24 ottobre, 2018

GENGIVE

Puoi affinare quanto ti pare tecniche per tenere a bada l'ansia, le emozioni, le paure ma ci sarà sempre una parte del tuo corpo che, magari in modo impercettibile, ti tradirà davanti al tuo interlocutore.

Io, ad esempio, ho le gengive!

Quelle stronze sono sempre state eccessive. Pretendono di comparire in ogni mio sorriso e si mostrano svergognate in combutta con il resto della bocca. Infatti devo avere la mandibola snodata e molto competitiva perché ad una gara di ampiezza di morsi ad una fetta di pane ho vinto a pari merito con un tizio alto un metro e novanta che ha pure una enorme bocca. Molto più grande di quella di Julia Roberts per intenderci, mentre la mia, da fuori, sembra minuscola! (Con l'occasione mi sono inavvertitamente morsicata le guance e tagliata agli angoli).
Non sarebbe un problema se non ridessi spesso. 'Voglio la dada che ride', disse una mamma chiedendo di me alla segretaria della piscina… Un sorriso caratterizzante perché quando rido è piuttosto evidente. E mi succede spesso. Se poi lo unisco al resto della mia personalità, divento uno strano personaggio e non passo inosservata. Quella 'strana': che potrò mai avere da sorridere tanto in questa valle di lacrime!

Ad ogni modo, il problema più imbarazzante è quando sono emozionata. Evidentemente mi disidrato e succede una cosa orrenda: pian piano, mentre parlo e sorrido mi si asciuga la saliva a tal punto che mi ritrovo… il labbro superiore arrotolato in cima alle gengive, come una tapparella, incapace di scendere se non srotolato manualmente o facendo delle smorfie.

Succede gradualmente: all'inizio sento che il labbro scorre male sulle gengive, la bocca è leggermente asciutta ma parlare è ancora possibile.

Poi inizia ad incepparsi, solo da un lato, mezzo labbro su e mezzo giù, come ho visto succedere forse ai cani qualche volta. Infine non scende più del tutto e mi ritrovo a usare i muscoli della faccia per biascicare le parole in un indicibile imbarazzo.

Comunque sempre meglio di quando mi veniva un attacco di diarrea...


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NEL SILENZIO

Ore passate nel silenzio a riascoltare quanto detto, nella preoccupazione di aver ferito, di non aver capito, nel dolore di aver sbagliato. Così non dormo. Il silenzio è solo intorno, dentro le voci si accendono. Chiudo gli occhi -arriverà lo sfinimento?- ma quelli si riaprono dentro: è ancora come di giorno, le luci, le persone, ogni cosa si ripete. Vorrei accettare ciò che è accaduto, domani farò diverso, adesso ho sonno. Impossibile dormire, prima devo rivivere tutte quelle storie.

All’inizio sospiro, non le sopporto, ho troppo sbagliato! Ma ad ogni rivisitazione, gli errori pian piano prendono posto nella mia comprensione, si allenta la tensione e solo dopo molte passate, succede, finalmente, di dormire.

Il mattino arriva presto e non c’è più modo di riposare: di giorno non ci sono scuse, è vietato lasciarsi andare. Solo per un film o un libro ma senza veramente dormire.

Tutto inizia quasi ogni sera, dopo cena e solo dopo essermi distratta: allora mi addormento per caso sullo scomodo divano, mentre sono arrotolata dentro ad una coperta e appoggiata a qualcuno. E’ un sonno perfetto. Appena resto sola però mi sveglio perché dentro si accorgono che è notte e di quel vuoto nel silenzio.

Così cominciano a parlarmi per riempirlo e io non so fare altro che ascoltarli. Passano le ore, in mezzo a quella folla di persone e ascolto e riascolto le nostre parole e tutte quelle storie…


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04 ottobre, 2018

CORAGGIO!

Da piccola ricordo di aver desiderato disperatamente per qualche tempo la bacchetta magica per poter fare tutte le magie che mi pareva. Un breve delirio stimolato dai cartoni animati e forse dall'inconscio che chiedeva i rinforzi. 

Fatto i conti col principio di realtà, me ne sono fatta una ragione di non poterla avere ed ho poi capito in seguito di essere stata comunque molto magica nella mia infanzia: sapevo vedere la bellezza intorno a me, avevo una fantasia, una vitalità e una gioia traboccanti e con esse ricoprivo ogni cosa. 

[La realtà 'nuda e cruda' come alcuni pensano di vederla, non so neppure se esista davvero o se sia pure quella una magia, ma di altra natura. Non a caso, ognuno vede le cose a modo proprio e le stesse 'tragedie' determinano vissuti e conseguenze molto diversi tra loro]. 

Purtroppo nella mia famiglia c'è stata una grande richiesta della mia magia che deve essere stata vista come una piccola miniera di tesori (gioia, vitalità, bellezza, nuovo inizio, nuova vita, crescita, appunto!) e che hanno sfruttato però senza criterio, esaurendola in fretta. 

Un dono inaspettato. Una riserva di vita inaspettata: accolta con sorpresa in mezzo ai sopravvissuti, sono stata depredata, svuotata e accantonata. Qualcuno mi ha pure rinfacciato di non risplendere più molto, di essere diventata opaca, dopo tutto l'investimento affettivo che avevo ricevuto. Che ingrata!

A lungo ho arginato il panico furibondo di mia madre, placandola; e non sono raggelata di fronte alla fredda razionalità di mio nonno, addolcendola. Ma ogni dinamica, ogni problema familiare ha continuato a riproporsi, sempre, fino alla fine, senza soluzione. Ho così interiorizzato di non essere abbastanza. Per molto tempo ho mantenuto un magico equilibrio per me stessa e per gli altri intorno ricevendo indietro solo disprezzo. 

Fatto sta che riconosco di essere stata magica, un tempo, perché ad oggi le magie non mi riescono più tanto bene e le sbaglio spesso. Vedo 'male' dove non ce n'è neppure molto e 'bene' ormai raramente. Come avessi consumato precocemente un potere senza riuscire a rinnovarlo opportunamente. 

Sono stata costretta così a lungo a sopportare 'per amore' cose che mi facevano male che ad un certo punto ho smesso di lottare, sono fuggita e mi sono nascosta. 

Adesso vivo come una rifugiata. Come mia nonna che, dopo essere sopravvissuta alla guerra, alla fame, alla morte e alla disperazione, ha vissuto il resto della vita in una calma placida e apparente, rinunciando a sé stessa pur di non iniziare, 'disarmata', nuove battaglie. In un certo senso ha continuato a lottare, come poteva, certo: ora per i diritti dei lavoratori, ora per quelli delle donne magari, ma non per sé stessa, visto che aveva creduto di non valerne la pena, rifiutando lavori di maggiore responsabilità e prestigio e lavorando sia fuori che a casa come da una donna ancora ci si aspettava. 

Certe battaglie si fa prima a combatterle per gli altri che per sé stessi, soprattutto quando ci hanno fatto credere di essere delle schifose, maledette e tremende quando invece siamo preziose, intelligenti e molto coraggiose.

Si arriva ad un punto che il desiderio di tregua supera qualunque altra ambizione e, una volta ottenuta, percependo lo svuotamento interiore, si rischia di non sapere più come e da cosa ripartire.

Il coraggio nella mia famiglia si è spesso consumato troppo in fretta e il resto della vita si è finito poi per passarla alla finestra...

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13 settembre, 2018

EQUIVOCANDO ALLEGRAMENTE

- 'Avrio... catalaves?', 'Avrio... catalaves?', 'AVRIO... catalaves?'.
'Italiani-greci, una faccia, una razza'... per fortuna, così possiamo gesticolare con grandi risultati e il resto disegnarlo sui sassi per capirsi. 'Avrio' è stata la parola che tra tutte ho compreso per prima e con una discreta sicurezza grazie al gesto di accompagnamento di mano e braccio condiviso tra i nostri due popoli. Per il resto delle nostre conversazioni, il senso dei

11 settembre, 2018

TEMPI PER LASCIARE ANDARE

Se bastasse pensare e desiderare di lasciare andare qualcosa che ci opprime, avremmo già risolto in molti i nostri problemi e senza troppa fatica. Evidentemente il processo è più complesso. E sentirsi continuamente dire 'lascia andare' dagli 'esperti' della vita degli altri, non aiuta, anzi, frustra perché si capisce che secondo chi ci sta parlando non ci stiamo riuscendo. Si intuisce che, per l'opinione generale, c'è un tempo limitato per piangere e

07 settembre, 2018

STORIA DI UN FOGLIO DI CARTA


<<  C'era una volta...
— Un re! — diranno subito i miei piccoli lettori.
— No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta...>>... un pezzo di carta.

L'ARTE DI FARE LA NANNA

A pochi mesi lo prendevo in braccio e dopo le coccole e una canzoncina, tenendo il ritmo giusto, in pochi minuti, si addormentava. 

Crescendo in consapevolezza, prese giustamente a dire la sua per ogni cosa; si opponeva come per dire 'io comincio a riconoscere che sono diverso da te e mi devi lasciare andare'.

UN RACCONTO PER AMICO

Forse non tutti sanno o si ricordano che ciò che non passa per la propria esperienza difficilmente possiamo capirlo profondamente. Possiamo riuscire a vedere che un altro sta male, magari credergli pure ma non sapremo mai quanto forte sia il suo dolore. Poi c'è anche chi non se lo immagina neppure, chi non riesce proprio a credere a quel dolore e pensa che l'altro la racconti per commiserarsi. 

05 settembre, 2018

PASSAGGIO PONTE

Riflessioni sul traghetto da Venezia/Ancona per Igoumenitsa/Patrasso e ritorno: i passeggeri sono, a turno, protagonisti e spettatori involontari di un documentario sul concetto di selezione naturale di Darwin.

28 giugno, 2018

QUANDO MI HANNO SABOTATO IL CERVELLO

A volte mi accorgo dei miei malfunzionamenti; dev'essere come per mia nonna quando pure lei, a volte, si accorge che qualcosa non torna nelle cose che fa mentre non ricorda, mentre attraversa un vuoto d'aria, una discontinuità tra una cosa e l'altra. Allora mi dice: ho detto o fatto qualcosa di sbagliato, vero?

22 giugno, 2018

NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE

Immersione su relitto, qualche raccomandazione per tenere sotto controllo la narcosi d'azoto: fare a mente divisioni a due cifre, ripetere a memoria una poesia e non scendere a capofitto...

23 maggio, 2018

VOGLIA DI VARICELLA

Da piccola mi ammalavo sempre. Somatizzavo la mancanza di affettività... solo che, a somatizzare, sono sì sopravvissuta all'abbandono, ma che fatica! Ed ho per giunta rischiato di subire delle modificazioni genetiche per massiccio uso di medicinali combinati, all'epoca mica tanto controllati. 

22 maggio, 2018

TI FACCIO UNO SHAMPOO

Due bimbi di cinque anni, un po' disordinati nell'approcciarsi, si ritrovano spesso a litigare e accapigliarsi, quando un giorno, si scoprono quasi subito d'accordo nel farsi uno shampoo (simbolico ovviamente). 

21 maggio, 2018

IDENTITA'

Quasi tutti i giorni percorro una strada che passa esterna ai centri urbani e dalla quale ci si immette dal mio paese alla città. Ad uno dei semafori di questa strada trafficata solo in quell'ultimo tratto, sta sempre un uomo piccolo di statura, con la pelle dorata e una espressione cordiale e rilassata che vende i giornali.

SEGMENTI

Per molto tempo mi è sembrato tutto scollegato: l'infanzia, l'adolescenza, l'età adulta, io stessa... Stavo crescendo, ma qualcosa non tornava, non mi sentivo all'altezza: sono cresciuta troppo in fretta. 

18 maggio, 2018

PARADISO PERDUTO

Leggo: "Il neonato ricerca la sicurezza del paradiso perduto intrauterino...".

E poi: "L'assenza del genitore attiva la creatività del bambino che, gradualmente, diverrà sempre più autonomo...".

Poi ripenso a quell'altra cacciata da un paradiso (il giardino dell'Eden citato nella Bibbia) quella da cui ebbero origine tutti i nostri 'guai'... o, più correttamente, da cui ebbe inizio la vita vera, con le sue gioie e i suoi dolori: crescere come esseri umani e lasciare a brucare, in quella condizione di inconsapevolezza, le mucche, le pecore e le galline.

15 maggio, 2018

IMPERFETTO CON ORGOGLIO

Oggi ho capito una cosa importante: fare un uso emotivo dei puntini di sospensione è quanto mai dannoso per sé stessi, per gli altri e per la lingua scritta.

Lo dicono nei siti che offrono consigli a chi vuol partecipare a concorsi letterari e non essere cestinato prima ancora di essere letto.

11 maggio, 2018

IL LETTO

Oggi ho cambiato le lenzuola: finalmente l'ho fatto di mattina, ho fatto prendere aria al materasso una mezz'ora e messo subito dopo la biancheria pulita, di cui ho azzeccato l'orientamento al primo colpo. 

21 aprile, 2018

A NICCOLO' AMMANITI

Ma tu sai tutte quelle cose sui tuoi personaggi per esperienza diretta o tuo padre a caratterizzarli un po' t'aiuta?

Nel primo caso, se tua madre o tuo padre ti hanno maltrattato, va bene: c'è pieno di persone, come gli psicoterapeuti, che possono aiutare gli altri ma che massacrano i propri figli. E' una questione di ambiti e proiezioni: con gli altri non ci sono di mezzo certe emozioni. E i figli sono una occasione imperdibile per potersi rifare. 

08 aprile, 2018

GIOCARE COL FUOCO

Risaliamo di corsa il pendio tra gli alberi e, appena fuori, ecco le fiamme. E' un incendio e il fronte sembra molto vasto. Brucia il basso paleo per centinaia di metri e si sta insinuando tra le prime piante ai margini del bosco.

06 aprile, 2018

L'ENNESIMO SPAVENTO

C'è chi invecchiando rimane fedele a sé stesso, al proprio aspetto, solo cede un po' o si indurisce, fa le pieghe e s'ingrigisce...

E poi c'è chi, come me, invecchiando sembra come buttar fuori sua madre e sua nonna dalle pieghe della pelle.

Quelle due paion proprio emergere da dentro di me e deformarmi a loro immagine!

Sarà forse l'ultima prova prima del distacco definitivo? 

Sì, una tremenda prova del nove: riuscire a sopportare, senza impazzire, l'allucinazione della vecchia generazione proiettata nello specchio ad ogni mio passaggio.

Dopo di che niente di loro potrà più spaventarmi davvero. Perché è solo apparenza, non c'è sostanza.

Sopravvissuta alla loro rabbia proiettiva, alla loro incapacità affettiva, alle persecuzioni, alle umiliazioni, ai tormenti, ai dispiaceri; presa la distanza dai loro comportamenti, dalle loro aspettative, consapevole di essere altro da loro, ne ho neutralizzato l'influenza, sono in grado di riconoscere i loro pensieri dai miei e di scartarli prima di agire. Potrà mica spaventarmi una vaga somiglianza...

Devo solo ricordarmi che il processo è irreversibile, che non si può tornare indietro nella consapevolezza, nel profondo cambiamento, neppure dopo l'ennesimo spavento.

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04 aprile, 2018

CONVERSAZIONI PROFESSIONALI?

Per comprendere un messaggio nella sua globalità dobbiamo sempre tenere conto che esso si compone di più messaggi insieme: quelli verbali, diretti, espliciti e quelli non verbali, indiretti, impliciti. Questi ultimi hanno sempre un peso maggiore nell'economia della comunicazione. 

Vediamo un esempio tratto da una conversazione realmente accaduta.

MEDICO ORTOPEDICO (controllato, sintetico, freddo, diretto senza filtro, impassibile, interventista):     
                                    
- Quanto tempo è passato dall'incidente? Due mesi? [Non verbale, sottinteso nell'espressione facciale e nel tono=Così tanto?!];

- Quando hai tolto i punti? Un mese fa? [=Veramente? Non ci siamo!];

- Da quando hai cominciato a muoverlo? Ah, non si muove...? [=Allora non c'è niente da fare];

Conclusioni [ricevute prima indirettamente nel sottinteso e, adesso, nel non verbale: postura rigida, sguardo serio=la speranza, che è l'ultima a morire...è già morta! Infatti...]se non ha riacquistato mobilità finora, difficile lo possa più fare ormai; certo, puoi provare a fare esercizi, male non fa, ma 90% va operato di nuovo, bisognerà riaprire e rompere. 

Tanto vale forzare la mano: fai esercizi, non lo proteggere e se dovessi romperlo accidentalmente, tanto meglio, così vai direttamente a Modena dove sono specializzati in chirurgia e riabilitazione della mano.


PAZIENTE PSICOMOTRICISTA RELAZIONALE (espressiva, emotiva, diretta con filtro, coinvolta, mediatrice...il più delle volte!):

Si mette a ridere. 

Il medico non ne comprende le ragioni e fa capire che l'incontro è terminato: si alza, porge la mano, stringe inespressivo.

Lei va via sorridente ma depressa e preoccupata: operare, di nuovo, il lavoro, lo sbattimento, le difficoltà economiche di un precario senza malattia...e ride...poi piagnucola...alla fine si arrabbia...prima con sé stessa e la sua sbadataggine e poi con lui e la sua spinosa imperturbabilità; infine, per sdrammatizzare un po' la questione, pensa, a parti invertite, come sarebbe se lei comunicasse a quel modo le cose alle persone con cui lavora: genitori e bambini a proposito dei loro disagi.

Così si immagina di vedere arrivare l'ortopedico con il suo bambino di 5 anni al corso di psicomotricità. All'inizio del percorso hanno un colloquio, stavolta è lei che fa le domande:

- Quanti anni ha il bambino? 5? [Non verbale, implicito nell'espressione facciale e nel tono = Di già? Allora è peggio di quel che credessi...];

- Ha già fatto psicomotricità prima di oggi? [E' evidente che no ma te lo chiedo lo stesso e penso pure che cosa aspettassi per deciderti];

- Fa sempre così, davvero? Anche a casa e a scuola? [Accipicchia, non ci siamo proprio!].

Conclusioni: se sta messo così a questa età, difficile ormai correggerlo [parola che usa di proposito in questa fantasiosa ipotesi vendicativa ma che non userebbe mai nella realtà]; noi ci proviamo, certamente, ma 90% ti diventa tossicodipendente entro i 16 anni.

Possiamo forzare la mano: gli diamo uno spinello, una sigaretta e vediamo se ci prende gusto e nel caso lo mandiamo direttamente a San Patrignano che sono esperti e te lo sistemano come si deve.


AAAAh, se solo si potessero impiantare o espiantare chirurgicamente l'empatia e l'emotività!!!

Però si potrebbero sempre riciclare i comportamentisti più estremisti: invece di tormentare i bambini autistici, potrebbero sfogarsi con certi medici adulti! Un bel percorso insieme su come riconoscere le emozioni e i sentimenti degli altri con esercizi maniacali su come rispondere adeguatamente...almeno se la vedrebbero tra pari...

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03 aprile, 2018

INCONTRI E PROMESSE

Gli incontri con gli altri sono stimoli preziosi. A volte anche brevi scambi possono essere molto significativi se vanno a toccare decisi certi tasti impolverati: grazie ad un urto modesto e del tutto casuale, possono movimentare quella melma solitamente ferma in cui spesso si trasforma la nostra intraprendenza e che talvolta molto presto nella vita giace, annichilita dalla routine e dal disincanto, sul fondo della nostra consapevolezza.

Così capita di leggere di una iniziativa un po' diversa dal solito, di parlare con qualcuno in modo spontaneo e unico, di toccarsi per sbaglio per una frazione impercettibile pelle su pelle...e questa esperienza produce una scossa, una spinta e si intravede un movimento laddove pensavi fosse tutto immobile, stagnante e in decadimento...

Quando succede questo, è un attimo che risalgano da dentro di noi tronfie bollicine di vitalità, di creatività, di sogni, di fantasie, echi di cose dimenticate e assopite.

A me è successo proprio questo di recente. Poco tempo fa ho avuto un breve, insolito confronto in cui ho involontariamente ragionato su chi sono e cosa voglio: sono stata invitata a farne un progetto...e da allora qualcosa dentro di me si è smosso. Le mie fantasie un po' alla volta si sono affacciate alla mia consapevolezza e, pure adesso, nonostante gli imprevisti e le difficoltà, stanno lì e mi guardano come se avessi fatto loro una promessa

Sembrano come il sole quando il cielo è cosparso di nuvole: timide e curiose...si mostrano belle e piene di calore ma possono venire nascoste di nuovo, all'improvviso. Anche quando tutto torna grigio, per un po' non puoi più fare a meno di guardare verso di loro...ma alla lunga si corre il rischio di rinunciarci per fatica, per paura della delusione e dell'attesa. Sarebbe bello acchiapparle subito insieme all'introverso sole primaverile e tenersele strette, con tenacia! Invece ci vuole costanza, pazienza e tanta fiducia... 

Almeno in questo, la stagione aiuta!

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01 aprile, 2018

RESUSCITIAMOCI!

'Buona Pasqua!'. 
- 'Grazie, anche a te!'. 

Ma io sono atea e, per quanto, a lungo, nella mia vita abbia partecipato in maniera involontaria e stereotipata a certi rituali religiosi -voluti dagli altri più per abitudine che per convinzione- fatico un po' a contribuire all'atmosfera spirituale comune...

Ad ogni modo, la mia vita non è certamente governata dal caos o dall'ingiustizia: ho scelto dei validi maestri dagli insegnamenti profondi e, forse, pure più attuali di certi altri... 

Devo quindi fare uno sforzo per ricordarmi che è Pasqua e cercare di fare gli auguri agli amici che so per certo credenti: a quelli che credono profondamente e praticano assiduamente e a quelli che credono solo durante le feste e che non fanno penitenza per quaranta giorni ma tutta insieme, mescolando la penitenza alla resurrezione! Troppi parenti e pietanze mescolate insieme possono essere devastanti...una punizione! 

Perché, credenti o meno, chi è cresciuto con Babbo Natale, il pandoro e il panettone, la colomba e l'uovo di cioccolata...fa fatica ad emanciparsi da certe abitudini apprese fin da bambini! Ma strada facendo il fisico ne risente...allora, forse, un po' di astinenza almeno prima non sarebbe male...rivisitata, con motivazioni più attuali magari sarebbe pure presa in considerazione...

Comunque, una delusione o un po' di risentimento per una disattenzione in queste occasioni sono sempre in agguato...

Quindi, BUONA PASQUA a tutti e, per l'amor del cielo, non scoppiatevi!

Personalmente, poi, ho cercato di emanciparmi dalla dipendenza dall'uovo di Pasqua, oggetto tentatore che mi ricorda i momenti di tregua e abbondanza dell'infanzia e per questo l'ho voluto spesso anche da adulta. Ho scelto da tempo di convertire la dipendenza emotiva dal consumismo nostalgico in una attenzione e protezione verso me stessa e gli altri: avete visto cosa costa un uovo di Pasqua con cioccolata scadente e con dentro una sorpresa deludente rispetto alla stessa quantità di cioccolata in una tavoletta di qualità? Molto di più! 

Così sono felice quando resuscito il mio buon senso, la mia autonomia di pensiero e proteggo pure la mia fragile economia...

Ma, a proposito di resurrezione...sto pensando che certamente abbiamo tutti, credenti o no, qualcosa di importante da resuscitare o di cui commemorare la resurrezione: che so, l'allegria scomparsa, la gioia abbandonata, la creatività assopita, il dinamismo perso, la pigrizia trascurata o abusata, l'ozio mai provato, il corpo avvilito, la mente spenta, l'inconscio sconosciuto, i sogni dimenticati, i desideri soffocati o respinti...

Io oggi, ad esempio, ho resuscitato il mio corpo in Appennino in giro con le pelli, dopo un tempo piuttosto lungo di necessaria astinenza e involontaria penitenza. E sono finita a tavola alle 15 in un rifugio dove ho festeggiato l'evento con un favoloso tortino di castagna e gelato alla cannella. Alla faccia dell'uovo di Pasqua! Tié!

Che resurrezione e che gioia!

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19 marzo, 2018

IL SASSO

19 marzo, festa del papà...

Per anni a scuola ho preparato regalini da portare a casa e archiviare per la festa del papà. Quello del quale ricordo meglio la preparazione è stato un sasso dipinto, confezionato alla materna mentre mi scappava la cacca e cercavo di tenerla...inutilmente perché poi me la sono fatta addosso...

I pensierini destinati ai genitori mi portavano una gran iella (Temi Difficili Alle Elementari)! Sono stata molto sgridata dalla maestra che mi ha dovuto cambiare prendendo a prestito il cambio di un mio compagno: ricordati di dire alla mamma di riportarlo pulito, hai capito! Vergognati!

Ti pare di tormentarmi con il tuo livore, brutta strega isterica, mentre sto esprimendo tutto il mio sentimento per mio padre???

Certo, uno vive un doppio dramma -preparare l'ennesimo regalino a vuoto per suo padre stronzo e, sotto sforzo di concentrazione, riprodurre simbolicamente la propria figura genitoriale- e questa protesta e mi umilia! 

Aveva intuito cosa stava per succedere e avrebbe voluto portarmi in bagno in tempo ma ero comprensibilmente assorbita dal gesto creativo, per abbandonare la mia opera anche solo un momento...

A pensarci bene, sarebbe stato ganzo trovarselo a casa, andargli incontro così, piena di merda, tirargli il bel sasso variopinto in testa e poi, una volta steso a terra e finalmente alla mia portata, sedermici sulla faccia! Un gioco simbolico per me, con un retrogusto così reale per lui...

Devo rivalutare le maestre di quell'asilo a questo punto: mi avevano dato l'occasione di esprimere le mie emozioni represse tramite l'arte, suggerito un gioco simbolico di grande soddisfazione per un bambino (uccidere il genitore) e fornito un oggetto-mediatore della relazione che nella realtà avrebbe potuto essere un'arma contundente! Il sangue si sarebbe poi confuso tra le macchie di pittura...nessuno avrebbe cercato l'arma del delitto tra i regali di una bambina e, comunque, a 4 anni non sarei stata perseguibile ancora...

Mia madre, da quando ho memoria, quando me la facevo addosso mi gonfiava di botte e mi urlava contro furibonda e non ha mai molto gradito i miei regali, anzi me li cassava quasi sempre. Ripensandoci, quel dono, passata la festa del papà, avrei potuto riciclarlo per festeggiare pure lei la volta dopo! 

Ma lui non è mai venuto a prenderselo e così il sasso è rimasto lì, ad aspettarlo.

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17 marzo, 2018

ESSERE BAMBINI

Fare il bambino è proprio uno sporco lavoro. 

Non parli o ti esprimi che gli adulti da cui dipendi non capiscono niente, vanno in crisi, si mettono a leggere come matti manuali, si imbarazzano, non sanno a chi chiedere, vorrebbero essere adottati dalle maestre dell'asilo, avere una consulenza h24 perché l'insicurezza è tale che non sanno come fare neppure dopo molte letture; poveretti, nella corsa all'affermazione, all'emancipazione, alla sopravvivenza psichica, durante la fuga dai propri bisogni profondi e dalla consapevolezza...hanno rimosso sentimenti ed emozioni e non frequentando bambini dai tempi dell'asilo, oggi, un po' li temono pure...

Prendiamoci cinque minuti per pensare a come deve essere la vita di un bambino per umanizzarlo e renderlo più comprensibile e meno spaventoso.

Da piccoli le emozioni sono un grumo indistinto che esce fuori tutto insieme, violento e angosciante. Non ci si capisce niente, in certi momenti, ti senti solo disintegrare improvvisamente. E se stai in quella condizione di disagio diffuso, generalizzato e insopportabile, di rabbia, mista a tristezza, mista ad angoscia di perdere l'amore e a paura di scoppiare...è urgente trovare qualcuno in grado di capire, altrimenti ti senti solo di una solitudine davvero orribile e rischi la dissociazione. 

Se in quei momenti ti trovi di fronte allo sgomento, al panico e alla rabbia furibonda di tua madre e tuo padre che vanno in risonanza, reciprocano o non sanno che fare...pensi che quella sia la fine e ogni cosa si complica, si aggroviglia: ridi magari perché piangere è anche peggio ma così sembri un caso patologico e li allontani; tiri pugni perché vuoi un abbraccio ma quello non arriva mai al momento giusto, se non per acchiapparti e sculacciarti; corri per non farti prendere o per farti prendere in un ultimo disperato tentativo di attirare l'attenzione di cui hai tanto bisogno, ma hai fatto talmente tanto casino a quel punto che ti arrivano solo urli, isterie, rabbie e altri 'sculaccioni'.

Inoltre per fare ordine bisogna prima fare disordine: buttare fuori e sperare che qualcuno là fuori ci capisca qualcosa, elabori, interpreti, restituisca tradotto, possibilmente attenuato e ci aiuti a mettere finalmente un po' a posto...

Ma là fuori ci guardano come fossimo alieni...dov'è il libretto di istruzioni di questo piccolo demonio...nessuno li aveva preparati, se poi lo avessero saputo...

Da piccolo la vita è un casino: per vivere e crescere dipendi, hai bisogno di fusione ma anche di sperimentare momenti di indipendenza, di diffusione, in una giusta alternanza e proporzione; e devi testare continuamente quel contenitore fatto di mani e braccia e amore che sono mamma e papà sperando che siano abbastanza forti, che non si disintegrino davanti ai tuoi occhi, che continuino a volerti bene qualunque sia la tua emozione; sperando di essere rassicurato, tenuto e di non essere ferito durante queste prove...

Tra i 12-18 mesi circa, come strategia per 'diffonderti', cominci pure a prendere a morsi, calci e tirate di capelli i tuoi genitori e chi ne fa le veci...e volevi solo far capire che hai capito che sei qualcosa di diverso da loro, proprio come loro sperano tu capisca presto se no si esauriscono...ma anche stavolta sei maldestro e quelli di là, con sempre meno capelli, insonni e i nervi a fior di pelle...chissà come la prendono. 'Lo fa apposta', 'Guarda che occhi che fa', 'E' terribile'...se solo avessero visto che fanno tutti così, che è solo un transitorio passaggio obbligato, che è difficile tanto per i genitori quanto per i bambini... 

Ma spesso si fan figli senza nessuna preparazione e con scarsa consapevolezza di sé e di quale sia la propria responsabilità di genitore. Come prendersi un cane senza sapere come educarlo, per finire poi a dargli dei calci o ad abbandonarlo. Più o meno, a livello emotivo, si può far lo stesso con un bambino: si tollerano i suoi eccessi senza saper cosa fare, a lungo, poi si scoppia e li si investe di rabbia. 

Ma il bambino era stato autorizzato proprio dagli adulti, dai propri genitori -inconsapevoli- a chiedere ancora e ancora, nel momento in cui lui cercava il limite come doveva e non lo trovava. 

Ad un certo punto però lo trova, certo, perché subentra il limite emotivo dell'adulto che determina un brusco cambio di registro e di tendenza. 

L'adulto dà il limite alzando bandiera bianca, sfinito, furibondo, arreso, non di fronte all'ingratitudine e all'ingordigia del figlio -come crede- ma alla propria inadeguatezza al ruolo di genitore e solo dopo aver lanciato un missile terra aria travestito da rimprovero: sei sbagliato, non ti sopporto, perdi il mio amore, mentre magari gli chiede tuo fratello com'è che è così diverso da te? 

Che poi, il risultato di tutti quegli esercizi vanno a formare le basi del nostro copione e le strategie di adulti con cui entrare e rimanere in relazione...Capito di che cosa è l'inizio? E poi ci si chiede come mai ci siano così tante difficoltà di comunicazione tra le persone...

Capito che casino essere bambini? Non c'è volontà malefica in loro, solo un grandissimo bisogno di essere amati, rassicurati e affettivamente contenuti. 

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IL MIO SUPERPOTERE

A volte la tristezza mi avvolge e immobilizza, come una fitta nebbia; mi sento intorpidita e priva di consistenza...e in questo stato mi è difficile ogni cosa. Così chiudo gli occhi, metto su un po' di musica, cerco di fare uscire le emozioni...la rabbia, la tristezza, la paura, le stesse che ho raccolto in questi giorni, di cui adesso sono piena: avverto una certa pressione dall'interno ed ho bisogno di lasciar andare qualche cosa.

Com'è difficile in questi momenti, quando ti senti un tutt'uno con i tormenti tuoi e degli altri...

Ma lunedì torno al lavoro e dentro me devo aver fatto uno spazio sufficiente per potermi fare carico di nuovo.

La musica prende il posto della nebbia e mi culla in un abbraccio caldo, ma non basta: istintivamente faccio resistenza; una parte di me vorrebbe che rimanessi in controllo. Ma resistere mi sfianca e vorrei essere lontana da tutto per sfogare meglio. Un bel paesaggio, un viaggio. Servirebbe a distrarmi, forse, non a sfogare tutto questo. Ad ogni modo, mi tocca di farlo qui dove sono e cercare di non ferire nessuno. 

La difficoltà è soprattutto iniziale: lasciare andare piano per non lacerarsi...che il dolore sembra grosso e si gonfia dei tanti dolori simili che risuonano al suo passaggio. Per sua natura si amplifica e rimbomba per darsi un tono ed essere sicuro di essere sentito, senza sapere che così spaventa e si rischia di negarlo.

Ma ad un certo punto succede che piango, forte, triste, arrabbiata...poi più calma e infine rasserenata.

E sto meglio. Qualcosa dentro di me sta già germogliando. 

E per un attimo rifletto su chi sono, con affetto. 

Riscopro pure la mia bellezza, dopo aver cercato a lungo di nasconderla, di ritirarla, nel vano e disperato tentativo di passare inosservata, di non essere oggetto di cattiverie o di invidie. E capisco che ci sarà sempre una ragione per essere invidiati, che non c'è modo di sottrarsi agli occhi di persone cattive e infelici...bisogna solo trovare le risorse dentro di sé per continuare a splendere anche nell'oscurità.

Allora penso e mi aggrappo forte ad ogni raggio di bellezza che emano e lo accarezzo, ci gioco e rido. Sono felice. 

In fondo, il mio superpotere è questa mia contorta sensibilità: da un lato, debolezza dolorosa perché mi rende fragile ed emotiva e, dall'altro, dono unico e prezioso perché mi rende empatica con i bambini e le loro difficoltà. 

E questo dono non può portarmelo via nessuno. E possono raccontarsela, che io continuo a risplendere anche quando sembro stanca, distrutta o sconfitta.

Non c'è modo di sottrarsi all'invidia, alla cattiveria...allora, me ne frego e mi circondo e vivo solo con persone che hanno superpoteri complementari o affini, con cui ci capiamo e ci ricarichiamo e stiamo bene insieme. Poi esco nel mondo, ogni volta con un po' più di coraggio, sapendo, adesso, di poter tornare al sicuro, molto presto.

Grazie amici.


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22 febbraio, 2018

IN UN ORDINE DIVERSO

Un'amica cara mi ha inviato l'oroscopo di incoraggiamento di Rob Brezsny di questa settimana circa l'Acquario:  

<<Sii ostinato negli obiettivi ma flessibile nei metodi”, è il messaggio che ho letto sulla maglietta di una ragazza. È il miglior consiglio possibile per te ora. 

Per fartelo capire ancora meglio aggiungo questa citazione dell’esperto di produttività David Allen: “La pazienza è la tranquilla accettazione del fatto che le cose possono succedere in un ordine diverso da quello che abbiamo in mente”. 

Sei disposto a essere fedele ai tuoi ideali più alti, anche se dovrai improvvisare per affermarli e realizzarli?>>.

Sì.

E vorrei non aver niente da aggiungere per non guastare la mia crescita personale stimolata da queste belle parole...

Ma non resisto: perché bisognerebbe che lo pensassero anche tutti quelli coinvolti insieme a me in questi imprevisti, che le cose possono succedere in un ordine diverso da quello che abbiamo in mente, persone che invece mi chiedono certezze e si arrabbiano! Qualcuno si incazza pure se sono io la vittima dell'imprevisto e a loro tocca di pazientare aspettando che, a me, mi ricuciano e, a me, mi riabilitino per tornare a lavorare!

E bisognerebbe riuscire a fregarsene se gli altri non capiscono. Allora sì che andrebbe bene. Ma forse quell'insegnamento era in un altro oroscopo di Brezsny...o sono io particolarmente resistente all'apprendimento...

Dopo un mese di incertezze e complicazioni, mi sento un po' Giobbe...messa a dura prova.

E mi pare che Giobbe alla fine si incazza, eh, ma poi torna bello, ricco e tanto amato. Sarà così anche per me?

Inoltre...se mai supererò questa prova con pazienza, in questa epoca di crediti, in cui ogni azione ha un valore, posso sapere almeno quale sarebbe il mio punteggio finale? E poi mi verrà rilasciato un attestato di Esperto in Imprevisti e in Improvvisazione? Perché al giorno d'oggi non si fa più nulla per la gloria ma solo per gli attestati. 

Anzi, dopo questo periodo di prova, spero che mi assumano come veggente in qualche struttura perché a fare previsioni sto diventando davvero brava! Speriamo solo di averle azzeccate tutte se no sai che casino? Corsi in partenza, dita che migliorano ma che non si piegano, madri isteriche che mi tirano nomi perché non sanno come fare coi loro bambini mentre io sto qua a farmi travolgere dalla sfiga, impotente!

E poi, c'è un limite alle cose che possono succedere in un ordine diverso da come lo abbiamo in mente? Perché avrei bisogno di ricaricarmi un pochino...

Ecco che tutta la poesia di Brezsny si è volatilizzata! Ma forse, così facendo, l'avrò pure un po' interiorizzata...?

C'è tanta gente che perché siamo nel 2018 non concepisce che vada via la corrente, che nevichi abbondantemente fino a bloccare la circolazione, che qualcosa sia indipendente dal loro controllo e dalla loro manipolazione. Tutto deve tornare e possibilmente come dicono loro.

E allora voi lì così...andate un po' a cagare.

Ahaaaaa...che liberazione!

Comunque, ci vuole pazienza, sì! Buoni imprevisti a tutti!

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19 febbraio, 2018

NESSUNO AL MONDO SI SENTE ALL'ALTEZZA

Dal film Youth - La Giovinezza di Paolo Sorrentino. Una bambina dice ad un attore:

"Io l'ho vista in un film...è il film in cui fa un padre che non ha mai visto suo figlio e lo incontra per la prima volta in un bar quando ha 14 anni. Mi è piaciuto uno scambio di battute, quando tuo figlio dice:

-Perché non hai fatto il padre?

E tu rispondi:

-Pensavo di non essere all'altezza.

In quel momento ho capito una cosa importante...

-Cosa?

Che nessuno al mondo si sente all'altezza...quindi non c'è da preoccuparsi.".

[Ascoltando: Mark Kozelek - Jimmy Lavalle, Ceiling Gazing]

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17 febbraio, 2018

SBARAZZINA

Estate, un caldo boia. Pomeriggio, ore 14. Si parte al volo da Bologna per Firenze, in mtb, con gli zaini in spalla per 3 giorni sempre in sella, con una tenda leggera e quattro cose di sopravvivenza. Il sole è incandescente e l'aria ferma. 

Si parte dalla Val di Zena e si sale verso Pianoro. Non so se ho pianto mentre sudavo pensando a chi me lo avesse fatto fare di partire a quell'ora infame. Possibile che non riesca mai a fare le cose come si deve? Vabbè...schiviamo il colpo di calore e raggiunto l'abitato ci fermiamo a riflettere al primo bar sulla possibilità di arrivare e dove. 

Ripreso fiato e coraggio pedaliamo con un discreto ritmo fino a Madonna dei Fornelli senza fermarci. Arriviamo al crepuscolo e col culo in fiamme cerchiamo un posto per dormire all'aperto con l'ultimo filo di luce; finalmente andiamo a mangiare. 

In pizzeria ci chiedono da dove arriviamo e ci invitano a dormire al campo sportivo, in terra sotto la tettoia, nessuno ci darà fastidio e ci sono pure le docce calde. Così mangiamo con calma, sapendo che non dovremo neppure montare la tenda imbucata chissà dove; facciamo un po' tardi a chiacchierare e solo poco prima di mezzanotte ci alziamo per andare a pagare. 

Alla cassa c'è il pizzaiolo che gioca a carte con la cameriera. Prima che possa accorgermi di stare parlando sento la mia voce dire: 'Eeh, sbarazzino! Ma noi qui siamo dei campioni!'. E prima che potessimo salutare e uscire veniamo invitati a giocare. Perché giocare a sbarazzino da quelle parti è una cosa seria ed è facile prendere una sciocca affermazione per una sfida.

Ci sediamo ad un tavolo: pizzaiolo e cameriera contro di noi. Loro sono molto schicci e professionali...chissà come mai...noi un po' fai da te e io in particolare sembro pure un po' scema, a sentire la cameriera, perché penso anche le mosse praticamente obbligate e questo decisamente la innervosisce. Il fatto è che io giocavo per il piacere della compagnia e non avevo idea di quanto per loro fosse una cosa importante. 

Giochiamo ai 21 punti. Lei mi ha preso di mira e mi deride per ogni mia esitazione e il fatto che cuciamo più volte e per due volte addirittura 7 punti la irrita terribilmente. 

Alla fine vinciamo noi e lei ha quasi un moto di rabbia, si trattiene e propone di continuare...più seriamente...intende...

Allora interviene il marito, il padrone del locale e la invita ad andare a prendere i bambini dai nonni che è tardi e devono dormire...ma lei vorrebbe continuare, non è possibile che abbiano perso, vorrebbe ancora giocare, così lui deve insistere. Comincio a pensare che i bambini siano una scusa, un codice per dirle 'adesso basta!'. C'è un attimo di tensione nell'aria e cerchiamo di sdrammatizzare: sbadigliamo, diciamo che siamo stati proprio bene, la pizza era ottima e la compagnia ospitale ma ci aspettano un sacco di km l'indomani e dobbiamo proprio andare. 

Solo per un secondo penso che sarebbe stato bello, a saperlo di vincere, giocarsi la cena...sarebbe stato più figo raccontare agli amici di aver giocato per non pagare la pizza...forse...ma va bene pure così, ci mancano i debiti di gioco ad incasinarmi la vita. 

Una vittoria leggera e senza conseguenze...tranne che per l'orgoglio della cameriera che si è vista battere da una qualsiasi...sbarazzina! :)

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IL MARE DOVE NON SI TOCCA

Ero dal medico in sala d'attesa e tra i tanti im-pazienti ho notato una donna anziana, stanca e disillusa che in continuazione sbuffava. 

Io sono arrivata tardi, ahimè, quando il rotolo coi numeri era già stato tolto, così i vecchietti in sala quando han visto che non giravo i tacchi immediatamente e non me ne andavo si sono tutti agitati ed hanno cominciato a brontolare e commentare quanto la mia presenza fosse fuori luogo. 

La signora disillusa guardandoli adesso ha contratto ulteriormente la sua smorfia di disgusto, ha sbuffato rumorosamente e commentato sottovoce, di modo che la sentissi solo io, che il mondo è proprio un brutto posto. 

Io ho replicato all'unica persona che, forte dell'insofferenza collettiva, tra gli altri si è fatta portavoce dei suoi compagni di sventura (la vita dopo gli 80 forse e sicuramente quella in sala d'attesa) e, preventiva, mi ha attaccata verbalmente, preoccupata che potessi essere portatrice di qualche sgradita iniziativa. In fondo, si sa, i giovani al giorno d'oggi non hanno più rispetto per nessuno, tantomeno per gli anziani...

'Stia tranquilla signora, non sono qui per passarle davanti o recarle alcun disagio' e senza fornire spiegazioni non dovute mi son tolta la giacca, ho tirato fuori un romanzo e mi sono immersa nella lettura. Una decina di minuti dopo la prima signora, quella disillusa e nauseata, ha condiviso con me la sua solitudine e confessato la sua paura: che non c'è più niente da fare, che lei ormai è vecchia e chissenefrega ma che per noi giovani ci aspetta l'inferno. Il mondo è definitivamente arrivato in fondo. 

Mentre parlava, una parte di me la capiva e condivideva l'emozione e la tristezza; ma a differenza di quella signora, io per fortuna riesco ancora a rianimare la mia vitalità, di solito un po' sofferente e, in quel momento, ero persino in grado di compensare quel pessimismo assoluto invece di venirne travolta, così ribatto grossolanamente: 'Sì, è un casino stare al mondo, ma lo è sempre stato, in modo diverso e uguale e purtroppo si fanno continuamente passi avanti e casini, grandi casini...e passi avanti...'.

'Eh, ma ci vuole una buona dose di fortuna nella vita, devi nascere fortunato altrimenti è una agonia e comunque stavolta prende una brutta piega', dice, lasciando intendere che lei non l'aveva avuta la fortuna e che comunque ormai non c'è più speranza per nessuno...

Stavo per cedere e pensare: Eh già, a chi lo dici, io pure son partita proprio male, almeno avessi avuto dei genitori amorevoli...ma poi ho sentito che quel pensiero non mi apparteneva, almeno non in quel momento.

A pensarci...ci sono fortune e sfortune un po' per ognuno, ma ciò che fa la differenza vera è la capacità di trasformazione. 

Certo, il punto di partenza conta e, se siamo soli nel momento più difficile, diviene complicato andare avanti...e diventa faticosissimo trasformare. Ma non c'è altro da fare e trasformare è la dote umana migliore che possediamo. 

Ad ogni modo le sue parole inevitabilmente stimolano in me ricordi e confronti e sì, è proprio vero, ad alcuni va molto meglio che ad altri. Ma...mi sorprendo di me stessa, invece di cascarci dentro e affogare in un mare di pessimismo, vengo distratta da pensieri e immagini positive: la mia trasformazione e quella di tante persone importanti per me e per gli altri che, imperfette e incasinate, comunque hanno tanto da offrire, il meglio direi, un esempio di crescita responsabile; e sono in tanti, a differenza degli avidi, inconsapevoli stronzi che si sentono i padroni del mondo che sono pochi e fortemente illusi di avere ciò che serve loro per star bene. Ed essere consapevoli, saper crescere e trasformare nel rispetto di sé stessi e degli altri è la vera felicità, non un contentino, un placebo come lo è l'illusione di valere umanamente in base al denaro che si guadagna e al numero di persone che si comanda.

'Sì -le dico- forse posso capire ciò che intende...proprio vero che è dura e che conta anche la fortuna, ma bisogna non smettere di crescere, di cambiare e di credere in noi stessi e negli altri perché a fare la vera differenza è la nostra forza vitale, la nostra consapevolezza, la nostra umanità che sarà luce e nutrimento per qualcuno e così via, ognuno trasforma sé stesso e tutti insieme trasformiamo il mondo e vivere è quanto di meglio ci potesse accadere: fino all'ultimo si può riuscire a migliorare, ma solo mettendosi in gioco, cercando di non ritirarsi prima del tempo. E questa è la vera sfida. Accettare le difficoltà, accettando di sbagliare e, provando e riprovando, con fiducia, andando su, fino in fondo'.

'Ah, lei è un'ottimista!'. E mi osserva diffidente...in effetti io mi sento un po' deficiente.

Sorrido, come glielo spiego...no, decisamente no, non è l'ottimismo la qualità che maggiormente mi caratterizza. Ma sono una guerriera, magari a volte molto stanca, ma una che non molla. Se solo sapesse quante volte ho chiuso la faccenda con un vaffanculo, non c'è niente da fare, sbattendo i piedi come una bambina capricciosa...ma evidentemente qualcosa stavo comunque facendolo perché nel frattempo ho fatto della strada.

Poi riprende l'elenco degli orrori così uguali ma così nuovi che non lasciano speranza alla speranza; e, siccome non c'è spazio in quella disperazione per la salvezza, io rimango in silenzio ad ascoltarla.

E prima che potessi dire qualcosa è arrivato il suo turno, era l'ultima di quelli 'regolari' poi sarebbe toccato a me. Gli altri sono filati via senza che ce ne accorgessimo. La signora che mi aveva aggredita appena entrata, passando per uscire, si è avvicinata per vedere cosa stessi leggendo...ha proprio preso in mano il libro per leggere il titolo...chissà cosa l'aveva incuriosita...

Non so che pensieri potrà averle suscitato ma Il mare dove non si tocca (di Fabio Genovese) a me ha fatto pensare a come ci si sente nella vita: emozionati, sicuri e precari allo stesso tempo, appena in grado di nuotare in un mondo di cui conosciamo molto poco, che ci attrae ma che non possiamo esimerci dal temere...e tante altre cose...adesso vado a finirlo!

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30 gennaio, 2018

CURIOSITA' [POST N°100]

'Life with Beans' 
Per caso ho scoperto questa simpatica famiglia australiana: una coppia di ragazzi molto giovani con 6 bambini sotto i 5 anni. Wow! Ogni tanto vedo qualche pezzetto di video e mi rallegro! 

Consiglio di non precipitarsi a giudicare
perché ci può essere qualcosa di interessante da imparare prima e si fa sempre a tempo, non c'è fretta. Osservare in silenzio ogni tanto e darsi il tempo di sentire e comprendere le nostre emozioni è una bella esperienza. E poi possiamo sempre criticare la nostra di vita, piuttosto, prendere qualche spunto per cambiare o confermarci nel nostro agire! 

A me, ad esempio, han fatto venire voglia di mangiare più frutta e verdura crudi! Ed anche io adesso mi preparo tavolozze colorate di frutti misti per merenda (da qualche giorno...speriamo che duri!); poi mi han fatto venire voglia di mangiare più spesso in compagnia; e, osservando i bimbi mangiare da soli, ho confermato ancora una volta alcune convinzioni educative che ho e che, incredibilmente, vanno un po' controtendenza rispetto ai metodi usati in molte delle famiglie italiane che incontro per lavoro: il momento del pasto in casa molto spesso non viene vissuto bene dai genitori che preferiscono imboccare i bambini molto a lungo, non riuscendo a sopportare che mangino con le mani e che sporchino in giro; in parte anche perché non sanno se è giusto ed hanno paura di dare dei vizi, così si rassicurano che tanto lo faranno all'asilo dove sanno come fare ad insegnare e dove pulisce qualcun altro...e talvolta aspettano che i bambini imparino almeno un po' a mangiare da soli in quelle occasioni (tanto ormai ci vanno appena nati) e li lasciano fare a casa solo una volta 'imparati'...

Forse se vedessero questi video si rassicurerebbero che è tutto ok...che è una fase fondamentale e transitoria quella di mettere le mani nel piatto! In fondo, abbiamo tutti bisogno di rassicurazioni sui bambini nel nostro isolamento condominiale ed esistenziale.

E poi ci sono tanti altri spunti e curiosità...qualche perplessità ma, in realtà, ho visto davvero pochi frammenti di video per ora e tante cose sembrano funzionare davvero bene. A me questa famiglia mette buon umore...soprattutto quando arriva la frutta :D ! Sul pubblicare la propria vita familiare in un vlog...in questa società virtuale e liquida...perché no...magari ha un risvolto costruttivo in questo caso più che in altri...e poi io che posso dire in proposito che scrivo della mia vita su un blog?!

Insomma...per adesso mi sento di pubblicarlo come esempio sostanzialmente positivo...se cambio idea...rettifico.

Buona visione critica a tutti!

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