05 settembre, 2017

PERVERSIONE DI COMMERCIANTE

Fino a non molto tempo fa, nella mia città i negozi erano ancora a conduzione famigliare ma quasi nessuno dei commercianti di seconda o terza generazione voleva fare quel mestiere. Lo si capiva dal livello di acidità misurabile ad occhio nudo che faceva appassire la vitalità di chiunque transitasse nel loro spazio vitale.
Onora il padre e la madre…e vai in negozio!
Questi, poveretti di vitalità ma decisamente ricchi, drogati di odio represso, psicofarmaci, tabacco, bingo e alcol eseguivano e si rifacevano sulle commesse.
I soldi i loro vecchi li avevano fatti in tempi di vacche grasse e con molta malizia raddoppiando tranquillamente il patrimonio con il giochetto dell’euro. Avidi e longevi, speravano che i figli triplicassero, nel sogno utopico un giorno di scolpire in oro massiccio il loro nome e il loro status che fino a quel momento sembrava placcato tutto sommato di fresco.
La vecchia che si teneva stretta alla cassa e che incoraggiava i militari ad intrattenersi alla chiusura per provarci con noi, un giorno va in sciolta e riduce l’orribile cesso dedicato a noi commesse come quello di trainspotting. La loro perversione fu quella di obbligare a pulire quella di noi più ricattabile, senza guanti.

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