23 maggio, 2018

VOGLIA DI VARICELLA

Da piccola mi ammalavo sempre. Somatizzavo la mancanza di affettività... solo che, a somatizzare, sono sì sopravvissuta all'abbandono, ma che fatica! Ed ho per giunta rischiato di subire delle modificazioni genetiche per massiccio uso di medicinali combinati, all'epoca mica tanto controllati. 

Cresciuta a pane e antibiotici, nei primi anni di vita ne ho assunti così tanti che ancora oggi ho paura di poter mettere al mondo un OGM!

Inoltre, da bambina, ero così buona che sopportavo ogni sorta di tortura con senso del dovere e rassegnazione, scoprendo molto dopo che avrei potuto evitarmene almeno qualcuna. Come quando a stento non vomitavo ogni volta dopo un certo antibiotico: solo quando fui esausta e mi rifiutai di assumerne ancora, mio nonno, ligio alle prescrizioni ma consapevole della mia buona disponibilità, ha creduto alla mia sofferenza e si è rivolto al medico che gliene ha subito dato un altro che ho poi tollerato molto meglio... 

Insomma, ad essere bisognosi e bravi bambini non sempre si ottengono le giuste attenzioni e spesso ci si rimette pure!

Comunque, sopravvivo miracolosamente ai primi anni di vita e, nei successivi, scampata sistematicamente alle epidemie varie, si fa strada dentro di me la convinzione di aver sviluppato dei superpoteri. Evidentemente ero stata geneticamente modificata dalla massiccia assunzione di chimica combinata e, come un supereroe, passavo illesa attraverso le peggiori pandemie. In fondo c'erano già stati prima di me Superman e Spiderman, con un destino simile...

Infatti, non ho mai preso alcuna malattia esantematica neppure durante i frequenti contagi di massa a scuola e in classe: intorno a me si creava il vuoto, i miei compagni di banco o morosi cadevano sotto i colpi di morbillo, orecchioni, varicella e io rimanevo l'unica sana, insieme a qualche altro precedentemente immunizzato, a dover andare a scuola.

Poi ho cominciato a lavorare con i bambini e lì le convinzioni son divenute certezze: nulla poteva fermarmi! Ma ogni supereroe ha il suo punto debole e sentivo che, scoprirlo, sarebbe stato solo questione di tempo. Nel senso che proprio il passare del tempo portava con sé un rischio: mi sentivo come un orologio dentro -tipo quello di Capitan Uncino- che ticchettava sempre più lento e che, ad un certo momento, ha smesso. Credo sia successo in corrispondenza di un attacco di ipocondria: persa gradualmente la fiducia nell'umanità (scoperta famiglia abbandonica, incontrato datori di lavoro sfruttatori, medici incompetenti, politici corrotti...), ho involontariamente smesso di credere anche nel mio superpotere (assolutamente inutile di fronte a quello sfacelo). 

Ma comunque non succedeva nulla: continuavo a schivare infezioni, pestilenze, endemie.

Però ho cominciato a preoccuparmi: 'E se la prendo adesso? Senza contratto, come faccio?'; e, ancora: 'Ora no, non è il momento', e così via.

Parallelamente ho però sempre molto fantasticato su queste malattie esantematiche e sviluppato una certa curiosità per esse. Tale era la preoccupazione dei miei che potessi prendermene una -me le descrivevano come malattie terribili e la mia fantasia non riusciva ad immaginare di superarle- che, da una parte, le ho sempre temute moltissimo, dall'altra, invece, le avrei volute prendere per mettermi alla prova: una sorta di rito di passaggio, una prova di coraggio... E dopo, così, avrei potuto davvero avere un superpotere: l'immunità reale!

Ma non succedeva niente e ogni anno la solita storia: non mi ammalavo ma lo stesso mi sentivo sempre meno sicura.

Poi un giorno una bimba sparisce per un po' da un mio corso senza destare sospetti.

In quel periodo ero felicemente distratta: finalmente avevo smesso di preoccuparmi delle cose indipendenti dalla mia volontà e su cui non potevo esercitare alcun controllo. La saggezza dell'età che avanza, immagino.

Facevo il mio solito paio di lavori per volta, ero molto stanca e arrivavo la sera a casa distrutta. Un po' di febbre e penso al solito corpo che mi invita a rallentare e vado a dormire. Il giorno dopo vado ad un corso e un pomeriggio, mentre faccio merenda per cercare di tirarmi su, sorprendo una bollicina rossa uscire dal bordo della maglietta! Alzo la maglietta e la scopro in compagnia di tante altre bollicine. 

Non racconto qui l'ennesimo esempio di mala sanità di cui sono stata una vittima all'epoca... Comunque, dopo 11 ore di osservazioni, visite e analisi, qualcuno grida alla varicella.

Ebbene, finalmente avevo la varicella! E, cosa incomprensibile per chiunque, ne ero felice! Stavo per affrontare con fiducia il mio rito di passaggio all'età adulta, tanto a lungo rimandato. E farla, significava superarla per sempre!

Di tutti i sopravvissuti alla varicella che ho incontrato o sentito in quel periodo, tutti mi hanno descritto le pene atroci e le sofferenze insopportabili che avrei sicuramente patito.

Così ho scoperto tre cose: la prima, che nonostante la mancanza di fiducia dei miei genitori sulle mie potenzialità, io sono stata abbastanza forte e coraggiosa da sopportare i colpi della varicella più cattiva che mai perché presa da adulta; la seconda, che ogni esperienza è molto soggettiva; la terza, che ho fiducia nel mio corpo e lo so ascoltare!

Infatti, pur orribilmente deformata, ho tollerato molto bene il prurito, assecondato la stanchezza riposandomi molto e accettato i segni successivi, alcuni identici a quelli degli altri. 

E mi sento più grande e sicura di me stessa adesso e un po' potente perché realmente invulnerabile a qualcosa. Insomma, la malattia esantematica può considerarsi una esperienza utile sotto vari punti di vista e da provare...

Avete un po' voglia di varicella anche voi?

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