07 settembre, 2018

UN RACCONTO PER AMICO

Forse non tutti sanno o si ricordano che ciò che non passa per la propria esperienza difficilmente possiamo capirlo profondamente. Possiamo riuscire a vedere che un altro sta male, magari credergli pure ma non sapremo mai quanto forte sia il suo dolore. Poi c'è anche chi non se lo immagina neppure, chi non riesce proprio a credere a quel dolore e pensa che l'altro la racconti per commiserarsi. 

Allora propongo un esercizio da fare quando siamo privi di immaginazione e di empatia, da fare prima di prodigarci in consigli e predicozzi dettati dai nostri pregiudizi: peschiamo nella nostra esperienza qualcosa che ci ha fatto o ci fa stare molto male, tipo il nostro amico lì, analizziamolo bene, proviamo a ricordare se ci sono persone che non ci hanno creduti o non ci credono e che ci trattano con sufficienza, incredulità, insensibilità quando stiamo così o quando lo condividiamo; poi, associamo questa cosa che per noi ma non per tutti è tanto faticosa, dolorosa, fastidiosa, limitante, invalidante alla cosa del nostro amico che proprio non capiamo. 

Un esempio? Ne scelgo uno un po' banale ma universalmente noto, che mi sembra si presti bene a questo caso. [Ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale]. Dunque, ci sono persone che hanno la sindrome premestruale e persone che no. Tra quelle che ce l'hanno, ci sono persone che la sopportano abbastanza bene e persone che stanno veramente molto male. Una persona che non vive la sindrome premestruale o che la sopporta tutto sommato bene, potrebbe essere portata a credere che la tizia che sembra distrutta ogni volta anche per settimane, che è nervosissima, che risponde male, che ha quell'aria stravolta e incazzata, che sta a casa e ti tocca di fare anche il suo lavoro, la racconti, che sia solo una lamentona mentre tu sei così brava a fare sempre ogni cosa. 'Ma guarda quella quante scene, si vede che non è abituata a sopportare, che è stata viziata, che non ha voglia di reagire. Guarda come si lascia andare!'. 

Ora, la tipa che sta male durante la sindrome premestruale, che ne viene devastata, potrebbe forse capire la sofferenza e il disagio di un altro anche se diverso, ma non è detto. Potrebbe succedere di trovarsi lei stessa a giudicare il dolore degli altri ora che i ruoli si sono invertiti e con il pretesto che non stanno paragonando sindromi premestruali, forse i soli disagi che conosce bene. Tutta un'altra cosa quelli! Pur sapendo che col suo personale dolore deve convivere, sapendo che nessuno dovrebbe permettersi di toccarlo o giudicarlo, sapendo bene che lei fa il possibile per sopportarlo sempre meglio, ma che non può risolverlo, se non sta attenta, giudicherà pure lei il dolore che non comprende. Eppure quel problema la sta accompagnando da tutta la vita e fino ad oggi non ha potuto farci niente: le ha condizionato l'esistenza e pure le relazioni. Esattamente come sta succedendo alla persona che ha di fronte che ha un problema diverso dal suo e che sembra non volerlo risolvere. 

Con l'esercizio di empatia, potrebbe finalmente capire, potrebbe avvicinarsi e qualcosa sentire. Forse potrebbe sorridere col cuore e finalmente col cuore pensare o dire: 

Tesoro, mi dispiace che soffri. E' un momento doloroso, lo vedo, ma passeggero: siamo progettati per superare le prove più dolorose, non tutti su uno yacht con tutti i comfort, qualcuno su una zattera scomoda e precaria, certo, ma abbi fiducia che tornerà il sole... a volte coperto, altre volte pieno e arriverai in porto, di nuovo al sicuro. Pensa solo che stai così male perché in questo momento stai attraversando la zona centrale di quella tempesta, e da lì non si vede mai l'uscita da nessuna parte, non è facile trovare un riferimento per navigare a vista; ci sei completamente dentro ma, per fortuna, in movimento; non sei bloccata lì, questo non è vero, e non è sempre uguale il tuo dolore. Ci sono momenti che quasi non lo senti, ricordi? Altre va peggio e viene da pensare che sia sempre tutto uguale. Ecco, quello è un inganno, io ne sono testimone. E' ancora forte, lo vedo bene, lo sento, ma sta evolvendo. E soffro pure io a non poterti tirare fuori da lì dentro, a dover aspettare fuori mentre tu sei laggiù sola con il tuo tormento. Mi si stringe il cuore quando riconosco quel dolore. Non irrigidirti e ricordati che in quello stato ogni altra cosa che ti succede viene caricata di sofferenza e potrebbe apparire più difficile o peggiore di quello che sia realmente, quando hai le energie di nuovo disponibili per gestirle. Ricordati solo di non prendere decisioni, di rivalutare certi comportamenti degli altri una volta tornata in porto. Non credere che quella sofferenza possa prendersi tutto: così pensando le daresti più potere di quello che possiede realmente. Appena puoi agguanta un pensiero felice; scruta il cielo ogni tanto e guarda se non sembra un po' più azzurro quel giorno e fagli una foto, per ricordo. Così se il giorno dopo ti sembra di non aver fatto strada, magari non ci credi fino in fondo. 


-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Nessun commento: