31 maggio, 2020

I RACCONTI DI TATA OLIVYA

C'erano una volta due bimbe molto speciali.

Anais era la sorella maggiore ed Eloise la sorella minore. Ma, a volte, Anais era la sorella minore ed Eloise la sorella maggiore. Dipendeva dal momento.

A volte avevano 5 e 3 anni, ma a volte erano delle bebé o addirittura dovevano ancora nascere.

Alcune volte erano invisibili, altre facevano la palla e ci rimbalzavi contro oppure correvano velocissime e non le raggiungevi mai. Quelle volte era davvero difficile prenderle. Per fare giocare Tata Olivya, le due bimbe spegnevano i poteri magici ma li riaccendevano poco dopo e Tata Olivya dopo un mese con loro era pronta per le olimpiadi!

Insomma, ogni giorno era speciale.

Anais poi aveva tantissimi capelli con cui si facevano dei super codini perché non facevano nodi; Eloise aveva i capelli biondissimi con i quali invece si facevano dei super nodi. 

Che fosse Anais od Eloise, spazzolarle era una impresa: tra i poteri magici, i muscoletti allenati e i bomboloni che mangiavano a colazione, le due sorelle scappavano via velocissime senza esitazione.

Chissà se Eloise a forza di correre via e fare nodi coi capelli si taglierà i capelli corti come quelli di Tata Olivya appena troverà posto dalla parrucchiera...

Anais aveva la pelle dorata e pareva croccantina. Sembrava buona da mangiare tanto era doratina! E con tutti quei capelli belli e folti, al sole del mattino, quasi non le serviva il cappellino.

Eloise aveva la pelle chiara chiara, come quella di Tata Olivya quando era bambina... anzi, come quella di Tata Olivya pure quando era grandina! Perché Tata Olivya era bianchissima! Così Eloise e la Tata si spalmavano di crema solare protezione 50+, con l'aiuto di Anais che queste necessità non le aveva ma che comunque dal troppo sole si proteggeva. Anais faceva le bolle con la crema: piccole per il viso, grandi per braccia e gambe. E la Tata ed Eloise spalmavano, spalmavano.

A Tata Olivya piaceva moltissimo giocare con le due bimbe: insieme costruivano capanne coi legnetti, disegnavano bambini con i sassi, giocavano con i cerchi e il paracadute e persino col divano della sala ma, soprattutto, giocavano ad acchiapparella.

A piedi nudi  o con le scarpe, le due bimbe con la Tata si rincorrevano, si assaltavano e infine si rotolavano sull'erba. Soprattutto quando le due bimbe rubavano il cappello preferito alla Tata. Così un giorno la Tata portò 3 cappelli ma lo stesso se li rubavano in continuazione.

Anais ed Eloise erano proprio due bambine in gamba!

Anais sapeva andare in bicicletta meglio del ciclista che l'aveva quasi travolta sulla ciclabile davanti a casa (la bimba aveva dei riflessi da gatto e così ha evitato l'impatto!). Ed Eloise scorreva via sul suo monopattino come Flash, spingendo tutto col piede sinistro, un piede fortissimo! Una leggenda narrava che Eloise mettesse male i piedini e inciampasse spesso ma era solo una leggenda! Certo, ogni tanto Eloise cadeva lanciando urla agghiaccianti ma in realtà non si faceva mai molto male perché era fortissima. L'urlo poi era magico perché guariva tutte le ferite e subito ripartiva a correre.

Anais ed Eloise erano velocissime, tranne quando erano lente! Ad esempio, erano lentissime certe volte che Anais non voleva mettersi il casco e si trascinava sul marciapiede come una lumaca triste, oppure quando Eloise si impuntava per cose incomprensibili per un adulto ma certamente molto importanti per un bambino. Tipo perché doveva tenere in mano un pupazzo o un mazzo di fiori mentre guidava il monopattino. Quelle volte lì ci volevano tipo due ore per fare due metri. Anais allora aspettava ad ogni incrocio o faceva il giro intorno a loro in bicicletta, sempre, tranne quando c'era troppa gente perché rischiava di scontrarsi ma ormai lo sapeva, la Tata lo ripeteva in continuazione!

Anais ed Eloise andavano un sacco d'accordo. Ma ogni tanto litigavano, come tutti i fratelli, le sorelle, i bambini in generale. Ma loro sapevano litigare bene! Succedeva così: un minuto di dispetti di vario genere e sorta, dallo stropicciamento di nasi alle tirate di capelli con arruffamento. Una specie di temporale estivo che arrivava all'improvviso e poi tutto tornava come prima. Erano bravissime a fare il temporale estivo. Dopo erano più sorelle di prima.

Anais capiva molto bene Eloise perché c'era già passata dalla sua età. Eloise sapeva assecondare Anais perché, anche se non c'era già passata dalla sua età, si era fatta insegnare come fare a passarci. Così le due sorelle riuscivano a giocare insieme. 

Anais era la primogenita quindi, prima che nascesse Eloise, era figlia unica e non aveva sorelle a cui insegnare cose, con cui giocare o litigare. Eloise era la secondogenita ed era da sempre abituata ad avere Anais vicino a lei. Così, mentre Anais insegnava tutti i trucchi della vita ad Eloise, Eloise insegnava ad Anais a condividere. Insomma, Anais ed Eloise erano molto fortunate perché una aveva l'altra e viceversa. E potevano imparare insieme.

Un giorno Anais, scrutando l'acqua del laghetto che faceva venire voglia di tuffarsi, disse di voler essere una tartaruga d'acqua per nuotare tutto il tempo; ed Eloise, riflettendo sulla necessità di stare attenti quando si cammina per le strade della città, disse che infatti non voleva morire prima di aver finito di giocare perché se no non valeva.

Insomma, Anais ed Eloise erano due bimbe molto speciali e a Tata Olivya mancheranno tantissimo.

Però le due bimbe sanno che la Tata vive in mezzo al bosco e quando vorranno potranno andare a trovarla.

A presto bimbe belle!
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21 maggio, 2020

LE RELAZIONI PERVERSE AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

Prima parte della FASE 1

Mentre si gridava alla morte e al picco, io mi sono ritrovata fuori, a causa della mia dipendenza affettiva, a cercare di aiutare la mia patologica famiglia, in difficoltà perché vecchia e invalida e abbandonata, per precauzione, dai servizi domiciliari. Per venti giorni ho sbattuto la testa contro porte chiuse e teste dure. In un momento mi sono ritrovata prigioniera della perversione della mia famiglia con la compiacenza delle ordinanze.

Seconda parte della FASE 1

Fuga dall'inferno, finalmente a casa, sintomi, malattia e guarigione. Ancora una volta la malattia accorre in mia salvezza dal morire di sensi di colpa per aver abbandonato la mia famiglia per salvare me stessa. 

Fin qui tutto bene. Affrontavo un giorno per volta. Avevo tante cose di cui occuparmi che giustificavano la mia difficoltà a distrarmi. Eppure qualcosa ho letto.

Poi è arrivata la FASE 2

Man mano che si avvicinava il 4 maggio, io stavo sempre peggio. L'apertura mi avrebbe esposta nuovamente al possibile riavvicinamento alla mia famiglia. Come se mi avessero tolto il mantello dell'invisibilità e contemporaneamente mi avessero costretto ad indossare l'anello del Signore degli anelli, di nuovo venivo esposta al male della mia famiglia. Mia madre dice che ci vedremo appena possibile, dal tono credo lo consideri un diritto materno; per la prima volta in tutta la mia vita, sembra curiosa di sapere come sto... considerato che quando ero dai nonni, mi tossiva in faccia dicendomi che era tosse cronica... sospetto un contagio fraudolento da parte sua. Ha fatto di peggio, e questo, se avesse funzionato, sarebbe stato l'omicidio perfetto. Farmi star male le ha sempre procurato un grande piacere. Il lutto, poi, sarebbe un dono prezioso per lei, un'altro pretesto per farsi commiserare e ricevere attenzione. Non le resta che tornare a sperare che mi venga qualcos'altro, ma potrebbe richiedere tempo e potrei sempre tirare avanti, come lei ha fatto per 20 anni col suo cancro, cancro che inizio a credere sia lei stessa in persona. Il cancro della mia vita. Che fatica avere soddisfazione da questa figlia che cerca di vivere nonostante il suo impegno a spegnermi.

Adesso sì che non riesco più a leggere e che faccio incubi tutte le notti. Dopo 8 anni di silenzio, difficile da ottenere fuori e dentro di me, avermi per 20 giorni alla sua mercé l'ha fatta sentire potente. Ha rinforzato la sua fiducia nel suo potere di farmi soffrire fino a distruggermi, la mia sfiducia nel potermi salvare, esattamente come il coronavirus può rinforzare la sua carica virale. 

Cosa mi terrà lontana dal male e mi darà il coraggio di salvarmi? Quando tornerò a leggere, facendomi trasportare lontano dall'immaginazione e da nuovi pensieri?
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07 maggio, 2020

ANGOSCIA E COSCIENZA

Da quando l'uomo ha "coscienza di sé", si è continuamente posto il problema di come utilizzarla… con scarsi risultati mi pare per adesso considerato quello che succede nel mondo.

La storia dell'umanità è un susseguirsi di prepotenza, violenza, prevaricazioni del più "forte" sul più "debole".

Il più forte solitamente è meglio "nutrito", dispone di una tecnologia più avanzata e, nel confronto con il più debole, sceglie di prevaricarlo per dimostrare a sé stesso il diritto a continuare ad esistere.

Che questo atteggiamento sia derivato dai nostri antenati e dall'evoluzione o sia un effetto collaterale dello sviluppo della coscienza, per me rimane da capire.

Istinto e coscienza sono entrambi influenzati dalle esperienze che facciamo fin da neonati. Molte reazioni immediate che abbiamo da adulti sono il risultato di un apprendimento di come sia il mondo esterno da quando siamo ancora nella pancia.

L'essere umano, nei millenni, spinto dall'istinto di sopravvivenza, ha messo a punto elaborate strategie grazie alle quali ha potuto sfruttare gli elementi del suo ambiente a proprio vantaggio. Il vantaggio della comunità deriva dalla spinta al vantaggio individuale. Senza gli altri non ci sarebbe una individualità ma soltanto la morte.

Eppure, una volta creata una comunità, la spinta individuale ci spinge con forza di nuovo all'autoaffermazione. Talvolta l'autoaffermazione è fonte di benessere per la comunità, altre, no. L'uomo tende ad usare gli altri ben oltre le necessità di sopravvivenza. Gli altri sono anche un limite oltre che una ricchezza. La comunità può ferire profondamente il singolo fino a distruggerlo.

Ogni individuo trova protezione e limitazioni all'interno della propria comunità, limitazioni dovute alla complessità del mantenere una comunità viva e prosperosa nel rispetto dell'individualità di ogni singola persona.

Se la protezione dal pericolo dell'ignoto e della morte è efficace e l'autoaffermazione è possibile nei limiti della comunità stessa, allora la convivenza sarà ancora possibile, per quanto migliorabile.

Ma se gli obiettivi specifici dell'uno e dell'altra non trovano terreno comune, avviene una rottura.

Esiste poi l'angoscia. Difendersi dall'angoscia può essere molto difficile.

Gli altri possono rappresentare l'occasione per sentirsi onnipotenti e l'onnipotenza è la medicina più efficace contro l'impotenza, la nostra angoscia esistenziale più profonda.

Evidentemente l'essere umano è generato nella paura e nell'angoscia che sono anche la sua sostanza.

Se così fosse, quantomeno il male a cui assistiamo o di cui siamo vittime avrebbe una spiegazione.

Il principio di realtà non è sempre stato lo stesso nella storia dell'umanità… esistono poi realtà molto differenti. Sopravvivere può richiedere sforzi più o meno grandi e ciò può determinare differenze anche molto grandi tra le comunità di individui.

La storia dell'umanità è una continua ricerca di equilibrio tra individualità e comunità. 

Credo che all'origine di tutto ci sia una angoscia terribile e che questa abbia determinato la brutalità a cui assistiamo ogni giorno in ogni parte del mondo e quella che abbiamo studiato sui libri che raccontano la storia dell'uomo.

L'essere umano ha dunque una spinta profonda che lo spinge ad agire con violenza al senso di angoscia.

La coscienza ci aiuta, se nutrita. Aiuta a disinnescare quei meccanismi di difesa estremi, a cambiarne la regolazione.

Un lavoro che inizia dal concepimento e continua fino all'età adulta. Dopo è sempre possibile intervenire ma è tanto più difficile quanto più povera è la coscienza.
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05 maggio, 2020

PANDEMIA ESISTENZIALE

Personalmente è come se avessi vissuto più di una pandemia nella mia vita.

Ho passato più volte lunghi periodi chiusa in casa per tutelarmi da un nemico invisibile ma reale quanto il coronavirus. La capacità di fare del male che è in ognuno di noi potrebbe assomigliare ad un virus: non la vedi, tutti potrebbero essere positivi per quanto asintomatici, non ha confini finché non li strutturi... e non sai quando l'hai incontrata finché non inizi a stare male.

Quindi sì, mi sono fatta diverse quarantene in vita mia, ogni volta che il mio corpo non sopportava più l'esposizione al male dell'altro, forse perché emotivamente fragile rispetto alla cattiveria, avendone vissuta tanta in infanzia e adolescenza.

A pensarci bene io adesso non ho paura del virus, che ho già preso, ma della cattiveria degli altri scatenata dalla loro angoscia e di cui non mi è mancata esperienza in questi due mesi di travagli. Ho paura dell'umanità, umanità che qualcuno aveva già assimilato per comportamento proprio a quella dei virus...

E voi invece? Di cosa avete paura? Com'è non essersi ammalati e non sapere come potrebbe essere passarci?
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LA VERITA' CHE SI NASCONDE DIETRO OGNI NOTIZIA FALSA

Sui social stanno girando messaggi di persone che si dichiarano medici testimoni di verità scomode che vengono censurate in nome del profitto.

Che il profitto sia ciò che muove il mondo non sarebbe una novità. Niente di cui stupirsi. 

Chissà se ogni ospedale e ogni medico non abbia fatto a modo suo poi in ogni singola realtà... mi pare che ognuno abbia avuto esperienze molto diverse in questa pandemia, per fortuna. Chi di solidarietà, chi di disumanità. Sono successe tante cose brutte prima ancora di pensare alla morte. Ma brutte brutte. Quindi sì. Magari quella storia che gira non è vera ma che storie così siano all'ordine del giorno non dovrebbe stupire. Non serve andare molto lontano e gli ambiti sono i più disparati: aziende che avvelenano città, città e persone abbandonate dopo il terremoto, ecc, ecc. Avete fatto un giro nelle zone colpite da terremoto? Ascoltato le testimonianze di chi è sopravvissuto e lotta tutti i giorni per ricostruire senza successo? 

Non servono le storie inventate per scandalizzarsi, bastano quelle vere e basta uscire di casa per impararne sempre di nuove. Andrà tutto bene finché non si è colpiti in prima persona. Poi vedi che non va bene per un cazzo. E allora ci si dispera. 

Dopo aver rischiato di veder sterminata tutta la mia famiglia per come siamo stati trattati dal personale sanitario innanzitutto, e dopo aver condiviso un flash-mob con gli stessi che il giorno dopo insultavano la gente dai terrazzi... onestamente non credo ci sia molto di cui andare sereni. 

Se avesse ragione il tipo lì che grida alla censura, sarebbe solo una goccia in mezzo al mare. Lo stesso mare di merda e plastica che piangiamo mentre lo insozziamo.

La verità che si nasconde dietro ogni notizia falsa è che nessuno è garantito per diritto di nascita, che bisogna tenere gli occhi aperti, conoscere la realtà in cui viviamo e imparare a difenderci.
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04 maggio, 2020

E' GIA' OGGI

LUNEDì 4 MAGGIO 2020: è già oggi!

Avevo pensato di non andare a dormire e temporeggiare il più possibile nel ieri... invece sono crollata e subito è arrivato domani. 

Stamani i vicini si sono catapultati fuori di casa come due razzi. Bei tempi andati quando si alzavano tardi e non mi svegliavano all'alba con la loro agitazione! Cercherò di tornare mattiniera e di sincronizzarmi con loro per evitare di irritarmi per l'eccessivo rumore.

Poi il mio futuro lavoro provvisorio si è spostato in là di un altro giorno: sembra un inseguimento. Solo che il giorno che lo raggiungo mi spiazzerà, abituata a vederlo sfumare.

Comunque non importa. Oggi è già domani e non è cambiato niente rispetto a ieri. 

Mi sento un po' idiota per essermi preoccupata tanto. Potessi evitarlo!

Ad ogni modo stamani ho impiegato il mio ingegno nella produzione di mascherine caserecce. Grande comfort e soddisfazione.

Respingo con tutta me stessa l'idea di non guadagnare o guadagnare spiccioli e doverli spendere in mascherine usa e getta (ecologiche?), a seconda del negozio, persino a 2 euro l'una! Che poi quelle inviate dal Comune non mi sono mai arrivate o me le hanno rubate... 

Bene, FASE 2 cominciata, fuori il sole, nessuna nuova emozione.

Anche oggi ho sentito altre storie che testimoniano la grave imperfezione del nostro regime... e la conseguente necessità di valutare e attuare più efficaci strategie.

Quindi, mi consolo che l'umanità perversa non mi abbia eletto a suo obiettivo preferito, anche se sono molto gettonata, e contemporaneamente cerco di non deprimermi per l'orrore tanto diffuso. Un esercizio di equilibrismo! Un lavoro a tempo pieno, anzi, uno sporco lavoro mantenersi positivi, no, meglio dire ottimisti di questi tempi...

Vado a finire le mascherine FAI-DA-TE... e a leggere qualche altra pagina del libro che mi sto trascinando da due mesi: l'ho spalmato inconsciamente su tutta la quarantena per garantirmi un momento quotidiano di cura e benessere e scongiurare l'ansia di abbandono che inevitabilmente provo ogni volta che ne finisco uno! 

Provo già un senso di vuoto quando il giovedì sera arriva l'ora di "Doc, nelle tue mani" che hanno sospeso per mancanza delle puntate finali! Non guardo mai la tv e l'unica volta che per errore l'accendo e mi appassiono, quella mi abbandona così. Ma l'ordinanza non poteva fare l'eccezione per quegli attori? Servizio di pubblica utilità. Come la cultura. E dire che era un telefilm sui medici e ambientato in ospedale. Forza su, un po' di elasticità! 

La finzione stroncata dalla realtà. Brutto segnale da inviare alle persone in quarantena. Vero che i tabacchini erano aperti e la droga scelta dallo Stato garantita. Per forza allo Stato gli piacciamo infelici ed esauriti: consumiamo di più, fumiamo di più, poi ci curiamo di più -e di questo ci è molto grato e si preoccupa per noi e i nostri bisogni chimici-, salvo poi lasciarci morire quando gli fa comodo e passarci la colpa del nostro pessimo stato... Insomma, vive sulla nostra rovina. Che società evoluta e allegra!

L'ho detto che l'ottimismo va protetto e nutrito... adesso che ho scritto forse sto meglio.
Un po' di verde speranza...
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03 maggio, 2020

DOMANI INVENTERO'

"Ai confini di ogni confine c'è l'ignoto.  
Se salto, dove andrò?  
E se c'è qualcosa di brutto?  
O di sbagliato?  
E se c'è qualcosa di nuovo?  
Domani inventerò." 
[Domani Inventerò, Agnes de Lestrade e Valeria Docampo, TERRE DI MEZZO editore].
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Domani è il 4 maggio 2020: FASE 2.

In questi giorni ho parlato al telefono con un sacco di gente e raccolto tante preoccupazioni... qualcuna forse mi è rimasta addosso. 

E adesso?

Mi sembra di essere in un libro di storia mentre accade e dentro al telegiornale. Per la prima volta tutto quello che riguardava gli altri, lontani da me, riguarda proprio me. 

E in un colpo solo mi confronto con il passato, il presente e il futuro, con la morte, con la malattia, con un regime, con l'indignazione, il dolore, la paura, l'orrore, la disumanità tutta insieme... 

Per la prima volta sembra che tutto sia collegato e che abbia senso. Un senso profondo e agghiacciante, doloroso, travolgente come un'onda gigantesca, immensa nella sua potenza. 

Una volta, mentre giocavo in un mare agitato, sono stata travolta da un'onda molto grande. Quando pensavo avrei cominciato a risalire, ne è arrivata un'altra a tenermi sotto. In un tempo sospeso, ho assecondato una forza più grande di me e aspettato di venire rilasciata. Non ho pensato al bisogno di respirare, che non potevo in alcun modo soddisfare. Ho atteso di sentire il momento in cui quella forza avrebbe mollato la presa permettendo alle mie forze di reagire. 

Se non avessi fatto quella esperienza adesso non saprei di avere quella resistenza.

In questo tempo sospeso, trattenuta nella mancanza e nel dolore, nel bisogno simbolico di respirare, ho atteso. 

Ma c'è una differenza: trattenuta sott'acqua da un'onda, tutto è passato appena riemersa. Trattenuta dal provvedere a me stessa e a i miei cari da una umanità contorta e perversa, tornare in superficie a respirare non sarà cosa semplice. E ciò che rende l'esperienza molto più terrifica di allora, è la complessità con cui dovrò confrontarmi prima di poter determinare o meno la mia salvezza.

Non ho idea di quando potrò respirare. Il tempo è ancora sospeso anche se gli hanno dato un altro nome. Questo è importante sapere! Altrimenti si rischia di annegare per la disperazione di aver vissuto l'ennesima illusione.

Per sopravvivere non resta che inventare. Succederà di venire spinti giù ancora e ancora. Di venire trattenuti da forze più grandi di noi. Dovremo conservare le forze, prepararci, attendere il momento per scalciare, trasgredire e verremo puniti prima di vedere riconosciuti i nostri diritti... in gioco è il diritto stesso alla vita. 

Siamo ad un confine chiaro: la storia la stiamo scrivendo noi. Era così anche prima, certo, ma non lo sapevamo davvero... a molti di noi sembrava più di camminare su un sentiero. Adesso è chiaro che il sentiero lo stiamo tracciando noi e che eravamo "fuori strada" già prima. Per questo abbiamo paura. La realtà di prima era piena di illusioni che creavano dipendenza e a stento alleviavano i nostri dolori. 

Dunque siamo qui, senza illusioni, senza anestetico, senza medicine, senza strade chiare da percorrere. La nostra sopravvivenza è stata messa fortemente in discussione. Non ci resta che inventare.
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