutto sei stato la salvezza per me, altrimenti deprivata completamente di affetto e umanità. Neppure mia nonna mi ha mai sopportata quando ero bambina o quando ho vissuto con voi. Per te almeno rappresentavo la speranza del riscatto e non una 'schifosa maledetta' come a turno ero per mia madre e mia nonna; per te ero una vita completamente nuova da amare e da crescere. E non l'adolescente problematica che ti sei ritrovato quando hai conosciuto la nonna. 

Ho poi passato una vita in analisi per cercare di fare ordine. È stato un percorso faticoso e doloroso quello per la comprensione della mia storia, ma necessario per poter continuare a vivere. Molte difficoltà permangono perché il maltrattamento e l'abbandono precoce ti segnano per tutta la vita.

Io non ce l'ho con nessuno di voi, e non ce l'ho tantomeno con mia madre, che è una persona palesemente piena di problemi, incapace e sofferente. Ma, avendomi lei investita -da appena nata e per tutta la vita- di odio, invidia, gelosia, rabbia, cattiveria fino quasi ad annientarmi; avendo io constatato che supplicarla di smettere di tormentarmi otteneva l'effetto di incoraggiarla a continuare, non ho intenzione di sottopormi mai più alla sua voracità e tossicità. Evidentemente è una persona gravemente disturbata e il sacrificio della mia infanzia di certo non è servito a guarirla. Adesso vado avanti per la mia strada, il più lontano possibile dalla sua.

Allontanarmi e chiudere con mia madre mi ha permesso finalmente di cominciare a respirare, di allentare la morsa della sofferenza, di fare ordine dentro me stessa e di vivere. Se avessi continuato ad espormi a lei sarei certamente morta. Ricordi i dolori atroci che avevo spesso alla pancia fino a svenire? Somatizzavo la sofferenza. Sono diminuiti gradualmente man mano che vi vedevo sempre meno fino a scomparire quando ho definitivamente chiuso con mia madre. Tornano solo quando sono molto stressata e spesso in concomitanza con un nostro incontro per paura di incontrarla. Ma ormai non svengo più. Sono più forte adesso grazie alla distanza e al lavoro su me stessa.

Come tu non ti sia accorto di tutto questo davvero non lo so. Forse lo hai detto perché non c'era un modo per salvare tutti quanti. Ma hai fatto comunque moltissimo per me. I ricordi belli della mia infanzia sono tutti legati a te che, nonostante le difficoltà, sei stato per me un nonno premuroso, un papà responsabile e una mamma  affettuosa. Non hai cacciato i mostri e non mi hai aiutata a fare chiarezza ma mi hai attrezzata per farlo da sola. Nessuno è perfetto. E tu hai delle qualità umane preziose e, adesso che ho studiato e lo so, delle competenze genitoriali rare per i tuoi tempi e che ancora troppo pochi uomini possiedono persino oggi. Chissà se un giorno capirò meglio cosa ti abbia spinto a fermarti in quella famiglia difficile. Forse è stato il profondo senso di responsabilità e fiducia che hai dimostrato in ogni aspetto della tua vita? Considero la tua esistenza una testimonianza di rispetto, coraggio, cura e bellezza. Nel tuo piccolo, con impegno e costanza, hai migliorato il mondo. Sei prezioso per me.

Ti voglio bene.
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13 settembre, 2019

PARTICOLARI

Un artista dipinge un disegno ma non ne rimane soddisfatto. Normalmente lo butterebbe ma, questa volta, decide di fare una cosa diversa dal suo consueto, qualcosa di meno assoluto: trasformare anziché distruggere.

Così taglia in tanti parti il disegno e lo mette via in una busta per proteggerlo dalle proprie pulsioni.

Tempo dopo, a freddo, lo ritrova e decide di soffermarsi su quelli che sostanzialmente non sono altro che dei particolari di quel suo disegno originale ormai irriconoscibile.

E succede una cosa: alcuni di quei particolari, inaspettatamente, gli piacciono moltissimo! Altri meno... ma scopre che a seconda del momento in cui li guarda, gli stessi particolari suscitano in lui emozioni differenti.

Ancora però non sa cosa farne di quel disegno. A volte lo porta con sé, perché contemplarlo e scoprire cosa prova non gli basta: vuole condividerlo con qualcuno.

Scopre così che l'altro, con la sua diversità, lo completa e con sorpresa quel disegno trova il suo scopo: partecipa ad un corso di psicomotricità in qualità di omaggio agli allievi che hanno appena fatto una seduta proprio con la pittura.

Ogni allievo del corso viene invitato a prendere un particolare del disegno dell'artista con la consegna di farne quello che desidera: buttarlo o trasformarlo.

Il particolare nel frattempo si è arricchito di un messaggio sul retro: 
'Nei particolari è contenuta la nostra unicità... ma è con l'altro che ci completiamo'.

L'artista è infatti cresciuto durante il percorso fatto da solo e insieme agli altri e si è reso conto, osservando quei pezzetti del suo disegno nel tempo, che egli stesso -e così ogni persona che incontra- è fatto di tanti particolari: alcuni gli piacciono e altri no, oppure piacciono ad altri e, nel bene e nel male, sono proprio quei particolari a renderlo e a rendere ogni singola persona speciale e unica. 

Capisce così che il valore è sempre relativo, che non vale la pena ragionare per assoluti, che solo nell'incontro e nel confronto con gli altri ci si completa e che si cresce integrando nuovi particolari e nuovi punti di vista.


Disegno di Olivya Blogger con contributi speciali di altri partecipanti:
il disegno è stato fatto su un foglio molto grande su cui hanno disegnato in tanti contemporaneamente. Ad un certo punto, il gioco si è impossessato dei partecipanti che hanno cominciato a dipingere il proprio corpo e quello dei compagni e a rotolarsi sul foglio. Hanno quindi sporcato dappertutto tranne quel particolare: quando arrivavano lì nei paraggi, spontaneamente deviavano per andare a pasticciare altrove, o aggiungevano un prezioso particolare. Il risultato finale è persino più bello dell'originale.
E' proprio vero che nei particolari è contenuta la nostra unicità e che è con gli altri che ci completiamo.


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