10 dicembre, 2020

AGGIORNAMENTI

I tempi cambiano e così anche le favole. Anche se la favola dei tre porcellini può avere ancora il suo senso: una mamma che mette i figli in condizione di emanciparsi e il confronto tra diverse strategie di autoconservazione sono tematiche dall'importanza quanto mai attuale. 

Suonare il flauto e il violino poi sono competenze da non trascurare né tantomeno sottovalutare. Se ci fosse stato un seguito a quell'inizio turbolento dei tre porcellini nel mondo, sarebbe potuto accadere che Tommy, violinista sopraffino, imparata la lezione sulla capacità di sapersi autoconservare, decide di fare qualcosa del proprio dono (suonare il violino), così come Jimmy aveva saputo riconoscere e valorizzare il suo (imprenditore e costruttore edile). E fu così che, perfezionando la sua tecnica e studiando, fu preso dall'orchestra filarmonica di Vienna, una delle filarmoniche più prestigiose e note al mondo. Dopo un decennio, decise di abbandonare la filarmonica suddetta per una meno conservatrice, discriminante e bigotta, scoprendo la passione per l'insegnamento e dedicandosi alla musicoterapia. Chi l'avrebbe mai detto.

Timmy, che suonava il flauto, invece, era un tipo molto sensibile e creativo ma anche molto disorganizzato e confuso. Viveva purtroppo all'ombra dei fratelli già realizzati, un violinista e un costruttore di successo, e non riusciva a credere in sé stesso. Aveva paura del pubblico, quindi difficilmente immaginava di poter intraprendere una carriera come quella di Tommy. E non amava costruire, per quanto fosse un abilissimo carpentiere. Cercava sé stesso nei modelli dei fratelli ma lui era diverso e unico proprio come lo erano gli altri. Non ricevere successo e riconoscimenti plateali lo faceva dubitare ulteriormente di sé. O forse dubitava perché aveva interiorizzato che se non dimostrava subito di essere un genio, forse non valeva la pena perdere tempo con niente, né valeva la pena la sua esistenza. Ma suonare lo rilassava, lo calmava, lo divertiva. Chissenefrega se non ci mangiava! Dopo decenni a cercare la propria strada, sempre al verde e sempre in crisi esistenziale, iniziò una formazione che poi divenne professione: quella dello psicomotricista. Siccome nessuno sapeva cosa fosse, per evitare figuracce, non gli facevano mai troppe domande. E da quel momento poté suonare senza sentirsi un fallito e giocare coi bambini per lavorare. Se non fosse stato per il guadagno scarso, fare lo psicomotricista sarebbe stato persino più appagante che fare il calciatore professionista. Invece l'incertezza per il futuro era cosa assai sfiancante e gli toglieva parte della gioia, sempre preso tra il piacere del lavoro e un certo desiderio di mettere su famiglia.

Jimmy dal canto suo era il figlio retto e rigorosamente giusto, il figlio responsabilizzato fin da subito, l'orgoglio della famiglia, il figlio che non delude e su cui poter sempre contare. Il figlio dotato che, caricato delle amorevoli aspettative di riuscita dei suoi genitori, si realizza nel lavoro mentre il suo matrimonio inevitabilmente naufraga. Ma non per colpa sua: semplicemente quella non era la donna giusta, una che non apprezza la famiglia (che tradotto ai giorni nostri quell'"apprezzare la famiglia" sarebbe stato = annullarsi in essa ma rimanere vitale per compiacere, serva della suocera e del marito e sua cornuta appendice).

La figura del lupo poi non era così tremenda. Andava pur bene un lupo che cerca di mangiare tre porcellini. Qualcuno poi doveva impersonare il male e il lupo si presta bene con quella sua boccaccia. Era poi stato riciclato da altre favole. Ci sta che un attore si specializzi in certi ruoli. Guarda Jack Nicholson!!! Le parti da pazzo serial killer le interpretava senza sforzo. Un successone! Ci sta che il lupo faccia la sua stessa fine. Far paura ha il suo vantaggio. Qualcuno certamente ti ama, magari al di là di uno schermo.

Anche se, ad oggi, il lupo è a rischio di nevrosi e di psicosi, prima ancora che di estinzione, nella favola dei tre porcellini non subisce maltrattamenti gravi e comunque si tratta di finzione. Nella nostra realtà invece, in cui giochiamo a Dio, ora reintroducendo il lupo, osservando se si moltiplica abbastanza, ora abbattendolo perché si è moltiplicato troppo e reintroducendolo ancora, il lupo si sente svilito e strumentalizzato. Soffre di vere e proprie crisi di identità, di depressione. Si sente un po' un cane. Abbiamo calpestato la sua dignità, il suo orgoglio, la sua fierezza. Era meglio quando stava peggio e faceva il cattivo nelle favole. Se potesse scegliere preferirebbe l'estinzione al controllo delle nascite che controllava benissimo da solo. 

Comunque, una versione della favola a cui il vicino dei tre porcellini assiste quotidianamente è questa.

I tre porcellini sono tre fratelli usciti nel mondo già molto incazzati. Tutti e tre abili con le mani, appena fuori di casa erano già pratici ed esperti di muri, attrezzi, macchinari, soldi. Molto giovani, hanno saputo ristrutturare insieme una grande casa in un bel posto per poi litigare di continuo fino a che uno solo di loro ha avuto la meglio facendo fuggire gli altri. Per un po' si è goduto quel paradiso tutto da solo.

Ma ben presto accadde che uno dei due porcellini fuggiti trova un inquilino per il suo appartamento e il porcellino perfido, non sapendo se sarebbe riuscito a farlo fuggire e in quanto tempo, tentò allora di addomesticarlo.

Il nuovo inquilino però, oltre che abilità pratiche come i tre fratelli, aveva qualcosa di diverso da loro. Il porcellino iniziò così a provare una naturale attrazione per questa nuova persona così affabile, attrazione che lo portava a tentare di manipolarlo. Gli si avvicinava sempre con una buona dose di diffidenza, come quella di un cane pastore. Ogni tanto gli scappava di pensare: "Forse di questo qui ci si può persino fidare". Ma erano brevi momenti dopo i quali si sentiva molto stupido. Il più delle volte si aspettava il bastone e così attaccava per primo per meglio difendersi. Insomma, vinceva il solito copione.

Ad ogni modo, il nuovo vicino era un tipo a posto. Il porcellino non poteva dire "in gamba" perché nel confronto naturalmente non si sentiva mai all'altezza di nessuno e preferiva guardare tutti dall'alto in basso, nonostante la sua scarsa statura morale e fisica. "A posto" era un aggettivo neutro e non implicava giudizi troppo qualitativi lasciandolo tranquillo con la sua insicurezza. 

Passarono gli anni e il porcellino scoprì che l'umanità offre cose diverse da quelle poche a cui era abituato. Non facendo poi esperienza del mondo ma vivendo chiuso da sempre in una bolla, non si era mai emotivamente emancipato.

Ad oggi il porcellino è comunque un gran scassacazzo. E' aggressivo, rumoroso e melodrammatico. Conviverci è a tratti faticoso, a tratti un vero inferno. Persino per il suo vicino, una sorta di Dalai Lama nostrano. Ma l'esperienza insegna che l'essere umano è sempre molesto. C'è chi è porcellino e chi il suo vicino. E chi è un po' come il lupo, quello delle magliette dei bambini, o delle targhe dei parchi naturali. Che va bene solo quando è a rischio di estinzione e regolato nella affermazione.

Proprio oggi comunque ho visto passare un lupo. Per davvero. Dalla finestra della cucina! Forse si trovava nella finestra di tolleranza degli umani. O forse è sfuggito alle limitazioni... Al porcellino non l'ho detto. 

Ho capito che, a lui e agli altri fratelli, la sera prima di dormire leggevano la favola originale de I tre porcellini e a seguire quella di Cappuccetto Rosso e altre classiche tristissime con terribili finali. Il loro eroe era il cacciatore perché aveva il fucile. Ecco perché sono così incazzati. Troppe aspettative! Di camminare solo sul sentiero ed essere sempre buoni; di non disubbidire altrimenti muori; di essere prede o cacciatori. Di sparare al male fuori, mentre si sentono male dentro, senza poterlo spiegare.

Passare questa seconda fase della pandemia isolata con i vicini sempre più molesti, cafoni e aggressivi mi sta provando. Spero solo che scrivere mi salvi psichicamente. E che il lupo venga a salvarmi. Almeno so che si aggira dalle mie parti. Come nei film, quando il protagonista cazzuto va a salvare la ragazza strafiga, rapita apposta per catturarlo. In questo momento sono in pigiama con un berretto di maglia in testa e forse mi è un po' cioccata l'ascella... in giro ci sono i cacciatori con i cani, il lupo mi salverà lo stesso?

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Nessun commento: