11 settembre, 2018

TEMPI PER LASCIARE ANDARE

Se bastasse pensare e desiderare di lasciare andare qualcosa che ci opprime, avremmo già risolto in molti i nostri problemi e senza troppa fatica. Evidentemente il processo è più complesso. E sentirsi continuamente dire 'lascia andare' dagli 'esperti' della vita degli altri, non aiuta, anzi, frustra perché si capisce che secondo chi ci sta parlando non ci stiamo riuscendo. Si intuisce che, per l'opinione generale, c'è un tempo limitato per piangere e
tornare su certe questioni, un tempo molto breve di tolleranza per certe emozioni con cui la maggior parte delle persone non è abituato ad avere a che fare. Ne avrebbero bisogno pure loro -gli esperti della vita degli altri- di tempo ma non se lo concedono, non si accorgono neppure di essere ancorati come cozze ai propri problemi e si occupano più volentieri di quelli degli altri facendoli oltretutto sentire inadeguati. 

Ad ogni modo, provo a spiegarmi: sto lasciando andare secondo i tempi di cui ho bisogno. Tempi che mi occorrono per costruire delle nuove fondamenta che mi servono per i momenti difficili. Perché a far finta che vada tutto bene e che ci siamo lasciati tutto alle spalle -magari con l'aiuto di psicofarmaci-, funziona solo col sole e, possibilmente, sulla sabbia calda di una spiaggia tropicale. Lasciare andare per davvero richiede tempo. Purtroppo. Non sempre lo stesso per ogni cosa e non dipende dalla sola volontà razionale. TEMPO. Quella roba contro cui lottano quasi tutti, che tutti rincorrono, che non è mai abbastanza o che semplicemente in pochi si concedono, trovandosi soli e controtendenza in una società dove 'vince' chi corre, chi arriva 'primo', chi non ha 'problemi', emozioni e ride sempre ed è sempre felice con tanti 'amici' a cui mostrare i propri 'successi'.

Sarebbe opportuno che gli amici, i conoscenti e gli sconosciuti non tentassero interpretazioni affrettate della vita altrui o quantomeno che se le tenessero per sé, soprattutto se non interpellati. Oltretutto quelle interpretazioni facilmente sono sbagliate, incomplete, proiettive e una perdita di energie che avrebbero potuto impiegare nella risoluzione dei propri problemi che neppure vedono. I problemi degli altri non sono altro che un modo per distrarsi dalla fatica di guardarsi dentro... perché guardando dentro ad un altro, alla fin fine, si scoprono cose di sé stessi con più distacco e comodità che guardando direttamente dentro sé stessi. Lo so perché lo faccio anche io di tanto in tanto. Poi qualcuno mi ha spiegato il perché e sto cercando di smettere. A volte ci ricado, mi dispiaccio per questo e, se me ne accorgo, mi scuso. 

Ricordiamoci allora da soli e l'un l'altro che ci vuole tempo, che non sempre possiamo capire il dolore di un altro, che bisogna rispettarlo evitando di forzare interpretazioni non richieste e inopportune, evitando di incalzarlo. Se ci interessiamo spesso e 'troppo' -perché non competenti, anche se abilitati, né autorizzati- della vita degli altri forse che forse abbiamo un problema con noi stessi. Vediamo di risolverlo prima di imporre le nostre letture sbrigative a qualcuno che non ce lo ha neppure chiesto.

 Comunque io sto lasciando andare. Che, non si vede?

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2 commenti:

Ross ha detto...

Grazie ,per aver incrociato il mio cammino❤️Farò tesoro di questo pezzo ��ross

Olivya ha detto...

Grazie a te Ross, è una gioia incrociarti! :)