05 settembre, 2018

PASSAGGIO PONTE

Riflessioni sul traghetto da Venezia/Ancona per Igoumenitsa/Patrasso e ritorno: i passeggeri sono, a turno, protagonisti e spettatori involontari di un documentario sul concetto di selezione naturale di Darwin.

VIAGGIO DI ANDATA: sei uno degli attori del documentario.

Quando sali ad Ancona mentre la nave è partita da Venezia, le possibilità di trovare un posto per dormire passaggio ponte sono scarsissime; ma se hai adottato strategie (evolutive) vincenti, potresti sorprendere e sorprenderti. Magari, per un caso o un'anomalia, all'ultimo momento hai deciso che prenderai dalla macchina soltanto l'amaca anziché tutto il corredo di tappeti -ottimo per allestire una specie di intimo salotto on board- o di tende two seconds o di materassoni del Carrefour con compressori, ideali per improvvisare un campeggio 4stelle: queste tipologie di accampamento sono difficili da realizzare con 7h di svantaggio. Un'amaca, al contrario, -un bagaglino minuscolo e leggero che ti permette di muoverti agilmente- utilizzata con creatività e abilità nel fare nodi... potrebbero salvarti la nottata e farti ottenere un punteggio alto rispetto alla possibilità di trasmettere un patrimonio genetico vincente...

Ma il tuo moroso non ama l'amaca! Tu la tua la porti lo stesso, per lo svacco e non si sa mai, ma prendi pure il corredo minimale per stendervi a terra e (non)dormire tipo mummia. Eh, a voi piace proprio riciclare l'attrezzatura per una attività e adattarla alle più svariate situazioni anche se invecchiando adattarsi riesce sempre peggio! Soprattutto quando muori dall'invidia, tu sdraiato ad un centimetro da terra e tutti quegli altri a mezzo metro!

Saluti il tuo fidanzato mentre fa ancora la fila per salire con la macchina sulla nave e sali a piedi. Salti le scale mobili per superare tutti… non c'è nessuno su per le scale normali… perché le scale mobili -scopri- sono velocissime e per non fare la figura del coglione ti metti a fare due gradini per volta di corsa, dissimulando l'affanno e borbottando che ci volevano proprio due passi dopo il viaggio.

Tutto inutile: quando arrivi sul ponte lo scenario che ti si apre davanti è spaventoso: non c'è un angolino di pavimento libero neppure sotto i cestini dell'immondizia. Sembra di essere sulla costiera romagnola a ferragosto: una distesa unica di tappeti, tende, materassi, cani e persone. 

Sono le due e mezza del pomeriggio, devi ancora pranzare al sacco, così intanto ti accaparri un tavolino e qualche sedia; previdente, li giri in modo da delimitare un minimo di recinto matrimoniale ma -colpo di scena- quando pensavi di aver trovato una sistemazione di fortuna minimalista ma dignitosa, due tizi greci si siedono al tuo tavolo. Non salutano, si siedono e parlano tra loro come se nulla fosse, come se non fossero evidenti i lavori in corso, come se non fosse evidente la tua intenzione di accamparti e tu non ci fossi proprio. 

Non ti resta che sederti e apparecchiare il tavolo con tupperware, bottiglie d'acqua, libri, astucci, ti espandi... capiranno? Macché, fan finta di niente. Stanno lì, spaparanzati. Maledetti turisti... penseranno, e un po' li capisci. Così sorridi e addenti un panino. Guardi giù, un po' imbarazzata. Sotto la sedia si muove qualcosa: intravedi i lembi dei tappeti dei turchi alla tua destra avanzare nel tuo spazio vitale insieme ai loro piedi, alle loro teste (ma quanti sono?) e persino ai loro neonati che, come sentinelle, vanno in avanscoperta. Senti tutta la tua solitudine e ti restringi: sei sola e, si sa, da soli ci si estingue. Sola... a fronteggiare l'invasione, sola... contro tutti: il tuo compagno deve ancora salire sulla nave e non ci sono altri italiani con cui fare gruppo e rompere l'imbarazzo di accaparrare, scherzando chiassosi e intanto, disinvolti, occupando, come sapete fare tanto bene... come ha fatto quel gruppo nell'angolo, sei scimmioni esaltati a petto nudo, con birra, sigarettina e occhialoni che giocano a calcetto con una bottiglia accartocciata... loro sì che hanno occupato un territorio adeguato e nessuno osa avvicinarsi a quei piedi scalpitanti. Ma tu sei una. Sfigata. Senza senso. E gli altri, tutti gli altri hanno nasato l'odore della tua incertezza, della tua debolezza e sono pronti a divorarti.

Ma, in un ultimo slancio di orgoglio, appena i due greci si alzano, ti affretti ad arredare il tuo angolo delimitando con decisione il tuo confine risicato ma ancora vivibile. 

Poi arriva il tuo compagno, gli fai una crisi isterica su quanto siate a rischio di estinzione e finisci di mangiare. Alla fine scopri che a lui quel posto lì non piace: al pavimento visibilmente lurido preferisce la moquette lurido mimetico. Così vi dividete: tu appenderai la tua fottuta amaca lì, dove hai conquistato, tra un palo e la ringhiera della scala e dormirai da Dio cullata dalla nave tra un senso di colpa e un altro mentre il tuo moroso dormirà per metà in piedi, sfrattato ogni due ore prima dall'area bimbi con bimbi zombie mangia adulti, poi dalla discoteca deserta o da sotto una pianta... Una specie di tortura: il mattino dopo farà qualunque cosa pur di dormire otto ore filate.

VIAGGIO DI RITORNO: sei uno spettatore del documentario.

Tutta un'altra storia. Dalla fila delle macchine dell'imbarco a Patrasso, ti distacchi molto presto per metterti in fila come pedone. Ci sono 50°, manca l'aria ma la determinazione funziona meglio del training autogeno. Davanti a te sono pochissimi, qualcuno passa avanti, chiudi un occhio, una sviene e la portano dentro. Realizzi che sei ancora una dilettante!

Aprono i gabbioni e salite. Stavolta prendi la scala mobile e sorridi tra te e te ricordando il mezzo infarto dell'andata. Approdati al piano, mentre le persone subito davanti fanno polemica con uno dell'equipaggio per salire ulteriormente perché è nel loro diritto, tu entri per prima sul primo ponte: e non c'è nessuno!

Hai persino il tempo per sceglierti un posto e apparecchi, decisa: la fottuta amaca per te e due posti a terra per voi... Intorno a te, famiglie italiane e francesi. Decidi che il gruppo rende forti e socializzi. Fai una battuta, ridi, scherzi, siete generosi, educati mentre decidete comodamente i confini, senza fretta ma eccitati di tanta scelta. Cercate di non essere ingordi e ipotizzi di lasciar loro quello spazio qualora col tuo compagno aveste deciso di spostarvi. 

Perché salendo avevate ipotizzato di fare camping on board sulla maggiolina della macchina: capita che se ci sono poche macchine come in quel momento, anche se non hai prenotato, all'ultimo ti facciano stare in quell'area, senza corrente ovviamente. A nessuno dei due piace l'idea di stare là sotto per il caldo e il rumore. Ma stavolta vi piazzano proprio davanti ad un gigantesco oblò aperto. 

Ovviamente questo lo impari solo dopo aver speso energie nel socializzare amabilmente con i tuoi vicini, dopo aver difeso i confini pacificamente, con gli ormoni emanati dalla determinazione e dall'autorevolezza e aver piazzato pure l'amaca per la siesta pomeridiana oltre che per la possibilità di dormire comoda di fianco alla tua mummia stesa.

Nelle coppie ci vuole coordinazione qualche volta se si vuole avere un buon successo col minor sforzo. Ma per una maggiore percentuale di riuscita, ci vogliono anni di convivenza. E bisogna provare, provare, provare...

Comunque... vi accomodate, giocate a yatzy e a carte con i vicini, leggete, mangiate e, infine, assistete all'arrivo della seconda ondata di turisti verso l'Italia che salgono a Igoumenitsa. Una scena apocalittica. Molti sono turchi, coi loro tappetoni, e tanti altri sono italiani, francesi, inglesi e tedeschi oltre che greci con le two seconds della Quechua e i materassoni Carrefour, pompette e compressori. Corrono, sanno già dove andare ma trovano occupato, hanno uno sguardo torvo e sembra che ti facciano i raggi x mentre passano...

Stavolta siete solo spettatori e, la tensione sale anche per voi ma, tutto sommato, vi sentite emozionati ma al sicuro. Vi guardate negli occhi ed è come se simbolicamente vi prendeste per mano: ce la farete! Poi incrociate quelle facce serissime, le teste basse che scrutano si avvicinano minacciose, i movimenti rapidi, precisi; si sente aggressività e tensione nell'aria; qualcuno si agita troppo, è scomposto e, dopo aver occupato una zona poggiando rotoli di tappeti e materassi e sopra un bambino come segnaposto, va a girare altrove; rientrato di corsa, urla alla creatura: Sbrigati, prendi tutto, veloce, c'è un altro posto, ce lo prendono!. Ma il bambino sembra paralizzato, sgrana gli occhi terrorizzato e ormai piange. La madre neppure se ne accorge: lo agguanta come un pacco insieme ai tappeti e lo trascina via. Ci sarà tempo per riparare ai traumi. 

Siete tutti scossi e cominciate a guardarvi: sarete stati avidi? Liberate una sedia, poi un'altra... in realtà le sedie e i tavoli son l'unica cosa che non mancano. Lo spazio vitale è già striminzito, ma mica potete dormire pensando a quella bambina pietrificata.

A questo punto la voce narrante del documentario descrive gli sguardi spaventati e quelli di sfida, i muscoli tesi, gli ormoni pompati, i messaggi che quei corpi nervosi inviano ai rivali: ho vinto, hai vinto. Non vi riconoscete in tanta bestialità ma forse... 

Poi, colpo di scena: una bambina dei vostri vicini, coetanea del bimbo 'fermaposto', scoppia a piangere e grida: Ma come farà, e se non sarà abbastanza veloce? Dove dormirà? Poverina!

Un rivolo di umanità scorre tra voi... la fiducia si diffonde, sorridete teneramente di rimando e già vi sembra che il mondo, amorevole pure lui, vi corrisponda.

Dopo che tutti han preso posto, che han gonfiato e incredibilmente steso tutto, che han cominciato a sdraiarsi, passano i sensi di colpa e tu e il tuo compagno decidete di provare il camping on board: lui insiste che meglio del vostro letto non c'è niente. Tu stavi così bene nella tua amaca ma accetti di provare. 

E' tardi, il sonno è tanto ma avete aspettato per evitare l'equipaggio. Andate uno per volta per capire se vi manderanno via oppure no, se le porte le bloccano in entrata o se si può andare e venire... Cedete l'area svacco ai vicini, date loro dieci minuti prima di espandersi e poi andiate verso l'ignoto.

Dall'oblò entra aria fresca, non farà troppo caldo come nei garage; c'è rumore ma diventerà sottofondo; aprite la maggiolina e vi infiliate senza scaletta, arrampicandovi sull'oblò aperto, tanto il mare è calmo... e vi sdraiate. E' stata una buona idea... massima resa col minimo sforzo... poi un'onda e un'altra e gli allarmi delle auto iniziano a suonare, il vento aumenta e scuote tutto. Passa una buona ora così ma alla fine il mare si calma anche se il vento rimane. Praticamente non chiudete occhio per lo sbattimento ma è un'insonnia diversamente accettabile, perché è solo per colpa vostra e non perché vi mandano via in continuazione, vi scontrano o calpestano, urlano o fanno chiasso apposta. E sappiamo che la prossima volta si potrà fare coi tappi nelle orecchie e una macchina più avanti, appena al riparo da quel maledetto bocchettone dell'oblò.


CONCLUSIONE 

La vita è come un passaggio ponte: c'è chi si accaparra avidamente i posti migliori per sé e i propri famigliari e si fa forza grazie al gruppo di appartenenza. Più il gruppo è chiuso e coeso, più facilmente riuscirà a difendersi dai 'nemici': altri poveracci come te che vorrebbero dormire sereni.

Per fortuna qualche volta la ruota gira: ciò permette all'uomo di fare esperienza di altre posizioni e di sviluppare empatia. L'essere umano è in grado di comprendere nel profondo solo ciò che passa per la propria esperienza. Possibilmente un'esperienza non troppo lontana nella memoria, perché facilmente si dimentica. Il resto può immaginarselo ma non sempre riesce ad associare correttamente le emozioni ai fatti e preoccuparsi per gli altri. Grazie all'empatia, alcune parti di civiltà, in alcuni luoghi del mondo, hanno sviluppato un'umanità più evoluta, meno escludente e più consapevole, pacifica o, almeno in grado di convivere apertamente.

[Non siamo più barbari bestioni! Siamo evoluti cosmopoliti e il mondo è di tutti! Essere umani dovrebbe caratterizzarci per una consapevolezza che le bestie se la sognano. Altrimenti siamo semplici bestie: dominati dai bisogni, dalle paure, da un istinto predatore che non lascia alcuno spazio a tutte quelle intelligenze che connotano la specie umana. Solo che, a differenza delle bestie normali, le bestie-umane sono tutte malate: infatti non sono per nulla in equilibrio con la natura come le altre, bensì distruggono e ingoiano tutto e tutti in un delirio di onnipotenza che non fa bene neppure a loro stessi e che li blocca in un circolo vizioso. Le bestie-umane, esseri per metà bestie e per metà umani, risultano dominanti, per potere, ricchezza, avidità ma, attenzione, stanno distruggendo, depredando e prosciugando le risorse della terra per rabbia proiettiva e malvagità gratuita e i loro geni sono sterili perché diffondono inutilmente dolore, sofferenza e orrore e portano precocemente all'estinzione il pianeta stesso. Sono esseri deliranti, malati, che hanno applicato la propria intelligenza alla bestialità, pensandosi migliori, trascurando ciò che li rendeva umani e allontanandosi da tutti, bestie e umani. Gli altri umani queste cose le sanno perché hanno utilizzato la propria intelligenza per capire. Ma quelle bestie sono più feroci di tutte le altre.

Insomma, un po' di chiarezza. A questo punto dell'evoluzione ci converrebbe essere umani perché come bestie stiamo facendo un disastro e non sta bene nessuno. Certo, lo dico io che non sta bene nessuno. Ma se per stare bene si deve prevaricare quotidianamente gli altri, questo bene ha una connotazione patologica. E' male. Stanno tutti male, in un disequilibrio angosciante].

Ad ogni modo, se ti trovi da solo, un brutto anatroccolo, il rischio di estinguerti è altissimo ma, se sai escogitare soluzioni pratiche, con poco puoi salvarti e magari trasmettere proprio tu i geni migliori, più agili e aperti perché forti di loro stessi. 

Diverso è se siete in due o una coppia: sperate di imparare a coordinarvi alla svelta, altrimenti i vostri geni non avranno molto successo nell'evoluzione. Uno tira di qua, l'altro di là... e non si va da nessuna parte.

Buon rientro a tutti, bestie e umani.

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