17 febbraio, 2018

IL MARE DOVE NON SI TOCCA

Ero dal medico in sala d'attesa e tra i tanti im-pazienti ho notato una donna anziana, stanca e disillusa che in continuazione sbuffava. 

Io sono arrivata tardi, ahimè, quando il rotolo coi numeri era già stato tolto, così i vecchietti in sala quando han visto che non giravo i tacchi immediatamente e non me ne andavo si sono tutti agitati ed hanno cominciato a brontolare e commentare quanto la mia presenza fosse fuori luogo. 

La signora disillusa guardandoli adesso ha contratto ulteriormente la sua smorfia di disgusto, ha sbuffato rumorosamente e commentato sottovoce, di modo che la sentissi solo io, che il mondo è proprio un brutto posto. 

Io ho replicato all'unica persona che, forte dell'insofferenza collettiva, tra gli altri si è fatta portavoce dei suoi compagni di sventura (la vita dopo gli 80 forse e sicuramente quella in sala d'attesa) e, preventiva, mi ha attaccata verbalmente, preoccupata che potessi essere portatrice di qualche sgradita iniziativa. In fondo, si sa, i giovani al giorno d'oggi non hanno più rispetto per nessuno, tantomeno per gli anziani...

'Stia tranquilla signora, non sono qui per passarle davanti o recarle alcun disagio' e senza fornire spiegazioni non dovute mi son tolta la giacca, ho tirato fuori un romanzo e mi sono immersa nella lettura. Una decina di minuti dopo la prima signora, quella disillusa e nauseata, ha condiviso con me la sua solitudine e confessato la sua paura: che non c'è più niente da fare, che lei ormai è vecchia e chissenefrega ma che per noi giovani ci aspetta l'inferno. Il mondo è definitivamente arrivato in fondo. 

Mentre parlava, una parte di me la capiva e condivideva l'emozione e la tristezza; ma a differenza di quella signora, io per fortuna riesco ancora a rianimare la mia vitalità, di solito un po' sofferente e, in quel momento, ero persino in grado di compensare quel pessimismo assoluto invece di venirne travolta, così ribatto grossolanamente: 'Sì, è un casino stare al mondo, ma lo è sempre stato, in modo diverso e uguale e purtroppo si fanno continuamente passi avanti e casini, grandi casini...e passi avanti...'.

'Eh, ma ci vuole una buona dose di fortuna nella vita, devi nascere fortunato altrimenti è una agonia e comunque stavolta prende una brutta piega', dice, lasciando intendere che lei non l'aveva avuta la fortuna e che comunque ormai non c'è più speranza per nessuno...

Stavo per cedere e pensare: Eh già, a chi lo dici, io pure son partita proprio male, almeno avessi avuto dei genitori amorevoli...ma poi ho sentito che quel pensiero non mi apparteneva, almeno non in quel momento.

A pensarci...ci sono fortune e sfortune un po' per ognuno, ma ciò che fa la differenza vera è la capacità di trasformazione. 

Certo, il punto di partenza conta e, se siamo soli nel momento più difficile, diviene complicato andare avanti...e diventa faticosissimo trasformare. Ma non c'è altro da fare e trasformare è la dote umana migliore che possediamo. 

Ad ogni modo le sue parole inevitabilmente stimolano in me ricordi e confronti e sì, è proprio vero, ad alcuni va molto meglio che ad altri. Ma...mi sorprendo di me stessa, invece di cascarci dentro e affogare in un mare di pessimismo, vengo distratta da pensieri e immagini positive: la mia trasformazione e quella di tante persone importanti per me e per gli altri che, imperfette e incasinate, comunque hanno tanto da offrire, il meglio direi, un esempio di crescita responsabile; e sono in tanti, a differenza degli avidi, inconsapevoli stronzi che si sentono i padroni del mondo che sono pochi e fortemente illusi di avere ciò che serve loro per star bene. Ed essere consapevoli, saper crescere e trasformare nel rispetto di sé stessi e degli altri è la vera felicità, non un contentino, un placebo come lo è l'illusione di valere umanamente in base al denaro che si guadagna e al numero di persone che si comanda.

'Sì -le dico- forse posso capire ciò che intende...proprio vero che è dura e che conta anche la fortuna, ma bisogna non smettere di crescere, di cambiare e di credere in noi stessi e negli altri perché a fare la vera differenza è la nostra forza vitale, la nostra consapevolezza, la nostra umanità che sarà luce e nutrimento per qualcuno e così via, ognuno trasforma sé stesso e tutti insieme trasformiamo il mondo e vivere è quanto di meglio ci potesse accadere: fino all'ultimo si può riuscire a migliorare, ma solo mettendosi in gioco, cercando di non ritirarsi prima del tempo. E questa è la vera sfida. Accettare le difficoltà, accettando di sbagliare e, provando e riprovando, con fiducia, andando su, fino in fondo'.

'Ah, lei è un'ottimista!'. E mi osserva diffidente...in effetti io mi sento un po' deficiente.

Sorrido, come glielo spiego...no, decisamente no, non è l'ottimismo la qualità che maggiormente mi caratterizza. Ma sono una guerriera, magari a volte molto stanca, ma una che non molla. Se solo sapesse quante volte ho chiuso la faccenda con un vaffanculo, non c'è niente da fare, sbattendo i piedi come una bambina capricciosa...ma evidentemente qualcosa stavo comunque facendolo perché nel frattempo ho fatto della strada.

Poi riprende l'elenco degli orrori così uguali ma così nuovi che non lasciano speranza alla speranza; e, siccome non c'è spazio in quella disperazione per la salvezza, io rimango in silenzio ad ascoltarla.

E prima che potessi dire qualcosa è arrivato il suo turno, era l'ultima di quelli 'regolari' poi sarebbe toccato a me. Gli altri sono filati via senza che ce ne accorgessimo. La signora che mi aveva aggredita appena entrata, passando per uscire, si è avvicinata per vedere cosa stessi leggendo...ha proprio preso in mano il libro per leggere il titolo...chissà cosa l'aveva incuriosita...

Non so che pensieri potrà averle suscitato ma Il mare dove non si tocca (di Fabio Genovese) a me ha fatto pensare a come ci si sente nella vita: emozionati, sicuri e precari allo stesso tempo, appena in grado di nuotare in un mondo di cui conosciamo molto poco, che ci attrae ma che non possiamo esimerci dal temere...e tante altre cose...adesso vado a finirlo!

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