30 gennaio, 2018

RIFLESSIONE SERIA SERIA

Tre giorni fa era il 27 gennaio, giorno della memoria: 
27 GENNAIO 1945, LIBERAZIONE DA PARTE DELL'ARMATA ROSSA DEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI AUSCHWITZ. 

Oggi è il 30 gennaio 2018 e sento il bisogno di scrivere alcune riflessioni sull'andamento attuale delle cose. Un'occhiata di insieme seria seria e preoccupata.

Tra non molti anni i superstiti dei campi di concentramento non potranno più allenare la memoria collettiva con la loro testimonianza attiva nelle scuole, nelle famiglie, nel mondo; visto l'andazzo, si potrebbe pure correre il rischio che qualche politico, abituato a banalizzare con battutacce qualsiasi cosa e a far ciò che vuole, decida -perché no- di banalizzare pure certe ricorrenze e, con esse, l'abitudine a ragionare, ad esempio, sull'orrore di cui l'uomo è capace. Anche se farà sempre comodo sedersi in prima fila a far presenza in quelle occasioni pur di prendere voti alle elezioni. Tanto ormai ad alcuni è concessa qualsiasi puttanata, qualsiasi affermazione, qualsiasi manovra...tutto ciò mi ricorda qualcosa...

Sono stati uomini 'istruiti e beneducati' -evidentemente, nel modo sbagliato se in così tanti e in tutta Europa hanno aderito al delirio di un singolo pazzo e malato- ad organizzare un genocidio. Occorre dunque riflettere bene sul nostro stile educativo e sulle conseguenze che potrebbe avere sul futuro dell'umanità.

Evidentemente, l'educazione impartita dai nostri antenati alla generazione che è stata capace di pensare e sostenere un regime come quello nazi-fascista aveva qualcosa di sbagliato se ha formato degli individui avvezzi alle prevaricazioni, ai soprusi, ai maltrattamenti, agli abusi, alle torture, all'omicidio, ai regimi oppressivi. Agli esperimenti su uomini, donne e bambini. Riflettiamo da dove arriviamo e stiamo attenti a dire sbadatamente che era meglio una volta! Cosa, dove, quando?

E riflettiamo su quello che stiamo facendo oggi. Perché non basta non maltrattare fisicamente i bambini e costruirgli dei mobili alla loro altezza per crescere degli individui consapevoli e capaci di rispettare sé stessi e gli altri. Bisogna amarli questi bambini. Bisogna mettersi in discussione, capire se si sbaglia e rimediare. Bisogna educarli. Fare da solido, capace, contenitore affettivo in cui essi possano esprimersi, trovare comprensione e giusto limite.

L'educazione non sta andando tanto bene. Lo dicono gli esperti ma basta leggere le notizie. Prima i bambini soffrivano di prevaricazioni fisiche e psicologiche; vivevano oppressi dai genitori e dagli adulti in generale e, una volta cresciuti, hanno fatto una guerra mondiale e un genocidio, mossi, per lo più, da rabbie proiettive; oggi non hanno confini, limiti, neppure quelli necessari per crescere. Sono tenuti in palmo di mano e l'intero equilibrio famigliare dipende dal loro umore. I bambini si scoprono onnipotenti in casa e in loro vige il principio del piacere ben oltre l'età in cui è giusto assecondarlo: tutto, subito e senza compromessi. E troppo spesso lo ottengono, purtroppo, in casa, dai propri genitori. Fuori fanno un po' più fatica...ma i genitori, in passato schierati assurdamente con i maestri cattivi contro i figli, oggi, al contrario, si schierano ciecamente coi figli 'cattivi' contro l'educatore che pone un limite ai loro eccessi. E non stiamo parlando di maltrattamenti ma di educazione.

Che mondo e che società creeranno, che relazioni vivranno questi futuri adulti? Che guerra si inventeranno? Tutti contro tutti?

La difficoltà nell'educare è un fenomeno molto diffuso, non c'è da vergognarsi, ma da preoccuparsi, sì. 

Stiamo crescendo individui confusi, inconsapevoli, in difficoltà nelle relazioni. Sempre di più i bambini sono 'difficili, ingestibili', fondamentalmente, diciamolo, a causa di una educazione piena di lacune. 

I bambini di oggi soffrono la mancanza dei confini affettivi necessari per crescere. Siamo passati da confini troppo rigidi a mancanza di confini. Sempre più bambini sono aggressivi o, all'opposto, inibiti e fragili oppure prepotenti, incapaci di stare alle regole minime di convivenza, incapaci di stare seduti o di muoversi o fermarsi al momento opportuno, confusi, incapaci di affidarsi perché fondamentalmente non possono affidarsi ai propri genitori che sono molli, fragili, a loro volta incapaci di aiutarli; questi genitori non lo fanno apposta: hanno coraggiosamente preso le distanze dai modelli passati disfunzionali ma sono un po' confusi sul da farsi e non sanno offrire una alternativa adeguata oberati come sono di preoccupazioni e aspettative del mondo sempre più faticoso e stressante del lavoro. Ma desiderano una nuova pedagogia, fosse anche solo per disperazione. Oggi giocano con i figli, li osservano e, in parte, li ascoltano; e creano spazi Montessoriani in casa come a scuola ma -errore-, spaventati e insicuri nel proprio ruolo, chiedono ai figli cosa devono fare! Chiedono ai figli cosa devono fare?! E si disperano persino se questi non rispondono: Ma come, a me nessuno chiedeva cosa volessi, io che te lo chiedo ho indietro risposte contraddittorie, capricci e scenate che interpreto come mancanza di riconoscimento...

Ebbene sì, oggi gli adulti chiedono ai bambini cosa devono fare. Prima gli adulti non chiedevano nulla ai figli, impartivano le loro regole e guai a metterle in discussione; oggi gli adulti chiedono tutto ai bambini, anche come fare a fare i genitori. Ma poi non li ascoltano! Perché ovviamente un bambino di 15 mesi non è che ti fa un discorso, ma comunica, parla con le emozioni e pare che questi adulti di oggi non sappiano interpretarle poi tanto bene.

Così ci ritroviamo branchi interi di bambini di 4-5 anni isterici e aggressivi perché sofferenti: non capiscono le regole degli adulti. E ci ritroviamo sempre più genitori che accusano gli educatori di non saperli gestire. Uno scarica barile dietro l'altro. Una cosa non è cambiata molto: la capacità di ascolto e di autoanalisi. E' evidente che continua a dettare legge il senso di colpa.

Qualcosa non sta funzionando. I ruoli bambino/adulto dovrebbero essere ben distinti. Invece c'è confusione e si fa fatica a capirne la ragione a causa del senso di colpa che non vogliamo proprio affrontare. 

E per fortuna che ad oggi è possibile accedere a qualche servizio utile in questo senso. Una volta c'era solo rassegnazione e docilità come antidoto ai problemi e i manicomi o gli psicofarmaci per chi non si adattava. Oggi abbiamo delle valide alternative come la psicomotricità relazionale, convegni, corsi, informazione, letteratura, psicoterapeuti familiari. Pscioterapeuti. Andateci santo cielo. Fatevi aiutare. A traumatizzare non ci vuole poi molto ma a venire fuori dai traumi ci vuole tanto tantissimo tempo. Tutta questa intelligenza ci rende fragili se non siamo consapevoli. Insomma cominciate a prendere consapevolezza della vostra storia, di chi siete, dei vostri problemi, dei vostri copioni famigliari e crescete, oltre a preoccuparvi di soddisfare le aspettative inconsce di qualcun altro e a farvi pilotare dai bisogni primari insoddisfatti. E' un investimento ma vale la pena. Altrimenti non si va molto lontano...a parte fisicamente con un aereo a riprendere fiato.

Gente, informatevi su come fare i genitori se è vostro figlio di pochi anni a decidere quando e cosa mangiare, a che ora andare a dormire e se dormire, dove dormire, se a 4 anni vi prende a parole, se picchia in continuazione tutti, se è ingestibile. Se la vita familiare è un incubo. Qualcosa non va. Ma si può rimediare! Abbandoniamo il senso di colpa per sostituirlo con senso di responsabilità! 

Il divorzio ha liberato solo in parte l'uomo. La liberazione si completa con un lavoro interiore.

E non rimpiangiamo la famiglia di una volta, per carità. Il padre padrone e la madre sacrificio, lasciamoli nella loro tomba. Han fatto abbastanza danni. Realizziamo un nuovo modello. Diverso da quello attuale, però, del papi e della madre narcisista.

Innanzitutto prendiamo consapevolezza dei nostri errori. Perché ne stiamo facendo un bel po'.

'Ho sbagliato?!'. Sì. Lo scopro, lo accetto e faccio meglio. Punto. Si procede per prove ed errori, è normale, ma è necessario ammettere di sbagliare, accettarlo e adoperarsi per fare meglio. Non si può fare come gli struzzi. E magari pensare che sia colpa di quel figlio...

Certo, noi siamo intrisi della cultura della sofferenza e della colpa. Di chi è la colpa? Se non è tua o sua è mia. E sei cattivo se hai la colpa. Questo è il ragionamento inconscio che continua a lavorare dentro di noi e contro di noi e il cambiamento.

Sbagliare è umano, perseverare è diabolico! E non andatevi a confessare solo dal parroco, riconoscetelo di fronte a voi stessi innanzitutto e di fronte ai vostri figli e vedrete che risultato! La mamma ha sbagliato, sai. Ti chiede scusa. Era nervosa e ti ha risposto male. Ha ragione di riprenderti per il tuo capriccio ma non doveva urlare così forte. Non è colpa tua se ha perso il controllo. E' normale quello che fai come è normale che la mamma ti dica di no quando esageri. L'eccesso di rabbia è stata la troppa stanchezza. Ti voglio bene ma questa cosa non puoi farla. E poi correggete il tiro per la volta successiva se alla precedente siete usciti dal seminato!!! Ma smettetela di concedere tutto per poi perdere il controllo quando questa cosa vi si ritorce contro e vi accorgete che avete innescato una reazione a catena. State calmi e cambiate metodo.

Vi siete chiesti dove stiamo andando? 

Chi ha avuto nonni, genitori che hanno fatto un sacco di sacrifici per la famiglia spesso si ritrova a condannarli per la loro vita assurda che mai ripeterebbero e ad inseguire il piacere come massima aspirazione del vivere. Fanno del piacere individuale e continuo il proprio credo. 

Poteva starci dopo generazioni di sacrifici ma adesso troviamo l'equilibrio tra responsabilità e puro godimento individuale di eterni adolescenti. Siamo fatti per vivere con gli altri, eppure, nonostante il tempo passi, la convivenza non sembra migliorare. Magari abbiamo imparato a prenderci il piacere fisico ma non possiamo fissarci solo su quello. Altrimenti viviamo la vita a compartimenti. Se non riusciamo a costruire relazioni profonde, solide, serene, ci stiamo perdendo qualcosa. Sicuramente è qualcosa che richiede impegno ma ne vale la pena. Dobbiamo trovare un'altra strada, in cui avvenga un passaggio sereno all'adultità che non è solo responsabilità ma anche profonda condivisione e tante belle cose. Nel passaggio dobbiamo riappropriarci poi della differenza di ruoli e responsabilità tra adulti e bambini, bisogna diventare adulti capaci di mettere i confini affettivi necessari per crescere figli sereni. 

Osservando i bambini di oggi, mi viene in mente un libro che ho letto su una principessa araba e il trattamento che i maschi suoi fratelli subiscono: essi vengono cresciuti nel nome dell'onnipotenza e imparano a costruire solo relazioni di sfruttamento e convenienza. Apparentemente si sentono gratificati e, per mantenere l'illusione della gratificazione, perseverano nell'errore. Non essere amati per ciò che si è, ad ogni modo, li frustra e la frustrazione alimenta, in un circolo vizioso, il loro desiderio di prevaricazione. Non sanno chiedere e ottenere niente in altro modo. A loro tutto è dovuto e possono decidere della vita degli altri. Ma non hanno compagni di vita con cui condividere emozioni profonde e tenere, solo schiavi e servi del proprio piacere, da sottomettere per sentirsi grandi. Ecco, non vedo molta differenza con certi bambini occidentali 'qualunque', nel senso, non figli di sultani o principi, che sono autorizzati a comandare a bacchetta i genitori, che si vedono assecondare fino all'inverosimile e che poi feriscono gravemente altri bambini solo perché questi non facevano quello che loro volevano, o per semplice noia. 

Altra riflessione: ci indigniamo per ciò che ci sembra brutto degli altri ma diverso dal brutto nostro quando siamo pieni delle stesse schifezze, solo camuffate. Non abbiamo la schiavitù solo perché non la sappiamo riconoscere nella sua veste occidentale. Ci servono gli schiavi degli altri per indignarci e gli altri ci servono per dirottare su qualcuno diverso da noi il disprezzo che abbiamo per noi stessi e che non possiamo sopportare di affrontare. Maledetta colpa.

Riflettiamo gente, riflettiamo.

In vent'anni di lavoro ci sono psicomotricisti relazionali che hanno riscontrato che è sempre più faticoso riuscire a fare gruppi di bambini di sola educazione e prevenzione perché sempre di più arrivano bambini in difficoltà che non sanno stare con gli altri senza aggredirli o senza richiedere l'intervento costante dell'adulto per qualsiasi cosa e tramite trasgressioni e aggressioni.

In gruppi di bambini di 5 anni è possibile vedere i primi germogli del bullismo: il leader incapace di stare in relazione trova un gregario con problema simile da cui sentirsi riconosciuto e che riconosce e insieme buttano a terra e prendono a calci uno più piccolo o fragile solo perché invidiosi della capacità di questo di giocare normalmente con i coetanei.

Ma genitori, ma cosa state facendo? 

Il bullismo non è un virus. Non c'è un vaccino contro il bullismo. Non potete vaccinarvi né vaccinare i vostri figli, neppure in questo periodo di delirio vaccinale. Dovete fare qualcosa per impedirlo: prevenire con una buona educazione.

Adesso, così sembra che i genitori siano la causa dei problemi dei figli...Basta pensare che quando si fa terapia, i traumi importanti vengono quasi tutti dalla famiglia. 

Forse allora è per questo che in pochi hanno il coraggio di andare dallo psicoterapeuta. Sia perché scoprirebbero quanto i propri genitori hanno sbagliato, sia perché lo sbaglio è vissuto molto male per educazione, sia perché potrebbero scoprire di fare anche loro male ai propri figli.

Allora non se ne esce?

Mah, non se ne esce finché non si fa qualcosa per cambiare. Se ci si rimbocca le maniche e si lavora bene, allora poi le cose si aggiustano.

Il modello siete voi! Poi potete pensare che sia la scuola ad educare...ma non è così. Adoperatevi per cambiare. 

I politici, la società, il governo sono fatti di persone, di quelle persone che crescono nelle nostre famiglie educate da noi. Tutto è collegato. Se siamo governati da un 'imbecille' dipende da noi, non dall'imbecille...se non in parte se questo è mafioso, ovviamente. Se siamo rappresentati da un opportunista, egoista, narcisista, temo che si possa tranquillamente realizzare che forse così siamo noi nell'insieme. Poi qualcuno un po' meglio c'è, come c'è sempre stato. Persone capaci di amare e rispettarsi e rispettare gli altri. Bisogna invertire la tendenza però. A cominciare da casa propria.

Buon lavoro a tutti.

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