Questo trattamento immaginario è stato così curato che c'erano persino i bigodini per la piega e, quando nel toglierli qualche capello è rimasto impigliato, i bimbi hanno messo molta attenzione a riattaccarli insieme agli altri! Come spesso succede anche nella realtà, all'inizio l'acqua era troppo fredda, poi troppo calda, infine... giusta! E c'era la schiuma ma soprattutto un bel massaggio alla testa. Un po' di sapone è finito negli occhi ma era di quello che non brucia... anche se lì per lì ha dato proprio fastidio... meglio chiuderli gli occhi allora...
Infine l'ultimo risciacquo... una accurata asciugatura... e dopo ognuno per la sua strada!
Tutto è andato molto bene, l'accordo era ottimo e la soddisfazione tanta!
E' stato messo un prezioso tassellino dell'amicizia: prendersi cura l'uno dell'altro in un gioco simbolico è il prototipo della complicità in generale.
Ovviamente quel tassellino non è bastato ad impedire successivi conflitti ma ha avvicinato molto.
E' importante per uno psicomotricista relazionale avere delle competenze simboliche diversificate e formarsi in continuazione: bisogna essere un po' parrucchieri, un po' idraulici, un po' meccanici, un po' animali... E si va a scuola dai bambini per questo, oltre che lasciare fluire la fantasia liberamente...
Ma, tornando al bambino parrucchiere di prima: dopo il successo del suo lavoro, avrebbe voluto pure lui uno shampoo dall'amico ma sul momento non è riuscito a chiedere e l'altro era troppo emozionato per la delicata attenzione ricevuta ed era partito a festeggiare... così, un leggero malumore si era insinuato nel cuoricino del primo e stava gonfiando e inasprendo un conflitto inizialmente superabile tra i due; viste le circostanze, avendo colto l'origine del nuovo disaccordo e la sua esasperazione in atto, sono intervenuta a sdrammatizzare la tensione, verbalizzando le emozioni in gioco e proponendo io con disinvoltura: 'Forza G., adesso tocca a te, vieni qui che ti faccio uno stampoo!', prima che G. buttasse fuori strada l'amico e gli saltasse addosso per tirargli i capelli. E tutto è rientrato.
Che cosa vi ricorda?
Che quando ci sentiamo trascurati, abbandonati, incompresi nei nostri bisogni, prima soffriamo, poi perdiamo fiducia in noi stessi e negli altri e infine ci arrabbiamo e ce la prendiamo con noi stessi e con gli altri. Sì, perché G. avrebbe potuto fare un tentativo -chiedere all'amico in un modo più appropriato di una aggressione- se avesse avuto un minimo di fiducia in sé stesso e nell'altro... E l'altro era troppo emozionato per essere subito disponibile a fare altrettanto (cosa di cui non è mai neppure troppo sicuro di esserne capace).
Ma dove si impara questa fiducia innanzitutto? Da mamma e papà, il nostro modello per eccellenza. Forza genitori, fate i modelli!
Detto questo, bisognerebbe fare shampoo simbolici a un sacco di gente adulta nervosetta... forse si impedirebbero molti conflitti e se ne risolverebbero alcuni in atto.
Forza psico-parrucchieri di tutto il mondo, offrite shampoo affettivi in giro, potreste essere gli eroi del futuro, i salvatori della democrazia...
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