01 gennaio, 2018

LA DONNA DI FIORI COPERTA DI ROVI

Disegno di Mariana Ruiz Johnson
In pochi giorni di infelice convivenza occasionale si possono capire davvero molte cose. 

La sua facile irritabilità, la sua inesauribile e incontenibile rabbia proiettiva, i suoi modi sempre nervosi, le sue risposte caustiche, maltrattanti, il suo dito sempre puntato sugli altri, unici responsabili di ogni suo disagio, la sua mancanza di considerazione dei sentimenti, delle emozioni e dei bisogni altrui sono stati una dura palestra per me. 

Adesso però ho capito che cosa c'è di così familiare in lei: è come mia madre! Impossibile da soddisfare, a momenti mi tratta come una pezza da piedi e poi, come se niente fosse, fa la premurosa. Neppure un 'mi dispiace'. Si convince facilmente da sola che qualsiasi disagio provocato sia un problema interno dell'altro, di come l'altro la percepisce in maniera distorta...perché lei non fa proprio niente di male. Sono gli altri il problema. Il problema è negli occhi degli altri che non la capiscono. Certo, non fa una piega. Un circolo vizioso protettivo e isolante dalla realtà come una cella frigorifera!

Poi un giorno di quelli raggiunge l'apice dello spiacevole e dell'aggressivo come aveva già fatto tempo addietro, ragione per la quale mi ero allontanata da lei già una volta in passato per proteggermi da questi attacchi gratuiti, senza però nel frattempo imparare a difendermene. Ma stavolta è diverso perché imparo qualcosa di lei e di me. Per sopravvivere al meglio la osservo e mi accorgo che talvolta sembra anche lottare un po' con sé stessa per trattenersi...non fosse altro che ha visto che poi molti si allontanano invece di rimanere a farsi spolpare o ad offrire contenimento affettivo come una madre...ci sono volte poi che se solo quel cane rabbioso che ha dentro la legittimasse ancora un po', aggredirebbe pure fisicamente. Mica per altro, quanto per fare capire a questi incompetenti che ha davanti le attenzioni dovute di cui ha bisogno. Chi ha di fronte è tenuto a sintonizzarsi su di lei, al cento per cento, altrimenti lei ti vede come un idiota ipocrita e incoerente che non capisce niente. Lei invece sì che è così coerente nella propria di mostruosità. Quel giorno fatidico mi aggredisce verbalmente: la sua rabbia proiettiva la carica, la incoraggia e la sostiene in questo e le fa sembrare tutto perfettamente legittimo e normale. Già tanto che non mi assale.

Certo che così il punto di non ritorno non deve essere lontano. E' come se tutte le esperienze fatte fino ad oggi l'avessero semplicemente trattenuta dal venire risucchiata via. Perché a volte sembra che nulla possa contenere l'espansione di quel groviglio di rovi di rabbia. Man mano che percorre quell'inghiottitoio verso il non ritorno, dietro di lei un groviglio di rovi ostruisce, nasconde, chiude il passaggio. E ogni volta è più difficile tornare indietro. Ogni volta si ferisce di più per farlo, ferendo pure gli altri per aggrapparsi e aiutarsi. E per sopportare il dolore rafforza la sua convinzione che siano gli altri i responsabili di tutto quello, si convince che non la riguarda la sofferenza che infligge, che sia un problema degli altri se si lasciano ferire da lei. E scivola, ancora un po', un po' più giù...a tratti viene trattenuta quasi per caso da un cespuglio di rovi e sanguina ma non sembra neppure accorgersene tanto è traboccante di rabbia. 

Quando poi la crisi passa, le spine mollano un poco la presa e lei risale leggermente la china, torna dagli altri come se niente fosse successo; come se, data la sua attuale ritrovata ben disposizione -che velocemente diventa opportunistica- unita ad una esibita dolcezza esasperata, le fossero naturalmente dovuti attenzione, disponibilità, interesse, molto interesse per lei, per lei, per lei. Ma appena la frustri in questa sua posizione egocentrica di falsa disponibilità che nasconde un grande bisogno di ricevere, immediatamente torna nervosa e irritabile. Questo nervosismo praticamente costante e la facile irritabilità sono segnali ancora abbastanza in controllo e meno visibili all'esterno della rabbia vera e propria e logorano solo chi la conosce bene e sa cosa sta per succedere...sono gli ultimi segnali per cercare di trattenere gli altri ancora, nonostante tutto ciò che ha fatto, per piegarli, con una certa condiscendenza indotta, ai suoi bisogni, così prepotenti e urgenti. Questi segnali difficilmente sfuggono alle sue vittime prescelte, che sono generalmente molto emotive e sensibili: a seguito di queste sollecitazioni, vibrano le loro antenne delle emozioni predisponendoli alla condizione di farsi depredare. Ci vuole allenamento per impedire tutto questo, per sottrarsi senza venire lacerati poiché, se non stai attento, vieni discretamente agganciato e avvolto dalle spine dei rovi che rivestono questa donna vestita di fiori.

Ma chi crede che siano gli altri, degli stupidi burattini nelle sue mani forse?

Comunque grazie a questa ultima centrifuga, strapazzata e lacerata, mi sono chiarita le idee rispetto a ciò che non desidero cercare più ed ho affinato i miei dispositivi di autoprotezione.

Non c'è ragione al mondo, né affetto profondo che possa legittimare l'esporsi, il farsi investire e consumare da questa alternanza impazzita di rabbia violenta, improvvisa e gratuita seguita da falsa calma, che le serve per correggere il tiro e migliorare la presa mentre l'altro erroneamente pensa di poter tirare il fiato. 

E non c'è rabbia proiettiva che possa legittimare nessuno a fare del male agli altri, fisicamente, emotivamente o moralmente. Non rendersene neppure conto significa aver perso, almeno temporaneamente, il contatto con la realtà. Se far soffrire gli altri non fa provare dispiacere, senso di inadeguatezza e desiderio di porre rimedio ai propri errori...se fare male agli altri anzi produce un qual certo sollievo, allora c'è qualcosa che non va in chi fa tutto ciò!!! E le persone che subiscono devono imparare a sottrarsi da questi comportamenti e a difendersi da queste persone. Devono capire cosa li rende prescelti e cosa sia possibile fare per evitarlo.

Adesso so che mi sono sottoposta a questa schifezza perché abituata a farlo fin da piccola con mia madre che mi ha tormentata, logorata e maltrattata, impedendomi così di costruire una sana capacità di autoprotezione dagli sconfinamenti eccessivi degli altri.

L'incontro con questa donna apparentemente vestita di fiori che nella sostanza nasconde dolorose spine mi ha fatto soffrire ma mi ha pure insegnato molto.

Mi dispiace amica mia che tu non ti renda conto e che tu non riesca a tenere potati a sufficienza quei rovi che ti nascono da dentro; so bene che non è facile, che richiede un lavoro continuo potarli perché ricrescono alla svelta appena ti distrai un attimo. Lo so che devi stare attenta a non sradicarli del tutto, perché in parte sono te e ti appartengono ed estirparli sarebbe impossibile senza rischiare di menomarti o di ucciderti. Ma potarli si può e si deve!!! Per non fare più troppo male a te stessa e agli altri. E l'incapacità di difendersi degli altri non ti deve giustificare ad approfittarti di loro. Perché questo approfittarti nutre le tue orribili spine e ti avvelena. Quando sarai coperta definitivamente, nessuno potrà più raggiungerti, neppure volendolo. Neppure tua madre potrà niente senza ferirsi a morte e rischiando di bruciare te per sempre.

Stai attenta amica mia a ciò che fai, a quanto dolore provochi perché questo ti torna immediatamente indietro come solitudine, tristezza, veleno di rabbia e nutre solo la tua parte brutta soffocando quella bella.

Mi dispiace se sei arrabbiata, se sei infelice, se sei invidiosa o se soffri. Io però non ci sto più a farmi trattare così da te. Perché adesso so di non meritarlo. E proprio non condivido quel disprezzo ostinato che provi per gli altri. Non ti ho mai sentita dire una volta: ho sbagliato, mi dispiace aver trattato male gli altri, di aver frainteso, di essere stata così caparbiamente proiettiva, di aver offeso o fatto male. Ma forse non te ne rendi già più conto? 

Io ti sono vicina ma a distanza di sicurezza e mi avvicinerò di più solo se abbasserai quelle terribili spine e farai emergere i fiori che hai dentro, quei piccoli, tenaci, coraggiosi bulbi di crochi che custodisci nella tua tenerezza profonda. 

Ti abbraccio con una tuta anti graffio e ti auguro un 2018 pieno di fiori, nella speranza, un giorno, di poter giocare di nuovo insieme, senza farsi male.


Disegno di Mariana Ruiz Johnson


Un'altra possibilità


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