09 luglio, 2020

RICOPRIRE POI CON ACCIAIO, PIOMBO E CALCESTRUZZO

L'inferno esiste ed è la mia famiglia. E la città che la ospita e le persone che la circondano. Lo è l'umanità. Siamo noi, sono gli altri e non esiste male peggiore di quello che può farti un altro essere umano.

Esistono poi piccole bolle di paradiso, molto simili ad illusioni che crei con le persone che ami, che ti vogliono bene. Piccole realtà in cui ricaricarsi, leccarsi le ferite e sentirsi che vivere non è poi così male. 

Dopo aver visto la serie su Chernobyl, una immagine ha preso forma dentro di me: la mia famiglia e la mia città di origine come una centrale nucleare esplosa.

Le radiazioni fuoriuscite arrivano fin qui nella bolla, ma attenuate... riesco a distrarmi anche se mi sento ferita a morte dopo ogni visita.

Tornare dai miei è sempre devastante. Avvicinarmi alla mia città e ai miei è rischioso per me tanto quanto avvicinarmi pericolosamente ad un reattore scoperto di una centrale nucleare: vengo divorata da dentro. E mentre sono lì quasi non mi accorgo di nulla finché non è già troppo tardi.

E' vero che si sente parlare dei maltrattamenti al telegiornale ma per molte persone devono sembrare cose che capitano lontano da loro. In un altro spazio-tempo, nei film soprattutto. E quando uno dice di averne vissuti, pensano che esageri, che certamente te la racconti, che la vita non è il telegiornale, che loro stanno anche peggio, in fondo tu hai qualche dono invidiabile, mentre loro si sentono mediocri. Non può esserti andata poi così male. Stronza.

Ieri sera ho visto un film su dei prigionieri di guerra. Mi ha colpito il confronto tra i prigionieri appena catturati e gli altri lì da anni ridotti a pelle e ossa. I primi, i più consapevoli, vorrebbero mettersi subito all'opera per tentare di fuggire; i secondi li boicottano perché hanno paura di peggiorare la loro condizione. Ma sono quasi morti. 

Eppure funziona proprio così. Un prigioniero non tenta la fuga perché teme di peggiorare la propria condizione, ovvero di subire torture peggiori di quelle che è in grado di sopportare e che ha sopportato fino a quel momento e di cui non percepisce il naturale incremento graduale. Crede forse che si salverà, anche se non sa per quale ragione.

Mia madre mi ha tenuto in pugno finché non ho capito che non esistono regole e limiti alla sua cattiveria. Che non è vero che verrai risparmiato se rispetterai le regole, che non è vero che esistono conseguenze peggiori di quelle che stai già pagando e che a malapena sopporti. Perché è nella natura stessa del carnefice annichilire e per forza sarà sempre peggio ogni giorno che passa. Ti consumi un giorno per volta, anestetizzato da una falsa promessa di tregua. Una tregua che non arriverà mai, un traguardo che si sposta continuamente in assenza di pietà. Ma la speranza si nutre di quella bugia: che esista una fine alla tua sofferenza, che ci sia una logica in cui entrare e grazie alla quale uscirne vivo. Per questo ti illudi mentre muori lentamente. Quando lo capisci, allora ti ribelli. Se non lo capisci, è certo che muori. Pure se il corpo rimane. E io stavo morendo nell'illusione di una liberazione che non sarebbe mai arrivata.

Non c'è una logica salvifica. Il carceriere, per sua natura, sa solo fare e tenere prigioniero l'altro, non è in grado di costruire una relazione alla pari per il solo fatto che è capace di tenere qualcuno oppresso e di torturarlo al bisogno. Di ucciderlo.

Ho passato la vita in questo inferno e nell'incomprensione dei familiari intorno. Alcuni prigionieri della stessa illusione. Sono passata persino per ingrata quando, da sola, sono riuscita ad allontanarmi da tutto questo. Nessuno mi ha riconosciuto la sofferenza patita. 

Nella nostra società è facile finire per non essere creduti, per essere umiliati, incompresi e lasciati soli.
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1 commento:

Pillola72 ha detto...

Come puoi proteggerti dai predatori emotivi?
In una parola: Allontanati. Taglia tutti i contatti e non guardarti indietro.

Non cercare di coinvolgerli. Non cercare di farli sentire dispiaciuti per averti ferito. Non cercare di cambiarli. Tutto quello che farai è offrire loro qualcosa da usare contro di te in futuro.

Se non puoi escluderli completamente dalla tua vita, dovrai costruire e rafforzare i tuoi confini personali. Ad esempio, potresti decidere di fissare un limite di tempo e incontrarli solo per un’ora nei giorni festivi e nei compleanni, preferisci i luoghi pubblici e non invitarli mai a casa tua.

La cosa più importante, quando si ha a che fare con un predatore emotivo, è rendersi conto di quanto può essere dannoso. Una relazione prolungata con un predatore emotivo è come un lento avvelenamento…♥️