07 maggio, 2020

ANGOSCIA E COSCIENZA

Da quando l'uomo ha "coscienza di sé", si è continuamente posto il problema di come utilizzarla… con scarsi risultati mi pare per adesso considerato quello che succede nel mondo.

La storia dell'umanità è un susseguirsi di prepotenza, violenza, prevaricazioni del più "forte" sul più "debole".

Il più forte solitamente è meglio "nutrito", dispone di una tecnologia più avanzata e, nel confronto con il più debole, sceglie di prevaricarlo per dimostrare a sé stesso il diritto a continuare ad esistere.

Che questo atteggiamento sia derivato dai nostri antenati e dall'evoluzione o sia un effetto collaterale dello sviluppo della coscienza, per me rimane da capire.

Istinto e coscienza sono entrambi influenzati dalle esperienze che facciamo fin da neonati. Molte reazioni immediate che abbiamo da adulti sono il risultato di un apprendimento di come sia il mondo esterno da quando siamo ancora nella pancia.

L'essere umano, nei millenni, spinto dall'istinto di sopravvivenza, ha messo a punto elaborate strategie grazie alle quali ha potuto sfruttare gli elementi del suo ambiente a proprio vantaggio. Il vantaggio della comunità deriva dalla spinta al vantaggio individuale. Senza gli altri non ci sarebbe una individualità ma soltanto la morte.

Eppure, una volta creata una comunità, la spinta individuale ci spinge con forza di nuovo all'autoaffermazione. Talvolta l'autoaffermazione è fonte di benessere per la comunità, altre, no. L'uomo tende ad usare gli altri ben oltre le necessità di sopravvivenza. Gli altri sono anche un limite oltre che una ricchezza. La comunità può ferire profondamente il singolo fino a distruggerlo.

Ogni individuo trova protezione e limitazioni all'interno della propria comunità, limitazioni dovute alla complessità del mantenere una comunità viva e prosperosa nel rispetto dell'individualità di ogni singola persona.

Se la protezione dal pericolo dell'ignoto e della morte è efficace e l'autoaffermazione è possibile nei limiti della comunità stessa, allora la convivenza sarà ancora possibile, per quanto migliorabile.

Ma se gli obiettivi specifici dell'uno e dell'altra non trovano terreno comune, avviene una rottura.

Esiste poi l'angoscia. Difendersi dall'angoscia può essere molto difficile.

Gli altri possono rappresentare l'occasione per sentirsi onnipotenti e l'onnipotenza è la medicina più efficace contro l'impotenza, la nostra angoscia esistenziale più profonda.

Evidentemente l'essere umano è generato nella paura e nell'angoscia che sono anche la sua sostanza.

Se così fosse, quantomeno il male a cui assistiamo o di cui siamo vittime avrebbe una spiegazione.

Il principio di realtà non è sempre stato lo stesso nella storia dell'umanità… esistono poi realtà molto differenti. Sopravvivere può richiedere sforzi più o meno grandi e ciò può determinare differenze anche molto grandi tra le comunità di individui.

La storia dell'umanità è una continua ricerca di equilibrio tra individualità e comunità. 

Credo che all'origine di tutto ci sia una angoscia terribile e che questa abbia determinato la brutalità a cui assistiamo ogni giorno in ogni parte del mondo e quella che abbiamo studiato sui libri che raccontano la storia dell'uomo.

L'essere umano ha dunque una spinta profonda che lo spinge ad agire con violenza al senso di angoscia.

La coscienza ci aiuta, se nutrita. Aiuta a disinnescare quei meccanismi di difesa estremi, a cambiarne la regolazione.

Un lavoro che inizia dal concepimento e continua fino all'età adulta. Dopo è sempre possibile intervenire ma è tanto più difficile quanto più povera è la coscienza.
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