20 settembre, 2017

TEMI DIFFICILI ALLE ELEMENTARI:

3) IL TUO CANE.

Io non ho un cane però. Così mi dicono di immaginare come mi comporterei se ne avessi uno.

Andando a ripescare nella memoria, ricordo che c'è stato un cane* nella mia famiglia che era morto quando avevo 6 anni. Era una bestia terrificante: taglia piccola dall'aspetto sgraziato, denti aguzzi, un incrocio inquietante dalla voce stridula o rauca a seconda di quanto intensamente la esercitasse e con i nervi sempre tesi. Abbaiava continuamente e frequentemente nelle mie orecchie. Ringhiava il resto del tempo.

Ho una foto con lui in cui tengo una manina sulla sua schiena per volontà estetica del fotografo, mio nonno, lui è girato verso di me e ricordo perfettamente il messaggio nel suo sguardo: 'tienila un secondo di più e te la stacco'.

Durante il tema, ricordo che ho ripensato a Bobo e a quanto le nostre interazioni fossero limitate: lascia stare il cane! Perciò nessuno dei due interagiva più di tanto con l'altro, lui dall'alto della sua intoccabilità e io dal basso della mia paura. Accompagnavo semplicemente il nonno nelle quotidiane passeggiate per fargli fare i bisogni cosicché nel frattempo 'passeggiavano' anche me. Onestamente non trovavo molto emozionante avere un cane poiché il tutto si riduceva a guardarlo pisciare spavaldo ogni dieci passi o vederlo cagare con quell'espressione da vulnerabile bastardo che aveva solo in quei momenti. Al mangiare poi pensava mia nonna che cucinava anche per lui e anche solo allungargli la ciotola per me era motivo d'ansia. Poi ognuno andava nella sua cuccia.

Attacco il tema: se avessi un cane mio...ci giocherei moltissimo e poi andrei fuori col nonno quando lo porta a fare la passeggiata e guarderei mia nonna mentre gli prepara da mangiare pronta a portagli la pappa.

La maestra sgomenta mi chiama alla lavagna.

'Ma questo non è il tuo cane (stupida!). Questo è il cane dei tuoi nonni (ma dove vivi tu, disgraziata, eh?!)!'. E comincia una filippica su come ci si dovrebbe comportare con un cane, tutte le responsabilità che comporta, che non è solo un divertimento, che IO dovrei dargli da mangiare, IO dovrei portarlo fuori, raccogliere la sua cacca, ecc.

E io replico: 'Ma io sono una bambina e a me non mi fanno uscire da sola o cucinare, come faccio ad occuparmi di lui? Io vorrei giocarci con il mio cane. Ecco. Tanto non me lo prendono, abbiamo sofferto troppo quando è morto quello vecchio'.**

Ma non importa. La maestra, che non amava i bambini viste le urla continue e le umiliazioni a cui li sottoponeva di frequente, evidentemente sapeva tutto di come prendersi cura di un cane e ci teneva a formare nello specifico dei bravi padroni del domani più di quanto non tenesse allo sviluppo globale di noi come persone. 

'Rifare!', strilla l'arpia.***

*[Il cane era di mia madre che lo aveva sbolognato ai miei nonni così come ha poi fatto anche con me].

**[Quante informazioni sulla vita di un bambino, in poche parole, a volerle ascoltare].

***[Io ho sofferto troppo nel vedere soffrire i miei nonni e nell'immaginare gli occhi di Bobo colmi di lucida consapevolezza della morte imminente, mista a dolore, pena e gratitudine, descritta come solo i vecchi sanno fare con dovizia di particolari e lacrime dopo che lo hanno portato a far sopprimere perché ormai paralizzato dai dolori. In casa mia non erano in grado di preoccuparsi delle emozioni di un bambino. Se esposti precocemente a certe immagini di sofferenza, quelle poi faranno parte di noi per sempre. Non avevo certo bisogno di venire sensibilizzata da quella scema colma di livore].

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