14 novembre, 2017

IN SCIOLTEZZA

Infiliamo una strettoia dove si passa a fatica e strisciamo alla ricerca di una via che porti a nuovi vuoti dove proseguire ad esplorare.

Mentre procedo spingendomi con ogni parte del corpo come fa un feto per venire al mondo, l'umido pungente, la roccia dura e dolorosa su cui sono sdraiata rinnovano la loro freddezza ogni metro che avanzo.

E porcaccia la miseria, il cunicolo chiude.

Facciamo una miracolosa inversione di marcia e ripartiamo a strisciare di testa ma che fatica bestia!

Ad un tratto sento un rumore spaventoso, cupo e mi sento rabbrividire. Sembra il rumore provocato da una inondazione. Ma cos'è?

E' la mia pancia: sto per farmela addosso.

Mi concentro, osservo il terreno su cui sto strisciando e vedo che davanti a me c'è un buco. Come una contorsionista mi muovo fino lì, mi sfilo la tuta, mi calo le brache, infilo il culo nel buco e lascio andare! Che liberazione! Per fortuna ho dei fazzolettini.

Come Catherine Zeta Jones in Entrapment schiva i laser, così io schivo la latrina improvvisata e mi rivesto come mi son spogliata. Poi filo via...in scioltezza, lasciando dietro di me, al compagno di avventura, la sfida di passare...con disinvoltura.



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