21 maggio, 2020

LE RELAZIONI PERVERSE AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

Prima parte della FASE 1

Mentre si gridava alla morte e al picco, io mi sono ritrovata fuori, a causa della mia dipendenza affettiva, a cercare di aiutare la mia patologica famiglia, in difficoltà perché vecchia e invalida e abbandonata, per precauzione, dai servizi domiciliari. Per venti giorni ho sbattuto la testa contro porte chiuse e teste dure. In un momento mi sono ritrovata prigioniera della perversione della mia famiglia con la compiacenza delle ordinanze.

Seconda parte della FASE 1

Fuga dall'inferno, finalmente a casa, sintomi, malattia e guarigione. Ancora una volta la malattia accorre in mia salvezza dal morire di sensi di colpa per aver abbandonato la mia famiglia per salvare me stessa. 

Fin qui tutto bene. Affrontavo un giorno per volta. Avevo tante cose di cui occuparmi che giustificavano la mia difficoltà a distrarmi. Eppure qualcosa ho letto.

Poi è arrivata la FASE 2

Man mano che si avvicinava il 4 maggio, io stavo sempre peggio. L'apertura mi avrebbe esposta nuovamente al possibile riavvicinamento alla mia famiglia. Come se mi avessero tolto il mantello dell'invisibilità e contemporaneamente mi avessero costretto ad indossare l'anello del Signore degli anelli, di nuovo venivo esposta al male della mia famiglia. Mia madre dice che ci vedremo appena possibile, dal tono credo lo consideri un diritto materno; per la prima volta in tutta la mia vita, sembra curiosa di sapere come sto... considerato che quando ero dai nonni, mi tossiva in faccia dicendomi che era tosse cronica... sospetto un contagio fraudolento da parte sua. Ha fatto di peggio, e questo, se avesse funzionato, sarebbe stato l'omicidio perfetto. Farmi star male le ha sempre procurato un grande piacere. Il lutto, poi, sarebbe un dono prezioso per lei, un'altro pretesto per farsi commiserare e ricevere attenzione. Non le resta che tornare a sperare che mi venga qualcos'altro, ma potrebbe richiedere tempo e potrei sempre tirare avanti, come lei ha fatto per 20 anni col suo cancro, cancro che inizio a credere sia lei stessa in persona. Il cancro della mia vita. Che fatica avere soddisfazione da questa figlia che cerca di vivere nonostante il suo impegno a spegnermi.

Adesso sì che non riesco più a leggere e che faccio incubi tutte le notti. Dopo 8 anni di silenzio, difficile da ottenere fuori e dentro di me, avermi per 20 giorni alla sua mercé l'ha fatta sentire potente. Ha rinforzato la sua fiducia nel suo potere di farmi soffrire fino a distruggermi, la mia sfiducia nel potermi salvare, esattamente come il coronavirus può rinforzare la sua carica virale. 

Cosa mi terrà lontana dal male e mi darà il coraggio di salvarmi? Quando tornerò a leggere, facendomi trasportare lontano dall'immaginazione e da nuovi pensieri?
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