05 settembre, 2017

PAESINI E SOLUZIONI PITTORESCHE

Ho abitato per tre anni in un pittoresco paesino arroccato su una collina sopra il mare.
Se non ti porti sul groppone la frustrazione di vivere lassù da generazioni, allora devi guadagnarti il diritto di appartenenza alla comunità con una lunga penitenza.
Evidentemente, le scomodità, gli spazi angusti, l’obbligo alla chiesa cattolica e i pettegolezzi a cui ti costringono l’eccessivo isolamento dal resto del mondo e la convivenza forzata fino a tre generazioni in quelle che sembrano più torri scale per le esercitazioni dei pompieri che luoghi per vivere, generano psicotici e nevrotici.
Così, ad esempio, dal giorno del mio arrivo, ogni volta che parcheggiavo in un posto libero da divieti visibili trovavo un biglietto con minacce di ritorsioni.
Casa mia non dava sulla strada principale ma in un viottolo pedonale. Se fai la spesa la logica vorrebbe che ti avvicinassi il più possibile fin dove puoi, scaricassi al volo la roba e solo dopo andassi a parcheggiare. Ma neppure quello potevo fare.
Ho ottenuto rispetto quando, dopo mesi di paziente attesa, sono riuscita a collezionare sufficienti biglietti minatori coi quali ricoprire interamente la mia macchina parcheggiata dove cazzo dicevo io, restituendo loro così un pittoresco affresco della propria meschinità.

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