'Signore,
signore, beato lei che è fuori, a me mi tengono sempre in casa'. Ho quattro anni e la febbre, è estate, sono in terrazzo a badare a me stessa e alla mia noia. Sento una mano afferrarmi per un'orecchio e cerco di non inciampare
mentre rientro in casa trascinata da una forza superiore.
Con mia
madre non ha mai funzionato. Non avevamo niente in comune, neppure
l'affetto ci legava. Lei mi tollerava perché mi aveva voluta mio
padre e fosse stato per lei avrebbe abortito come le volte precedenti
ma mio padre a suo avviso era persino peggio di lei così mi ha fatto
un favore tenendomi con sé.
Io ero
riconoscente e capivo tutti i sacrifici che faceva per me per
sopportarmi.
Ho
imparato presto a cercare di occupare il minor spazio possibile ma, essendo piuttosto maldestra, ogni giorno ero una disperazione per lei.
Ricordo
che si sforzava di portarmi con sé ma poi di tanto in tanto mi
lasciava in macchina da sola e di notte mentre lei andava in giro con
gli amici o a spiare il suo uomo. Mi salutava con un sorriso
compiaciuto per quanto fossi una bambina ben adattata al suo stile di
vita.
Una
volta cresciuta ha preteso gli interessi e a 32 anni ho deciso di
aver saldato il debito.
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