28 dicembre, 2017

SPEDIZIONE SULLA 'HOLY MOUNTAIN' DEL CONSUMATORE...


...il centro commerciale!

Sono passate le prime feste ed ho bisogno di fare un po' di spesa perché sarà un mese che non compro niente. Abito ad una decina di km dal primo negozio disponibile e, per tutta una serie di ragioni, credo che in questa occasione il centro commerciale possa soddisfare in un colpo solo tutti i miei bisogni di approvvigionamento (cibo, materiali vari e benzina) e di risparmio.

Ma quando raggiungo l'area parcheggio capisco di aver fatto una cazzata. 

C'è il mondo. Sono tutti là dentro. Ma cosa faccio, torno indietro? Fuori non c'è neppure un posto libero...Respiro...guardo il cielo...non vedo niente...e mi avventuro nel sottosuolo. Trovo a malapena un parcheggio tra quelli interrati che odio e, solo dopo avergli fatto la posta e aver vinto una battaglia di sguardi con un tizio prepotente che mi ha maledetta, posso tirare il fiato. Con un solo sguardo il tizio lì mi ha iniettato una dose di veleno potentissima...in quell'attimo eterno ho letto perfettamente nei suoi occhi: Brutto cesso, sottospecie di essere inferiore con quella vecchia panda scassata che però entra in quel buco di parcheggio stiracchiato dove io, stupendo essere superiore, con il mio mega SUV appena lucidato non posso entrare per una qualche forma di ingiustizia sociale...siccome non posso neppure scendere dalla macchina e spaccarti il culo, a questo giro ti concedo di vivere...maledetta stronza! 

Ma grazie! Come in montagna gli avvicinamenti possono essere più pericolosi delle scalate stesse. Raggiungo il campo base 1 e mi acclimato. Quindi mi spoglio di giacche e sciarpe perché ho già un caldo porco.

Esco dalla porta del passeggero perché l'altra è inagibile, prendo persino il carrello senza pensare che sarebbe stato un macello poi pilotarlo; mi avvicino alle pendici dell'immensa costruzione e comincio ad arrampicarmi su per il nastro trasportatore. La colonnina della mia energia è già in rosso e una spia comincia a suonare l'allarme della riserva. Ed è solo l'inizio.

Raggiungo il campo base 2. Sono già in canottiera. Mi appello a tutte le mie competenze sportive per mantenermi in equilibrio e fare lo slalom senza cozzare contro persone, cani, bambini, altri carrelli, giostre, rotonde con bar e tavolini e bancarelle...L'odore di formaggi si mescola a quello dei profumi da uomo che spruzzano all'ingresso dei negozi di abbigliamento; ad essi si sommano quelli di dolci, di pizza, di caffè, di sudore, di aliti, di scoregge di centinaia di persone che spingono, faticano, mangiano, litigano, spruzzano, assaggiano...per fondersi in un unico orrendo olezzo da mal di testa. Ma perché, perché sono entrata?! 

Accendo nel mio cervello quel fungo di Holy Mountain di Noel (Natale) Gallagher e cerco di tenerne il ritmo per non morire di stenti e desolazione.

La storia continua con una estenuante ricerca di tutto il necessario affinché la spedizione abbia successo. Striscio, mi aggrappo, schivo, aspetto...è una lotta contro il tempo, perché il tempo della mia energia è molto limitato. E' importante non farsi prendere dal panico, rimanere concentrati sull'obiettivo...solo così si possono superare tutte le avversità. L'aria è troppo secca e polverosa, mi esce pure il sangue dal naso. Ma vado avanti e non mollo. 

Dopo ore sono in vetta: la cassa! Quasi svengo quando il flemmatico tizio davanti a me intoppa la cassiera a un passo dalla fine. Non ci credo, non ci credo...guardo i miei compagni di sventura che sembrano persone carine e piene di energia positiva e mi abbevero ai loro occhi gentili e fiduciosi che tutto andrà poi bene. E così succede...io credo di aver perso qualche chilo...mi sento svuotata e striscio fino alla macchina...mi viene da piangere all'idea di doverla caricare e fare tutta quella strada per uscire...cazzo, devo ancora fare benzina...ce la farò?

Ce la faccio. Per un attimo la pompa dà errore e io ho solo quei venti euro, niente più e sono a secco...deve andare, dai, funziona, ti prego! E finalmente eroga singhiozzando...o sono io che singhiozzo...quello sciame di cavallette umane deve averla depredata...prima di salire in macchina guardo dei fili d'erba per sentirmi di appartenere ancora alla Natura e che il peggio è passato...infine mi incammino e faccio ritorno.

Che impresa! Mai più. Meglio affrontare una vera scalata a 8000 metri. Almeno se muoio sono stata molto felice.

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Nessun commento: