06 dicembre, 2020

L'UOMO SELVATICO

«È sostanzialmente un comune mortale che vive al di fuori del consesso umano preferendo i luoghi isolati, la montagna, il bosco. A contatto con la natura ha esaltato al massimo le sue caratteristiche fisiche che gli assicurano la vita: forza, robustezza, fiuto eccezionale per inseguire la preda. È timido,
rifugge dal prossimo isolandosi al punto tale da attenuare le sue capacità psichiche fino alla stupidità. Non si lava né si pulisce. Non si rade né si taglia i capelli cosicché questi si fondono raggiungendo le ginocchia. Per questo diventa una figura terrificante esaltata dalla pelle di caprone con cui si ammanta. Un atto gentile lo intenerisce. A volte sente il bisogno di fraternizzare con gli uomini. Allora si ferma insegnando loro
i mestieri della malgazione, della lavorazione dei latticini di
cui è maestro.» [Giuseppe Sebesta]

Pare che un Uomo Selvatico abiti nel bosco intorno al paese dove vivo. Rispetto alla descrizione che ho trovato su Wikipedia di Giuseppe Sebesta, l'Uomo Selvatico nostrano abita sì in un bosco, in una casa isolata, ma insieme ad altre persone. 

Chissà, magari non ha trovato un compromesso migliore...

Fatto sta che questo personaggio mi ha molto incuriosito. Così ho deciso di approfondire.

Dalle notizie che ho potuto raccogliere in paese, egli interagisce sì con altri esseri umani, i vicini, ma con il solo intento di educarli in modo che, pur convivendoci, possa non accorgersi della loro esistenza o, tutt'al più, possano servirgli a qualcosa.

Da alcune testimonianze, sembra che l'Uomo Selvatico continuamente aggredisca, senza ragione umanamente comprensibile, i malcapitati suoi vicini: ora perché hanno steso una maglia umida con una gruccia allo scuro della finestra che si vede dal suo giardino, palesando la propria evidentemente sgradita presenza; ora perché hanno messo alle finestre delle zanzariere con il velcro che a lui però sembrano orrendi stracci; ora perché passano l'aspirapolvere! Pare che in questa circostanza soprattutto, l'Uomo Selvatico faccia le scale a due gradini per volta, fino all'appartamento dei vicini, per attaccarsi al loro campanello e bussare violentemente alla porta, come se la casa stesse andando a fuoco, facendo prendere un colpo a quei poveri disgraziati. Tutto questo poi per dire sputazzando: "Cos'è sto casino? Avete un trattore in casa?". Segno evidente della demenza di cui è afflitto e a cui fa riferimento il folclore sull'Uomo Selvatico. 

L'archetipo locale vuole l'Uomo Selvatico accompagnato e persino riprodotto. Anche se per "errore". Quindi, per essere precisi, in questo caso specifico si ha a che fare con una intera famiglia selvatica. Un caso più unico che raro!

La Donna Selvatica sembra avere caratteristiche simili all'Uomo Selvatico, certamente con sfumature più femminili: si narra sia una donna attenta a salvare le apparenze, intenta a domare il pelo, capace di ricatti morali, portatrice di facciata di cortesia e abile teatrante dalle sceneggiate grandiose. 

Si racconta che, quando la Donna Selvatica è contrariata col marito o la figlia, le sue grida riecheggino per tutta la vallata. Nessuno però ha avuto ad oggi il coraggio di avventurarsi per verificare. Istintivamente i paesani si rinchiudono nelle proprie case e non muovono una paglia.

L'Uomo e la Donna Selvatici, dunque, si somigliano molto. Entrambi, risulta dalle testimonianze, sono psichicamente svantaggiati, pieni di pregiudizi, decisamente malfidati ed estremamente aggressivi. Vivono isolati dal resto del paese e sono abili a far perdere le loro tracce. Certo è che nessuno vorrebbe incontrarli da solo nel bosco. A volte, quando l'Uomo Selvatico è in vena di incontri, attira con del cibo un cane da caccia durante una battuta, costringendo così un cacciatore ad andare a cercarlo nonostante il timore. Inevitabilmente egli incontrerà l'Uomo Selvatico che lo costringerà a conversare a quel suo modo assurdo. Si sa di questi incontri grazie al gestore del bar del paese, attento a raccogliere le testimonianze confuse degli sventurati cacciatori che si ubriacano per dimenticare. 

Della Figlia Selvatica si sa molto poco. Sembra che l'Uomo Selvatico, in un momento di rara confidenza dettata da evidente stato di stupidità amplificato da quello di ebbrezza, abbia confessato ad un pastore, che rientrava tardi dal pascolo per cercare il cane, che fosse stata un incidente! 

Evidentemente, l'Uomo e la Donna Selvatici sono così deprivati psichicamente, da non essere completamente consapevoli della propria sessualità oltre che della propria mostruosità. 

Fatto sta che la nuova creatura, figlia dell'Uomo e della Donna Selvatici, vivendo fin dalla nascita con genitori cotanto deprivati, in un isolamento assolutamente inadeguato allo sviluppo sano di un bambino, ha visto molto precocemente attenuarsi le proprie capacità psichiche, incorrendo anch'essa in uno stato di grave stupidità.

Non si sa se il processo sia reversibile ma è grande il sospetto che non ci sia margine di miglioramento.

Si narra che non ci sia umano ad aver riscontrato nel tempo alcun miglioramento nell'atteggiamento dei Selvatici. Mentre qualcuno dice di aver osservato un costante peggioramento nelle competenze umane e sociali della figlia che, a vent'anni quasi, si racconta passi le giornate a letto, urlando isterica di rabbia per un nonnulla e alzandosi solo per mangiare. Una vera bestia.

Il folclore, in alcune tradizioni, vuole l'Uomo Selvatico un uomo civile e sensibile che si ritira dal mondo perché incompreso e bistrattato; in altre, è descritto come un primitivo, un troglodita.

In questo caso, l'Uomo Selvatico e la sua famiglia possedevano evidentemente capacità psichiche già molto attenuate prima ancora di isolarsi nel bosco.

Diciamo che questo mito dell'Uomo Selvatico in particolare pare aver subito delle contaminazioni con la favola dei tre porcellini, rendendo il folclore locale molto colorito, piuttosto curioso e decisamente unico.

Infatti, si racconta che l'Uomo Selvatico, prima di riuscire ad allontanare i due fratelli con i quali aveva ristrutturato il vecchio casolare in cui attualmente vive, viveva insieme a loro, ognuno in un appartamento secondo le proprie possibilità economiche. L'Uomo Selvatico era il più povero dei tre e gli è toccato l'appartamento più brutto. Ma, oltre che il più povero, era, a detta di tutti, il più stupido e cattivo. Per diversi anni ha fatto una gara a chi fosse più stupido e cattivo con gli altri due fratelli, sapendo di avere grandi possibilità di vincerla. E infatti vinse alla grande! Nel giro di pochi anni, entrambi gli altri due porcellini, quello più ricco con la porzione di casa più grande e quello intermedio, proprietario dell'appartamento sopra quello dello stupido vincitore, sono fuggiti a gambe levate.

Grazie a quello che fino a quel momento era stato soltanto un difetto, grazie dunque all'insuperabile stupidità coltivata con dedizione da tutta la vita, il porcellino povero/Uomo Selvatico aveva finalmente realizzato il suo sogno: il totale isolamento!

Purtroppo però, il porcellino di mezzo riuscì in corner a vendere il suo appartamento ad un forestiero, gettando nuovamente nello sconforto l'Uomo Selvatico che subì un evidente peggioramento nel carattere: da quel momento avrebbe combattuto contro un totale sconosciuto, senza poter contare sull'impoverimento psichico dell'altro, come era stato per i fratelli.

Così il porcellino stupido/Uomo Selvatico si è rimboccato subito le maniche e ha iniziato la sua opera di tormento, alternata ad una sorta di rieducazione del nuovo vicino di casa. Se non riuscirà a cacciarlo, pensa, gli darà un'altra forma!

Quando poi il nuovo vicino si è accompagnato, l'accoglienza della Famiglia Selvatica fu terribile. Pur sperando che la donna fosse solo "una troia di passaggio", racconta un cacciatore testimone di una confidenza, la Famiglia Selvatica tentò disperatamente di accelerare il processo di espulsione in ogni modo.

Invece, non solo dovette accorgersi che forse la troia non era di passaggio, ma notò pure che, aggressione dopo aggressione, neppure si piegava alle sue condizioni.

Dell'Uomo Selvatico si continua a perdere le tracce. Ogni tanto si percepiscono degli echi lontani, molto probabilmente urla isteriche della moglie e della figlia. Si immagina il suo aspetto. Si teme di incontrarlo da soli nel bosco. E ci si chiede come stiano i loro vicini. 

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[Questo racconto è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il prodotto della fantasia dell'autore oppure sono usati in chiave romanzesca. Ogni somiglianza con fatti o luoghi o persone esistenti o esistite è puramente casuale].

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