08 giugno, 2020

LADY DEATH

Nel mio paese non vogliamo morire. Mai. Così ce le inventiamo di tutti i colori per vivere o far vivere un giorno in più i nostri cari e, piuttosto che morire, accettiamo di vivere una vita penosa a trascinarci dal letto al divano anche solo per stare 12 ore davanti alla televisione, quando va bene, se non rimanendo direttamente a letto a sperare di dormire. Tutto questo perché non si sa mai che si decida improvvisamente di vivere come non si è mai fatto in tutta la vita.

Arriviamo al punto di ingurgitare cocktail di decine di farmaci e di dipendere in tutto e per tutto da una badante. Ma forse, a quel punto, non siamo già più padroni della nostra vita, l'abbiamo data in franchising alla cara Signora.

Ad un certo punto la vita è per lo più una condizione di veglia anestetizzata e priva assolutamente di stimoli, emozioni e affetto, anche perché i familiari, spesso già incastrati in mille compromessi, nelle loro brevi e penose visite, ripetono solo che non devi fare niente… non fare sforzi, non fare un solo passo, non prendere iniziative, non osare di fare nulla,  pensa a tutto Lady Death, perché solo così non muori e loro non si sentono in colpa.

Insomma, devi solo sopravvivere e continuare a svegliarti il giorno dopo, rassicurando così gli altri che hanno fatto un buon lavoro. 

Molti genitori fanno lo stesso coi figli. Li nutrono, li portano dal medico, li lavano e vestono, comprano loro dei contentini e poi li piazzano davanti alla tv, a sopravvivere, perché ogni altra attività comporterebbe un rischio di delusione, oltre che una faticosa partecipazione attiva alla vita. Così sono certi bravi genitori, esattamente come sono bravi figli, impegnati a far sopravvivere tutti e, spesso, incapaci di vivere loro stessi.

Così, arriva il momento in cui ti presentano Lady Death, colei che gestirà il tempo del tuo  trapasso, la tua personale traghettatrice dall'al di qua all'al di là, spesso raffigurata come una donna corpulenta, generalmente sopravvissuta a terribili abusi nel suo paese per essere pronta a sacrificarsi con determinazione sul tuo talamo pur di emanciparsi da quella condizione. E poi nel mio paese ci sono più vecchi che bambini e i vecchi offrono il vantaggio che i loro sintomi di disagio possono essere ricondotti al loro stato di salute generale e non al rapporto di lavoro. Almeno in questo senso non fanno danni trigenerazionali come succede quando per sbaglio Lady Death non trova lavoro come badante ma come baby-sitter. Volendo puoi anche vendicarti di quella stronza di tua madre affidandola a lei nella versione integrale.

Eccola, Lady Death: una signora apparentemente gentile, di età indefinita e sangue freddo, così freddo che ti stupisci che possa circolarle qualcosa nelle vene. E, mentre le parli, inizi a sentire come un soffio freddo dietro alla schiena.

Eccola in tutto il suo agghiacciante splendore. Se sei fortunato avrà conservato un po' di umanità. Altrimenti sarà come vivere in un lager al tempo dei nazisti. Lady Death è lei stessa una sopravvissuta ai peggiori inferni e non ci andrà molto per il sottile. Ha dovuto lottare per rimanere viva e nessuno l'ha aiutata amorevolmente quando agonizzava. Se ti sei ficcato in quella condizione senza lottare, tanto peggio per te. Persino la sua educazione è avvenuta in perfetto stile "pedagogia nera". Insomma, Lady Death ci diventi dopo un certo addestramento, mica improvvisandoti.

Lady Death si riconosce per la sua particolare sensibilità di parlare di fronte al suo cliente, che considera già morto, di tutte le persone che ha accompagnato alla fine, non mancando di descrivere il loro ultimo viaggio insieme nei dettagli, compreso il più macabro, quello in cui il suo cliente si contorce per l'ultima volta e lei lo lava tutto per bene e lo fa trovare bello pulito e vestito pronto per il funerale. Queste sono le esperienze che quando le racconta fanno una buona impressione, evidentemente.

Generalmente, Lady Death avrà un nome finto, più o meno sempre uguale tra colleghe, Gabriela Mariana Caterina, come se fossero tutte una unica persona, Lady Death, appunto. Un personaggio familiare perché perfettamente inserito nella tradizione popolare e che prende forma prima nella fantasia e solo dopo nella realtà. Lady Death ha poi una sua immagine apparente: capelli cotonati stile Zia Assunta Iannantuono in Cacace del telefilm "La Tata", stesso suo abbigliamento anche se ha meno di 50 anni e vive ai giorni nostri, almeno nelle ore diurne, profumata e risoluta a prendere tutto il possibile.

Quando hai visto Lady Death poi vorresti morire ma ormai non puoi più, non disponi più di te stesso. E' lei la tua sola e unica padrona. E' lei che deciderà quando tirerai le cuoia perché da adesso in poi sarà lei a garantirti le funzioni vitali.

In bocca al lupo allora! Chissà se vale la pena continuare a vivere insieme a Lady Death. Forse vale la pena una riflessione su come viviamo prima che suoni al nostro campanello.
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1 commento:

GiuliaSciamana ha detto...

Non so se sia un caso , o una fortuna, aver conosciuto poche persone giunte alla necessità di ritrovarsi Lady Death come compagna assidua nella maggior parte delle ore del giorno. Quando è successo, ho percepito di voler sostituire io stessa questa figura , di voler assistere io l'amico , dato che mi rendevo conto che sarei stata piú amorevole ed attenta, non per forza alle pulizie, ma piú che altro ad un benessere psicofisico.
Per Lady Death è lavoro che dà guadagno, non passione che diventa professione.

Giulia Sciamana