08 dicembre, 2020

FINALE 4 - IL BAMBINO FILOSOFO

[Leggi prima: Storia a bivi]

Al parcheggio prima del bosco, i paesani si trovano con tutta la famiglia: uomini, donne, bambini, cani, un gatto al guinzaglio.

E' una manifestazione pacifica. Alcuni non erano proprio d'accordo con questo modo di protestare, infatti avevano scelto di partecipare ad un altro finale. Questi qui sono i rimanenti, quelli più vicini al giovane parroco del paese.

Sono allegri, cantano e, mentre aspettano di partire, allattano seduti sull'erba. Hanno infatti neonati al seguito che di tanto in tanto piangono ma subito vengono cullati da un papà con la fascia, mentre la mamma si incammina con le amiche. 

Camminare certamente calma i più piccini.

Molti ridono, scherzano, sono giovani anche se fuori forma. Poi c'è il sottogruppo di allenatissimi, le tutine! Si sono subito staccati per scaldarsi (sono vestiti leggeri perché sanno che suderanno), per mantenere il ritmo cardiaco ideale, il consumo, l'allenamento... salutano i figli o ne trascinano qualcuno attrezzato proprio come loro. C'è pure il parroco con una mountain bike autocostruita. Nel tempo libero percorre i sentieri di questi luoghi in bici o a piedi ed è stato a casa dell'Uomo Selvatico per benedirla.

In questa piccola comunità di ibridi, un mix tra fricchettoni, libertari, steineriani, no vax e gente senza pretese, c'è un bambino. Si chiama Filippo e ha 8 anni e mezzo. 

A quell'età persino in un paese è ancora concesso ai bambini di essere idealisti e rivoluzionari. Curiosi e intelligenti. Soprattutto ai maschi.

Filippo è un bambino tranquillo ma vitale. Ha le idee chiare su cosa vorrà fare da grande: il ricercatore. Cosa ricercare, lo deciderà dopo aver cercato bene un po' tutte le cose.

Filippo è la speranza dei suoi genitori, di un mondo migliore, e la speranza dei paesani più antichi, che cresca cacciatore e con poche pretese. 

Fatto sta che Filippo ha una idea sua propria rispetto a questa faccenda: chiedere all'Uomo Selvatico perché sia così cattivo.

Il gruppo si trascina su per il bosco: le tutine in testa, il parroco nel mezzo e gli altri spalmati su tutto il sottobosco.

Dopo un tempo indefinito, per alcuni pochissimo, per altri decisamente troppo, il gruppo si compatta davanti ad una casa isolata. Ovviamente era stato rumoroso fino a lì e, anche se all'ultimo aveva ridotto le chiacchiere ad un brusio, ormai l'Uomo Selvatico li aveva sentiti arrivare e li attendeva affacciato alla finestra della cucina.

- "Che volete voi lì?".

Metteva davvero i brividi. Le famiglie si strinsero per sentire meno freddo. L'accoglienza li aveva gelati. Ai più emotivi veniva proprio da piangere.

Filippo allora si fa avanti e, senza argomentare nulla, chiede: "Perché sei cattivo?".

L'Uomo Selvatico non poteva credere alle sue orecchie. Cattivo! Lui! Così sempre nel giusto, così integerrimo. Era visibilmente esterrefatto.

Disse al bambino: "Chi ti ha insegnato l'educazione, eh? Come ti permetti? Cattivo, io. Roba da matti".

Il bambino allora disse: "Non ti ricordi quando sono venuto su per il bosco e ti ho incontrato e tu, invece di accogliere la mia curiosità e offrirmi un po' della tua saggezza, mi hai respinto preoccupato che qualcuno vedendoti con un ragazzino potesse accusarti di essere un pedofilo? Quel giorno avevi il cane, era una delle rarissime passeggiate che gli concedevi ogni qualche anno. E tu mi hai detto di stargli lontano, che non volevi problemi tu, che se il cane mi avesse morso, io ti avrei denunciato per andare a soldi. Perché fanno tutti così. Ma il cane era vecchio e stanco e tanto triste. Non aveva mai morso nessuno, neppure te, figuriamoci se avrebbe morso un bambino che lo accarezzava e gli parlava con affetto. Poi ti ho chiesto un bicchiere d'acqua e tu ti sei arrabbiato e mi hai detto: 'Fila via! Sciò! Non entrerai nella mia casa piccolo indisponente'".

Ecco, quel giorno non avevo capito, ero solo rimasto molto male. Ma poi, a freddo, ci ho pensato e ripensato. Che sei cattivo. Non sapevo perché ma doveva esserti successo qualcosa in un tempo lontano. Magari quando eri bambino come me e quando ancora avevi fiducia. Perché io ce l'ho. Fiducia nei mei genitori, negli amici, nelle persone che incontro. Ovviamente la mamma e il papà mi hanno detto che devo stare attento agli sconosciuti ma attento non significa odiarli, aggredirli e respingerli sempre e comunque, nel dubbio, prima che possano anche solo pensare di avvicinarsi a me. Se fosse così, non avrei mai conosciuto Alberto, il postino che mi ha suggerito di scrivere delle cartoline alla bimba che mi piace tanto, non lo fa nessuno e avrei fatto certamente colpo e adesso alla bimba piaccio anche io. Oppure Paolo, Viola, Valentina, tutte persone della mia età o più grandi che prima non conoscevo e che mi hanno insegnato qualcosa o sono mie amiche e ci vogliamo bene. Così, quando Riccardo ha cambiato casa, non mi sono sentito troppo solo. E, insieme agli altri, sono andato a trovarlo con il papà di Valentina, che non conoscevo ma che è una persona musicale. Suona tanti strumenti e la sera mi insegnerà la chitarra e certo spero che non sia pedofilo ma nel caso scappo via di corsa e porto via pure Valentina. I miei genitori sicuramente le vorrebbero bene. Ma tu sei cattivo, pensi male di tutti, ti isoli per paura che gli altri ti freghino ma ti stai fregando da solo secondo me. Pensaci allora, e quando avrai la risposta puoi venire giù, ho tanti amici che mi proteggono, non potrai farmi del male neanche se lo dicono gli altri. Che poi cosa ti importa cosa dicono gli altri? Non ti sembra che sia un po' come non vivere. Non vivo altrimenti chissà cosa pensano gli altri! Non porto il cane a spasso, non parlo con i bambini, non sono gentile perché tutti possono essere cattivi. E l'unico cattivo però sei tu quando ti comporti così. Ciao, dormi bene".

Nel paese dei mostri selvaggi, Maurice Sendak
L'Uomo Selvatico si era ammutolito. Nel frattempo si erano affacciate alla finestra anche la Donna Selvatica e la figlia. Guardavano Filippo con una smorfia tipo quella sulla faccia delle sorellastre di Cenerentola. Esatto: la Donna Selvatica sembrava proprio la matrigna di Cenerentola e la Figlia Selvatica una sorellastra! Erano brutte perché avevano sul viso sempre un'espressione piena di livore. Chissà come sarebbero state se avessero sorriso sinceramente, si chiedeva Filippo mentre le fissava ricercando la bellezza che crede si trovi in tutte le persone.

Stufa di quei dolci occhi puntati sul suo brutto muso, la Figlia Selvatica gridò isterica: "Vai via stupido ragazzino! Come ti permetti di parlare così a mio padre! Vai via, via, hai capito!!!".

Allora il parroco salutò la Famiglia Selvatica con un augurio: "Speriamo di vedervi presto in paese e di condividere un po' di gioia insieme a voi a Natale. Quest'anno la parrocchia ha in programma tante iniziative per grandi e piccini. Veniteci a trovare. Abbiamo bisogno di nuove energie". 

Scettici, i tre Selvatici grugnirono disillusi. "Vorrà certamente dei soldi", pensarono tutti e tre contemporaneamente come se in tre condividessero un unico cervello.

Il parroco, non ricevendo segnali di vita, si rivolse allora ai suoi fedeli: "Cari tutti, è stata una bella passeggiata, Filippo è stato molto in gamba, adesso possiamo tornare a casa e in parrocchia prima che il freddo ci intorpidisca. In parrocchia, per chi vuole, ci aspetta una minestra, potremo scaldarci al fuoco e parlare di questa avventura. 

Tutti insieme si incamminarono verso la valle, con nel cuore un rinnovato sentimento di amore.

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------[Questo racconto è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il prodotto della fantasia dell'autore oppure sono usati in chiave romanzesca. Ogni somiglianza con fatti o luoghi o persone esistenti o esistite è puramente casuale].

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