07 dicembre, 2020

STORIA A BIVI

[Leggi prima: L'Uomo Selvatico]

Il tempo passa e dell'Uomo Selvatico si continua ad avere notizie di fastidi, spaventi e aggressioni. Con un caratteraccio come il suo, si è presto diffuso un generale malcontento tra i paesani: non è più possibile fare una battuta di caccia, andare a raccogliere funghi, asparagi, castagne o semplicemente passeggiare nel bosco, senza temere i suoi agguati, le sue catture, i suoi stupidi discorsi, le sue rimostranze, le sue urla. 

Succede così che i paesani si organizzano per dare all'Uomo Selvatico una lezione. 

Tecnicamente si chiamerebbe reciprocare e, si sa, non è proprio l'ideale. Anzi non fa che alimentare inutilmente il conflitto. Ma tra i paesani non c'è uno psicologo e, se c'è, sta zitto. La psicologia è la seconda causa di esilio da paese dopo l'omosessualità. E il bosco è già occupato.

Tornando all'Uomo Selvatico, forse invitarlo a cena per Natale ed essere amichevoli sarebbe la vera soluzione. Volergli bene e trattarlo con amore. O, semplicemente, essere una testimonianza di affetto e rispetto. Non che non ci si sia provato, ognuno a modo suo! Purtroppo però, l'ottusità e la diffidenza dell'Uomo Selvatico è un grosso limite alle sue relazioni e alla pazienza di chiunque. 

Infatti, quando si convince erroneamente (cosa che sarebbe facilmente dimostrabile se solo ti stesse a sentire e ti desse il beneficio del dubbio) che l'Altro è la causa di un suo problema, non c'è modo di farlo ragionare. Sembra in totale balia della sua allucinazione. Come una furia, ti si para davanti ad un centimetro, paonazzo, balbettante, sputazzante, accecato dalla rabbia. E, fintanto che permane in quella modalità, è totalmente impossibile comunicare con lui. Nel frattempo hai pure il tuo bel da fare a tenere a bada la tua reazione nervosa autonoma. C'è chi ha una finestra di tolleranza ampia e chi scarsetta ma, prima o poi, di fronte all'Uomo Selvatico, a tutti capita di provare la reazione nervosa autonoma. Ad alcuni poi, scatta prima il simpatico (attacco e fuga) con altrettanta crisi di rabbia furibonda e, ad altri, il parasimpatico (congelamento). Fatto sta che entrambe le reazioni sono piuttosto impegnative per l'organismo e, dopo averle sperimentate entrambe più volte in compagnia dell'Uomo Selvatico, in breve tempo protendi per lasciar perdere qualsiasi strategia relazionale e opti per l'evitamento. Cerchi solo di dribblare l'avversario e di rimandare il più in là possibile la prossima occasione di scontro, sperando che passerà in fretta. 

Dopo che ha sfogato, l'Uomo Selvatico se ne va e ti lascia lì, stecchito, con le budella aggrovigliate intorno al collo, prigioniero di un senso di impotenza che ti dà la nausea. 

Certo, capita di provare tenerezza di fronte a quei rari momenti di lucidità di quel poveraccio. E' persino commovente, ad un certo punto, in qualche rara occasione, vederlo capire, osservarlo collocarti nel giusto, nella casella del non colpevole e fare marcia indietro rispetto alla manifestazione palese di un suo inconscio desiderio di distruggerti. (Inconscio perché lui non si accorge proprio di essere aggressivo: per lui assalirti senza lasciarti possibilità di replica e, un minuto dopo, sentirsi a posto è avere un normale confronto). 

Ma sono magre consolazioni. Se sei emotivo, ti ci vogliono giorni per riprenderti dal senso di impotenza provato o dalla rabbia e dal desiderio di fuga castrato. E, in quei giorni, è peggio che essere mestruati. Si è intrattabili, nervosi, si ha paura di tutto, si piange spesso e ci si sente estremamente vulnerabili! Come un animale che, solo, realizza di poter essere braccato in qualunque momento!

Quindi, il desiderio dei paesani è comprensibile anche se sbagliato e potenzialmente pericoloso. Serve davvero dare una lezione all'Uomo Selvatico? Che tipo di lezione poi? 

Cosa gli faranno i paesani?

Finale 1 - Cos'ho dimenticato?

Finale 2 - Fratello Porcello

Finale 3 - Scrivilo te

Finale 4 - Il bambino filosofo

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------[Questo racconto è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il prodotto della fantasia dell'autore oppure sono usati in chiave romanzesca. Ogni somiglianza con fatti o luoghi o persone esistenti o esistite è puramente casuale].

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