17 marzo, 2018

ESSERE BAMBINI

Fare il bambino è proprio uno sporco lavoro. 

Non parli o ti esprimi che gli adulti da cui dipendi non capiscono niente, vanno in crisi, si mettono a leggere come matti manuali, si imbarazzano, non sanno a chi chiedere, vorrebbero essere adottati dalle maestre dell'asilo, avere una consulenza h24 perché l'insicurezza è tale che non sanno come fare neppure dopo molte letture; poveretti, nella corsa all'affermazione, all'emancipazione, alla sopravvivenza psichica, durante la fuga dai propri bisogni profondi e dalla consapevolezza...hanno rimosso sentimenti ed emozioni e non frequentando bambini dai tempi dell'asilo, oggi, un po' li temono pure...

Prendiamoci cinque minuti per pensare a come deve essere la vita di un bambino per umanizzarlo e renderlo più comprensibile e meno spaventoso.

Da piccoli le emozioni sono un grumo indistinto che esce fuori tutto insieme, violento e angosciante. Non ci si capisce niente, in certi momenti, ti senti solo disintegrare improvvisamente. E se stai in quella condizione di disagio diffuso, generalizzato e insopportabile, di rabbia, mista a tristezza, mista ad angoscia di perdere l'amore e a paura di scoppiare...è urgente trovare qualcuno in grado di capire, altrimenti ti senti solo di una solitudine davvero orribile e rischi la dissociazione. 

Se in quei momenti ti trovi di fronte allo sgomento, al panico e alla rabbia furibonda di tua madre e tuo padre che vanno in risonanza, reciprocano o non sanno che fare...pensi che quella sia la fine e ogni cosa si complica, si aggroviglia: ridi magari perché piangere è anche peggio ma così sembri un caso patologico e li allontani; tiri pugni perché vuoi un abbraccio ma quello non arriva mai al momento giusto, se non per acchiapparti e sculacciarti; corri per non farti prendere o per farti prendere in un ultimo disperato tentativo di attirare l'attenzione di cui hai tanto bisogno, ma hai fatto talmente tanto casino a quel punto che ti arrivano solo urli, isterie, rabbie e altri 'sculaccioni'.

Inoltre per fare ordine bisogna prima fare disordine: buttare fuori e sperare che qualcuno là fuori ci capisca qualcosa, elabori, interpreti, restituisca tradotto, possibilmente attenuato e ci aiuti a mettere finalmente un po' a posto...

Ma là fuori ci guardano come fossimo alieni...dov'è il libretto di istruzioni di questo piccolo demonio...nessuno li aveva preparati, se poi lo avessero saputo...

Da piccolo la vita è un casino: per vivere e crescere dipendi, hai bisogno di fusione ma anche di sperimentare momenti di indipendenza, di diffusione, in una giusta alternanza e proporzione; e devi testare continuamente quel contenitore fatto di mani e braccia e amore che sono mamma e papà sperando che siano abbastanza forti, che non si disintegrino davanti ai tuoi occhi, che continuino a volerti bene qualunque sia la tua emozione; sperando di essere rassicurato, tenuto e di non essere ferito durante queste prove...

Tra i 12-18 mesi circa, come strategia per 'diffonderti', cominci pure a prendere a morsi, calci e tirate di capelli i tuoi genitori e chi ne fa le veci...e volevi solo far capire che hai capito che sei qualcosa di diverso da loro, proprio come loro sperano tu capisca presto se no si esauriscono...ma anche stavolta sei maldestro e quelli di là, con sempre meno capelli, insonni e i nervi a fior di pelle...chissà come la prendono. 'Lo fa apposta', 'Guarda che occhi che fa', 'E' terribile'...se solo avessero visto che fanno tutti così, che è solo un transitorio passaggio obbligato, che è difficile tanto per i genitori quanto per i bambini... 

Ma spesso si fan figli senza nessuna preparazione e con scarsa consapevolezza di sé e di quale sia la propria responsabilità di genitore. Come prendersi un cane senza sapere come educarlo, per finire poi a dargli dei calci o ad abbandonarlo. Più o meno, a livello emotivo, si può far lo stesso con un bambino: si tollerano i suoi eccessi senza saper cosa fare, a lungo, poi si scoppia e li si investe di rabbia. 

Ma il bambino era stato autorizzato proprio dagli adulti, dai propri genitori -inconsapevoli- a chiedere ancora e ancora, nel momento in cui lui cercava il limite come doveva e non lo trovava. 

Ad un certo punto però lo trova, certo, perché subentra il limite emotivo dell'adulto che determina un brusco cambio di registro e di tendenza. 

L'adulto dà il limite alzando bandiera bianca, sfinito, furibondo, arreso, non di fronte all'ingratitudine e all'ingordigia del figlio -come crede- ma alla propria inadeguatezza al ruolo di genitore e solo dopo aver lanciato un missile terra aria travestito da rimprovero: sei sbagliato, non ti sopporto, perdi il mio amore, mentre magari gli chiede tuo fratello com'è che è così diverso da te? 

Che poi, il risultato di tutti quegli esercizi vanno a formare le basi del nostro copione e le strategie di adulti con cui entrare e rimanere in relazione...Capito di che cosa è l'inizio? E poi ci si chiede come mai ci siano così tante difficoltà di comunicazione tra le persone...

Capito che casino essere bambini? Non c'è volontà malefica in loro, solo un grandissimo bisogno di essere amati, rassicurati e affettivamente contenuti. 

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------